Intel Summit 2016

Riva (Intel): il cloud al centro delle strategie IoT dell’azienda

È il Country Manager di nuova nomina, Maurizio Riva, a presentare il nuovo corso di Intel, tra digital photonics, innovazione in chiave “open”, tanta IoT e supporto al cloud 2.0. Lo fa a clienti, stampa e partner riuniti a Milano in occasione dell’edizione 2016 di Intel Summit. Sul palco anche i partner storici, come Microsoft, e quelli locali, come Aruba, SECO e Texa

Pubblicato il 06 Dic 2016

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È l’abbinata di cloud più IoT il vero motore della digital transformation. Sono, infatti, questi i due pilastri, sui quali Intel intende puntare in futuro per convogliare gli sforzi in materia di innovazione (soprattutto “open”), sviluppo prodotti e rafforzamento delle partnership. Una strategia intrapresa da alcuni mesi che ha già iniziato a dare i primi frutti e che è stata riaffermata qualche giorno fa in occasione di Intel Summit, l’evento di incontro con clienti, partner e giornalisti organizzato dalla casa californiana a Milano.
«Il 40% delle aziende italiane considera disruptive o molto grande la scala dell’impatto della digital transformation sul proprio business nei prossimi 12 mesi – ha esordito Fabio Rizzotto, Senior Research and Consulting Director di IDC, chiamato a parlare sul palco della kermesse – ed entro il 2020 il 50% delle Global 2000 vedrà la propria attività dipendere dalla capacità di sapere creare prodotti, servizi, modelli di business ed esperienze digitally enhanced, quindi amplificate dalle tecnologie digitali».

Ma quali sono i driver della digital transformation in Italia? È lo stesso Rizzotto a rispondere: la necessità di far crescere il business, seguita dalla ricerca di una maggior agilità ed efficienza e dall’obbligo di migliorare la customer experience. E su quali pilastri si basa questo nuovo corso dell’IT? «I Big Data, la mobility e i social, ma soprattutto il cloud», ha proseguito Rizzotto. Una nuvola nuova, però, una nuvola 2.0, ovvero quegli agglomerati che i più noti analisti chiamano “mega cloud”, composti da diverse decine e centinaia di nuvole che coesistono all’interno dello stesso data center o della stessa organizzazione.

I mega cloud saranno la spina dorsale della “nuova ondata” di IoT. «L’evoluzione dell’Internet delle cose può essere idealmente schematizzata in tre fasi – spiega Maurizio Riva, da poche settimane Country Manager di Intel Italia -. All’inizio gli oggetti sono semplicemente connessi. In un secondo momento, ed è la fase che stiamo vivendo ora, sono anche intelligenti. Nei prossimi mesi, però, assisteremo alla terza fase, quella degli oggetti autonomi». Il machine learning e i dati che gli oggetti autonomi generano richiedono una potenza elaborativa senza precedenti per poter essere gestiti. Questo spiana la strada a nuove modalità di sourcing IT che privilegiano la coesistenza, la coabitazione di diverse decine di nuvole, addirittura, in alcuni casi, centinaia di cloud all’interno della stessa organizzazione, per fornire una miriade di servizi in tempo reale, connettendo tra loro migliaia o, addirittura, milioni di device smart.

«Il traffico nei data center raddoppia ogni 12 mesi e l’approccio tradizionale all’aggiornamento IT di questi grandi centri computazionali non è più sostenibile. A queste nuove necessità bisogna rispondere con nuove tecnologie. In questa direzione vanno, per esempio, i nostri prodotti di digital photonics, che permettono di portare la velocità di trasmissione della luce all’interno del silicio per connettere i data center a 100G (Gpbs, Gigabit al secondo – ndr) in un sistema misto ottico-elettronico che permetterà di eliminare i principali colli di bottiglia dei grandi CED, specie se geograficamente distribuiti». Il data center è, quindi, il cuore pulsante di questa nuova realtà e quello dei mega cloud è, secondo Riva, un trend non solo accennato ma già imboccato. «Dall’IoT al cloud – ha chiarito il manager –, si crea un circolo virtuoso di crescita. Al centro i dati, gli oggetti e le persone, connessi da legami peer-to-peer che abilitano una trasformazione incentrata sulla ricerca di un’intelligenza pervasiva. Un’intelligenza che va supportata nel modo giusto. Ecco perché un anno e mezzo fa abbiamo presentato Intel Cloud For All, la soluzione Intel che permette di facilitare il deployment di multicloud e megacloud attraverso una duplice strategia che prevede il supporto agli ambienti di rete software defined, da un lato, e quello degli open standard, e di OpenStack in particolare, dall’altro».

Anche le affettatrici diventano smart

Ma tutto questo Intel non lo fa da sola. Intel Summit è stata, infatti, l’occasione per confermare la valenza di alcune partnership strategiche in ambito cloud e IoT, come quelle siglate con Aruba e Microsoft, o quelle che legano la casa californiana ad alcune realtà italiane particolarmente dinamiche e innovative. Aziende come SECO, società aretina che fornisce tecnologie “open hardware embedded”. I suoi vertici hanno presentato la piattaforma di innovazione open UDOO, con la quale SECO intende chiamare a raccolta la comunità degli sviluppatori che operano nel campo del medicale, nei comparti smart home, smart energy e retail (soprattutto con applicazioni di digital signage).

Sul palco dell’evento anche la trevigiana Texa, che produce black box e sistemi di diagnostica “on board” per le auto connesse. Insomma, l’obiettivo chiaro per Riva e di accrescere la community di partner che sostengono l’infrastruttura Intel appositamente pensata per le applicazioni IoT, che fa perno sulla gamma di moduli hardware Intel Edison. Quest’ultima è una vera e propria piattaforma a basso costo, un mini PC racchiuso in un fattore forma particolarmente compatto, delle dimensioni di una card SD, che fa della miniaturizzazione spinta e dei bassissimi consumi i suoi punti di forza. L’obiettivo sono i wearable e, più in generale, gli oggetti connessi e smart. Un IoT che entra, quindi, con prepotenza nel quotidiano e sfrutta Big Data e insight per migliorare l’operatività day by day delle aziende. Come ha citato a più riprese Roberto Andreoli, Director of Cloud & Enterprise Business Group di Microsoft, parlando delle “affettatrici smart” dell’italiana Minerva. Affettatrici connesse e intelligenti, che sfruttando algoritmi matematici di stima dell’usura dei pezzi e dei tempi di picco e di morbida all’interno del salumificio per prevenire i malfunzionamenti.

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