Rotta sul cloud: la visione di Dell

Fabrizio Garrone, Solutions Manager della società, spiega strategie e soluzioni per aiutare le aziende nel percorso di cloud transformation, rendendo i sistemi informativi scalabili e flessibili. Due le metodologie proposte: virtualizzazione delle infrastrutture esistenti e ri(scrittura) delle applicazioni affinché siano nativamente orientate al cloud.

Pubblicato il 16 Mag 2014

In un mercato competitivo dove contano velocità di risposta e capacità di cogliere nuovi modelli di business, i sistemi informativi aziendali devono evolvere verso più alti livelli di agilità. La strategia di Dell in ambito cloud spinge in questa direzione, come spiega Fabrizio Garrone, Solutions Manager della società: “Bisogna cambiare approccio: l’It deve sviluppare un atteggiamento proattivo e non più solo reattivo alle esigenze di business. Per quanto lungimirante, il Cio non riesce ad avere più una vista sul lungo periodo, quindi l'infrastruttura deve essere sufficientemente flessibile e modulare per soddisfare dinamicamente le necessità in divenire”. Da qui deriva la vision del vendor in tre pillar, con un’architettura It che deve essere: open, ovvero basata su standard; capable, cioé con capacità di calcolo, storage e rete ottimizzati sulla base delle contingenze; affordable, in linea con i vincoli di budget aziendali.

Fabrizio Garrone, Solutions Manager di Dell

Un approccio che vede nel cloud l’abilitatore di rinnovata scalabilità e flessibilità, attraverso un percorso a step ben definiti: “Innanzitutto, bisogna partire dalla standardizzazione dell’infrastruttura ed ecco perché è sempre preferibile il ricorso a soluzioni non proprietarie (è la strada scelta da Dell per i suoi sistemi, basati solo su tecnologie standard); si procede quindi attraverso la razionalizzazione dei sistemi operativi e delle applicazioni per arrivare al terzo step, ovvero la virtualizzazione, che, separando la componente software dall’infrastruttura fisica sottostante, massimizza la libertà di scelta tra risorse da mantenere in-house e quelle da destinare in esterno. Il passo successivo è l’automazione dei processi di gestione dell’infrastruttura, che consente di raggiungere, anche all’interno di un ambiente privato, gli stessi vantaggi di flessibilità e scalabilità tipici di un cloud pubblico. Il gradino successivo e più alto è rappresentato dal cloud ibrido, per cui alcune applicazioni vengono fruite attraverso la nuvola pubblica, mentre altre rimangono nei sistemi aziendali”.

Secondo Dell, esistono due metodologie per definire un percorso di cloud transformation: una di tipo evolutivo, attraverso la virtualizzazione delle infrastrutture esistenti, e una più rivoluzionaria attraverso la (ri)scrittura delle applicazioni perché siano nativamente orientate al cloud (un modello che, secondo Garrone, prevede un effort iniziale maggiore, ma che permette i ritorni più significativi, indirizzato alle aziende più mature dal punto di vista It e che utilizzano un numero consistente di applicazioni proprietarie).

“Qualunque sia la roadmap più adatta all’azienda, Dell – specifica Garrone – è in grado di offrire supporto a 360 gradi dal punto di vista architetturale e applicativo, anche attraverso tecnologie innovative: Boomi, per esempio, è una soluzione che permette l’integrazione tra applicativi on premise ed as-a-service; Multi-Cloud Manager, invece, consente la governance centralizzata di ecosistemi cloud multipli da un’unica console, semplificando l’amministrazione di ambienti eterogenei e l’implementazione delle policy aziendali; Cloud-in-a-box, infine, è un’appliance dedicata a Pmi e branch office che racchiude tutte le componenti di calcolo, storage, rete e applicazioni tipiche di un private cloud in un’unica soluzione, in grado anche di interfacciarsi con ambienti di cloud pubblico”.

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