Cloud Computing e Pmi, in Italia e all’estero

Il cloud rappresenta un’opportunità per le Pmi, ma se l’utilizzo dell’infrastruttura It as a service (IaaS) inizia ad essere percepitO dalle realtà italiane, per quanto riguarda le applicazioni fruite in modalità di servizio (SaaS), invece, “siamo ancora ai primi passi”: Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, traccia un quadro della diffusione del cloud nelle piccole e medie imprese italiane

Pubblicato il 05 Ott 2011

p8-capitani

In Italia il tema del “cloud computing” è all’attenzione della maggior parte delle aziende sempre più attente a considerare strategie e politiche di sourcing finalizzate a contenere i costi e a migliorare il loro posizionamento competitivo, soprattutto in un’arena dove time to market e flessibilità ricoprono un’importanza sempre crescente. Questo interesse ai servizi “on the Cloud” è particolarmente accentuato nelle aziende di dimensione piccola e media.
Il motivo è semplice: il cloud pubblico ha come target elettivo le Pmi dato che i benefici ottenibili dall’utilizzo delle soluzioni cloud sono notevoli, in termini di flessibilità e di riduzione dei costi, sia per gli investimenti iniziali, sia per la gestione e la manutenzione delle soluzioni stesse.
Ed in effetti le indagini in corso evidenziano un interesse da parte delle Pmi di tutto il mondo: come illustra la figura 1, una quota pari a poco meno del 20% delle Pmi (i valori in realtà si riducono per le piccolissime imprese) pensa, già oggi, di adottare, nei prossimi anni soluzioni di virtualizzazione o cloud.

Figura 1 – Le tecnologie che le PMI adotteranno nei prossimi anni
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Pmi italiane: per il momento ci si concentra sullo IasS
Il dato appare realistico e significativo. Se infatti il 20% delle piccole e medie aziende adottasse una qualsivoglia forma di cloud computing, il mercato, così come è da supporre, diventerebbe realmente interessante.
Al momento attuale, però, sono ancora pochi i casi di successo e, laddove presenti, sono tendenzialmente indirizzati verso servizi di elaborazione, networking, storage e virtualizzazione, offerti e fruibili tramite Web e riconducibili a una modalità di servizio con impronta infrastrutturale, definita “Infrastructure-as-a-service (IaaS)”. Questo perché lo IaaS è la naturale evoluzione dell’acquisto di risorse It infrastrutturali.
In Italia il mercato delle soluzioni “cloud IaaS” conta diversi player di riferimento e stanno facendo capolino anche gli operatori indipendenti, cioè società che mettono a disposizione la piattaforma di erogazione a It supplier, Var e system integrator. Per essi il modello di offerta cloud è una buona occasione per intercettare nuovi clienti in ambito Pmi, realtà finora non raggiunte con le offerte attuali di servizi di outsourcing. Un esempio è quello dei servizi di Backup Online per desktop e notebook aziendali nelle Pmi, che in passato raramente effettuavano da remoto backup dei dati contenuti: il servizio può oggi offrire una formula conveniente ed efficace che si sposa con esigenze emergenti di mobilità e telelavoro.
In particolare sono i Telco ad offrire servizi infrastrutturali di Cloud computing: in pratica tutti gli operatori nazionali stanno promuovendo e potenziando le loro piattaforme.

Il SaaS molto diffuso tra le Pmi all’estero
Per quanto riguarda invece le soluzioni pubbliche di Software-as-a-service (SaaS) ovvero le applicazioni costruite appositamente per essere offerte ed erogate tramite Internet, con un modello one-to-many e un “pricing” basato sull’utilizzo effettivo, siamo ancora ai primi passi.
Sicuramente la domanda è condizionata dalla scarsa conoscenza di tali soluzioni e dal persistere di pregiudizi e della percezione di scarsa sicurezza dei dati. Queste criticità sono tipiche di ogni fase innovativa e nel tempo sono sempre state superate; nelle inerzie delle Pmi italiane c’è qualche cosa di più importante e strutturale a frenarne l’adozione.
Infatti all’estero il SaaS è già una realtà anche presso le Pmi: più tipologie di operatori (incluse alcune banche) si rivolgono alle Pmi con un’offerta Cloud; la competition è molto elevata sugli applicativi orizzontali mentre c’è ancora poca focalizzazione sui processi verticali.
A livello internazionale i processi informatizzati delle Pmi sono principalmente di tipo orizzontale (80%) e, in misura minore, verticale (20%); se analizziamo la realtà italiana troviamo una situazione più omogenea con il 50% di processi orizzontali e il 50% di processi verticali specifici per mercato/industry. E questa è probabilmente la differenza chiave: rispetto ad altri paesi, la realtà delle Pmi italiane è caratterizzata da un alto livello di personalizzazione delle applicazioni, processo iniziato per le aziende più dinamiche oltre venti anni fa con un proficuo e costante rapporto di collaborazione con le cosiddette “terze parti”. In questa collaborazione l’inesistenza di Sla dichiarati era compensata dalla vicinanza, anche fisica, del partner e alla sua “provata” fedeltà nel tempo.
Non va ignorato che queste partnership hanno costruito il successo dei principali grandi player dell’Ict nazionale rendendo possibile una informatizzazione anche presso aziende fortemente “individualistiche” come le Pmi italiane.
Il Cloud Computing nella sua accezione corrente è utile in particolare per chi deve ripensare i propri sistemi in un’ottica maggiormente flessibile e meno”legacy”. Il tutto in un processo in cui l’offerta di servizi Cloud sta maturando e sta migliorando i propri cataloghi dei servizi, siano essi infrastrutturali, di piattaforma o applicativi.

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