ROMA – Qual è la strategia cloud computing 2011 di Ibm? Un felice connubio di pervasività e semplicità nello stabilire un modello di riferimento comune per le aziende: pertinente il modello di delivery alle varie dimensioni aziendali; esaustiva la gamma di servizi cloud disponibili ai livelli infrastrutturale, di piattaforma, applicativo e per processi; credibile la mappa dei percorsi di adozione offerti alle aziende a seconda della situazione di partenza; chiara la separazione di ruoli fra provider e utilizzatore o integratore. Il “framework di riferimento per il cloud” di Big Blue è stato illustrato nel corso di una tavola rotonda per executive, svoltasi a Roma nello scorso dicembre, in collaborazione con Idc.
Il messaggio forte viene da Daniele Berardi, Vp di Global Technology Service (foto a sinistra), Ibm Italia, che ha ricordato gli investimenti Ibm nel cloud: una R&d di 400 milioni di dollari già ad agosto 2008; i centri cloud in varie parti del mondo realizzati o pianificati; una strategia che oltre ai cloud privati dei grandi clienti, punta su cloud pubblici, attraverso i partner e con soluzioni di collaboration, di computing e di desktop management, per le aziende medie e piccole (fino ai 30-40 dipendenti).
Il cloud computing, sottolinea Nicola Mennuni, Services and Cloud Marketing Leader e referente dell’evento romano, è strategico come opportunità di trasformare i costi It da Capex a Opex, e ridurre gli stessi Opex, ma anzitutto la relazione azienda – tecnologia (dall’uso di capacità tecnologica passiva, al consumo di servizio-valore). I risultati, misurabili per il business, generano trasparenza e nuove opportunità.
E quali sono – è ancora opportuno chiarire – le differenze del cloud rispetto all’outsourcing, uno degli ambiti in tema servizi nei quali Ibm ha un ruolo di primo piano? “Rispetto all’outsourcing, il cloud si posiziona come stadio evolutivo finale introducendo un ampio ventaglio di flessibilità progressive”, dice Mariano Ammirabile, Services Cloud Sales leader
(foto a destra), che ha presentato una carrellata di soluzioni, modelli di servizio e It Governance. In ambito cloud pubblico, aggiunge Ammirabile, “Ibm offre in Internet un preventivo anonimo e gratuito del noleggio di un data center ‘on Ibm cloud’: basta specificare quanti server occorrono per Web, applicazioni e dati, la memoria necessaria, gli accessi statici per la governance”. Per la sicurezza nel cloud, Ibm raccomanda un perimetro difensivo non più fisico, ma logico, attorno alla macchina virtuale e l’accesso al dato sensibile ristretto alle sole richieste autenticate.
Per quanto riguarda lo sviluppo applicativo, il cloud permette l’approvvigionamento dinamico centralizzato di tool e applicazioni, rilasciati come servizi standardizzati, che vengono richiesti sulla base delle necessità e in quest’ambito Ibm può basarsi sulla piattaforma Rational; inoltre per applicazioni condivise “on premise” e cloud, Ibm ha acquisito Cast Iron, che ne permette integrazione e manutenzione evolutiva producendo l’eseguibile appropriato all’ambiente target.
L’offerta, infine, si concretizza in Italia con il supporto del Laboratorio Tivoli di Roma che opera in differenti aree per abilitare la realizzazione di cloud pubblici e privati (vedi ZeroUno, dicembre 2010).