SAN FRANCISCO – Pur nella consapevolezza che la strada è ancora lunga, che i workload aziendali sono tuttora per il 5% in ambienti cloud e che il resto avviene invece ancora su sistemi on premise, è ormai certo che il cloud rappresenti, già oggi, per le aziende, ma ancora più in futuro, la via diretta per l’innovazione digitale dei propri modelli di business. Un’innovazione più veloce, più sicura e forse anche più economica.
Who's Who
Larry Ellison
Certo l’arena dei player che potranno giocarsi la partita nei confronti delle aziende che avranno sempre più bisogno di disegnare correttamente, rispetto ai propri business, ambienti IT ibridi cloud-on premise, va restringendosi. Fanno paura i “pure cloud” Amazon e Google, così come anche Microsoft, che si è ritagliata una credibilità (e soluzioni) importante nell’erogazione di servizi cloud con la propria piattaforma Azure. Oracle vuole giocarsi la partita, con la determinazione che ha da sempre contraddistinto l’azienda di Larry Ellison (e il suo fondatore).
All’Openworld di San Francisco, il tradizionale appuntamento Oracle, in cui, davanti a circa 60 mila persone nel giro di una settimana la società, attraverso key note e 2400 sessioni rende noti i propri annunci primari a partner, clienti, analisti e stampa, nella classica keynote di apertura, domenica pomeriggio, Ellison ha riversato sulla platea la solita messe di annunci. Tutti in un’unica direzione: quella di poter fruire in cloud ogni tipo di servizio: applicazioni, infrastrutture, piattaforme di middleware e di sviluppo, database, analytics, servizi cloud di integrazione di applicazioni cloud to cloud e cloud to on premise, con design visuali di orchestrazione realizzabili in pochi minuti, un marketplace di servizi di integrazione da acquistare sempre on demand, ambienti di sviluppo in cloud e ancora tanto altro finalizzato a facilitare la coesistenza tra ambienti on premise e cloud attraverso strumenti di gestione e di orchestrazione evoluti. Obiettivo: sviluppare quegli ambienti ibridi che consentano, in relazione alle diverse esigenze di business, di spostare workload con rapidità ed efficacia (vi ricordate l’anno scorso lo slogan Oracle “Push the button” – schiaccia il bottone e sei in cloud?) – avanti e indietro dal cloud pubblico a quello privato, ai sistemi on premise.
Di tutto ciò parleremo nei prossimi giorni, nel dettaglio tecnologico dei singoli annunci. Ma la strategia di comunicazione di Ellison è stata chiara: far percepire, attraverso la grande mole di nuove soluzioni, la decisa trasformazione Oracle verso il cloud, ormai cominciata già da 3-4 anni ma che ha oggi raggiunto oltre l’80% del portfolio di offerta applicativa, middleware e infrastrutturale della società. Se c’è un attore – questo il messaggio esplicito di Ellison – che può rivestire il ruolo di accompagnatore delle imprese verso la costruzione di ambienti ibridi on premise-cloud mission critical, quello è Oracle.
“Oggi abbiamo sul mercato – ha detto Ellison, Executive Chairman and Chief Technology Officer – una situazione frammentata: nel Saas gli attori che consideriamo sono Workday (società fondata nel 2005 da Aneel Bhusri e Dave Duffield, quest’ultimo fondatore di Peoplesoft, con l’obiettivo di fornire applicazioni Hr e Finance in cloud) Salesforce, non SAP. Nel Paas, per noi c’è Amazon e Microsoft, non IBM; nello Iaas c’è ancora Amazon ma non IBM o Emc. Noi, invece, siamo gli unici a poter competere nel cloud su tutti i fronti, garantendo su tutta la gamma di offerta di servizi i costi più bassi di acquisizione, faul tolerance, performance elevatissime su data base, middleware e analytics, una base di tecnologie standard, la facilità di movimentazione applicativa tra on premise e cloud e infine la garanzia che questa attività avvenga in piena sicurezza”. Avviso ai competitor del mercato Cloud: Oracle c’è.