Il cloud computing è solo una forma di outsourcing IT a basso costo? Se siete un top manager e la pensate così, in pochi anni potreste portare la vostra azienda al fallimento. Lo sostengono i guru del management John Hagel e John Seely Brown, oggi entrambi chairman del 'Deloitte Center for the Edge', nel recente report 'Cloud Computing, Storms on the Horizon' che prefigura scenari di traformazione radicali nelle imprese sia utenti, sia vendor, grazie al cloud: “Invece di fissarsi su come il cloud può fare, con meno costi e più scalabilità, quello che l'IT fa già – scrivono Hagel e Seely Brown -, ogni organizzazione deve pensare a come il cloud può soddisfare esigenze di business finora trascurate, rivoluzionando l'industria IT e magari anche il suo settore”.
Il report inizia definendo il cloud computing e le tre attuali forme d'offerta Infrastructure-as-a-Service (IaaS), Platform-as-a-Service (PaaS) e Software-as-a-Service (SaaS): “Al momento la visione del cloud come outsourcing IT a basso costo prevale perché moltissime organizzazioni hanno infrastrutture e parchi applicativi IT in casa. Ma un complesso mix di esigenze di business non soddisfatte, evoluzione delle tecnologie cloud e specializzazione dei vendor su singoli strati di tali tecnologie, provocherà quattro tipi di discontinuità con impatti sempre più ampi (vedi fig. 1): la prima vede emergere nuovi modelli di erogazione delle tecnologie, la seconda una nuova architettura IT, mentre la terza ristrutturerà l'intero settore IT e la quarta molti altri settori”.
Figura 1 – I quattro tipi di discontinuità derivanti dall'applicazione di tecnologie cloud
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La prima discontinuità è già in atto: il grosso dei primi progetti cloud, spiegano Hagel e Seely Brown, avviene nelle start-up, prive di infrastrutture pregresse ma con forte bisogno di risorse IT. Già a fine 2009 moltissime di loro usavano i servizi IaaS e le applicazioni disponibili sulle tre piattaforme cloud principali: Amazon, Google App Engine e Salesforce.com.
Sul versante dell'offerta questa fase vede protagonisti Amazon e Google, che sfruttano così in modo ottimale i data center che già avevano, e operatori che offrono SaaS tramite strutture proprie, come Salesforce e Microsoft. Dal tradizionale licensing si passa al pay-per-use, con pesanti impatti nelle aree vendite, marketing e supporto. Nel parco clienti degli hardware vendor sale il peso dei grandi fornitori IaaS e scende quello delle aziende singole mentre anche il canale è rivoluzionato dal cloud: emergono nuovi operatori abili nell'aggregare servizi cloud e fare da interlocutori unici per le aziende utenti. Questa prima fase comunque ha avuto impatti modesti perché le opzioni sono inadeguate per moltissime aziende con grandi infrastrutture IT interne.
Il secondo livello di discontinuità vedrà l'emergere di una nuova architettura IT per soddisfare le esigenze di un nuovo tipo di operatori sempre più diffusi in settori come manufacturing e fashion, che coordinano (orchestrator) reti dinamiche di partner diversi per tipo e collocazione geografica.
Questa nuova architettura comunque abiliterà servizi cloud che come vedremo saranno molto utili non solo agli orchestrator, ma anche a moltissime altre organizzazioni. Essa si baserà su nuovo approccio detto 'outside-in' per distinguerlo dall'approccio attuale 'inside-out', poco adatto a gestire transazioni tra tanti attori diversi. I 4 pilastri delle architetture outside-in sono la capacità di connettere un insieme di attori molto diversi; una piattaforma 'federata' che permette ai singoli attori di fissare le proprie policy e regole di business; la gestione dinamica di transazioni 'long-lived', composte da molti singoli servizi; e una grandissima capacità di gestire imprevisti (event management).
La terza 'ondata' di discontinuità s'abbatterà sull'intero settore IT. I cloud vendor infatti grazie alle nuove architetture potranno rivolgersi non solo a singoli segmenti come prima, ma a tutte le organizzazioni utenti: le offerte cloud saranno più affidabili, sicure e convenienti della gestione interna, con funzionalità prima non disponibili. Saranno strutturate in 'pacchetti di servizi' (service grid, vedi fig. 2) focalizzati su specifici livelli dello stack d'offerta cloud, con livelli di servizio garantiti (storage e banda minimi per rispettare certi SLA, compliance di privacy o trasparenza contabile, ecc.) e avanzate capacità di gestione dei conflitti tra regole e policy.
Figura 2 – Pacchetti di servizi
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Ciò comporterà una profonda ristrutturazione dell'offerta di cloud computing in cinque layer (vedi la definizione 'I cinque strati cloud del futuro'): IaaS, ePaaS, SaaS, aPaaS e BaaS.
Questo cambierà radicalmente tutta l'industria IT, dato che un forte presidio dei comparti IaaS, ePaaS ed aPaaS assicurerà il controllo su interi settori. Nuovi leader emergeranno o stanno già emergendo (“Google e Amazon si stanno muovendo bene nello IaaS, Microsoft e Hp nell'ePaaS”), mentre quelli attuali che resteranno fermi sull'offerta di soluzioni on-premise saranno confinati in nicchie sempre più ristrette.
La quarta ondata sarà la più potente, perché sconvolgerà le strutture di molti settori non IT, nei quali operatori nuovi costruiranno offerte abilitate dai servizi cloud che daranno loro vantaggi competitivi tali da minacciare i leader di mercato. Un esempio citato da Hagel e Seely Brown è la Sanità, in cui la forte domanda di gruppi di utenti avanzati, come i malati cronici e gli appassionati di wellness, promuoverà la diffusione capillare della gestione informatica dei dati sanitari e in generale di 'pacchetti' di servizi cloud specifici conformi alle norme del settore, aperti alla collaborazione tra medici, ospedali, centri diagnostici, assicurazioni e pazienti. Altri settori rivoluzionati dal cloud saranno servizi finanziari, media ed energia.
La conclusione quindi è ovvia: con queste quattro ondate di discontinuità, il cloud computing provocherà cambiamenti molto più radicali di quanto si pensi. E creerà opportunità di forti vantaggi competitivi sia nel settore IT che in molti altri: “Raccomandiamo caldamente a tutte le aziende di cominciare subito a fare progetti cloud, per fare esperienza e preparare le fondamenta di questi vantaggi competitivi”, concludono Hagel e Seely Brown.
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