NEW ORLEANS – Il colossale Ernst Morial Convention Centre, situato dove il Mississippi incomincia a fare l’ansa su cui è affacciato il Quartiere Francese di New Orleans, si popola per una settimana, in occasione dell’evento annuale TechEd, di 10.500 fra clienti, partner e personale Microsoft. C’era anche ZeroUno. È stata un’esperienza di full immersion fra gli addetti ai lavori che si incrociavano, a volte con migrazioni massicce, tra Appuntamenti della Conferenza, Eventi della Comunità Microsoft o Sessioni di Certificazione, Programmi per Partner Certificati, Aree espositive, Centri di formazione. Tante le novità di rilievo in casa Microsoft, che ha puntato a offrire un mosaico aggiornato da tante tessere di significativi progressi funzionali nei suoi prodotti di punta, da Windows 7 ad Azure, da Bing al Microsoft Communication Server, riferibili principalmente a Cloud Computing, ma anche a Unified Communication e a Business Intelligence resi come servizi Cloud.
Dynamic It, il precursore del Cloud Computing
Al popolo dello sviluppo e dei professionisti It, Bob Muglia, President Server and Tool Business di Microsoft ha ricordato che “con la transizione al cloud computing siamo di fronte a un It di nuova generazione. E a una trasformazione di prima grandezza dell’intera industria: in estrema sintesi il cloud realizza un sistema di servizi standard, sulla base dei quali il dipartimento It può produrre servizi al business, e/o a complemento dei quali può concentrarsi a produrne altri, con cui puntare a differenziarsi”. Con un ripensamento dei ruoli degli attori in campo, nessuno escluso, è il messaggio nemmeno troppo subliminale.
Ma il manager ha precisato subito che la transizione è un percorso temporale, fatto di progettualità, esecuzione e delivery per tutti, Microsoft, partner e clienti. A partire da Microsoft che ha “cominciato a pensarci” nel 2003 con lo sforzo di concepire il Dynamic It già “abilitato al servizio, focalizzato sull’utente, orientato al processo, unificato e virtualizzato”. Un esempio di Dynamic It disponibile oggi? L’aggiornamento continuo di applicazioni in produzione. Assistiamo a una demo di come VisualStudio 2010 e Microsoft System Centre collaborano in un ambiente virtualizzato a fronte di un problema applicativo (bug) in una macchina virtuale: con VisualStudio 2010 si individua il bug, per esempio grazie a una “IntelliTrace” che registra tutti i passi, “come in un filmato ripercorribile a ritroso nel tempo”; si applica la correzione e la si testa con il Testing Centre sempre di VisualStudio 2010, un vero e proprio “lab virtualization test environment” che simula l’ambiente produttivo (replicandolo da Microsoft System Centre in collaborazione con Hyper-V); la Virtual Machine con l’applicazione corretta e testata è quindi passata a Microsoft System Centre che, dotato di un motore di orchestrazione (Opalis, ambiente Windows ma estendibile a Unix e Linux), ne assicura il “push” in produzione con automatico load balancing. Diventa insomma routine il processo di aggiornamento in produzione o di manutenzione evolutiva parallela alla produzione. E nel beta di Service pack 1 per Windows Server 2008 R2 e Windows 7, disponibile in queste settimane, tra i nuovi strumenti di virtualizzazione c’è Dynamic Memory che consente di controllare e aggiustare la memoria senza sacrificare le performance, e aiuta gli utenti Windows Server 2008 R2 a prepararsi per il cloud computing.
L’innovazione nei server per il cloud
Il cloud è pur sempre un insieme di server. Ma lavora in modo innovativo, dice Bob Muglia: “Rivoluziona i tre modelli sia hardware (il Data Center è popolato di hardware in grandi quantità standard, a costi più bassi), sia applicativo (imperativi la costante disponibilità di applicazioni, la scalabilità delle risorse e il time to market vincente), sia operativo (rilascio e governo di applicazioni con modalità speciali in un ambiente in cui potenzialmente sono coinvolti centinaia o migliaia di server). Centrale, in ogni caso, la capacità di approvvigionamento e scalabilità di servizi, in tempo reale, realizzati su hardware cloud condiviso: così il dipartimento It ne potrà fruire in self service, con l’effetto di accelerare la velocità e abbattere il costo del servizio It percepito dal business”.
Una demo mostra la libreria di Virtual Machine Manager, popolata di vari oggetti: Virtual Hard Disk (immagine di sistema operativo virtualizzato), Application Virtualization Package (immagine di applicazione virtualizzata), e infine Data Tier Application e Web Tier Application, descrizioni delle risorse utilizzate. In sostanza, grazie alla virtualizzazione nei server del cloud, si realizza una separazione degli stati fra i vari componenti, che consente poi di combinarli dinamicamente e dispiegarli, con semplici manovre di drag and drop nel Virtual Machine Manager. E nella scala voluta: per ogni componente applicativa, database e Web si specifica un minimo e un massimo desiderati per lo “scale-out” che stabilisce l’elasticità richiesta al cloud in termini di risorse per una data Virtual Machine (per esempio un minimo di 3 Applicazioni Web per motivi di continuità operativa, e un massimo di 10 consentito dal budget).
Abilitare “la” piattaforma di Cloud Computing
Lo sforzo strategico di Microsoft per il cloud è creare una piattaforma di funzionalità Windows Server 2008, Sql Server e Microsoft System Centre integrata e comune con lo sviluppo di Windows Azure e Sql Azure, sistema operativo e database nati per il cloud. L’obiettivo è consentire così un unico modello per le applicazioni (certamente basato su .Net per capitalizzare sugli investimenti della base clienti), per le identità che ne fruiscono (con Active Directory), e per il loro governo comune (costruito sulle funzionalità di Microsoft System Centre). Modello indipendente dalla scelta di costruire un private cloud o ad
erire a un cloud publico. Lo sottolinea Douglas Purdy, Chief Technology Officer Data e Modeling di Microsoft che esemplifica con una demo come con lo stesso insieme di skill e di strumenti su cui si è fin qui investito con Microsoft si possa sviluppare per il cloud: Purdy fa il logon con la propria identità usando Active Directory a un’applicazione di logistica che gira sul Cloud, sotto Windows Azure realizzata da un Isv (dunque Active Directory è in grado di estendere il controllo dell’Identità dall’on premise alle applicazioni definite per il cloud); sceglie di spedire un pacco a un destinatario che l’applicazione cloud riconosce perché è in grado di connettersi al Crm aziendale, anche se questo è on premise (grazie ad AppFabric, funzionalità della piattaforma Windows Azure che estende la connettività e il management di tutte le applicazioni fra loro); l’applicazione in cloud può così comporre al proprio interno informazioni da Active Directory e dal Crm aziendale, entrambe on premise e allo stesso modo potrà, per esempio, essere arricchita con tecniche di mashing da esistenti applicazioni on premise.
Bob Muglia ha parlato di “Cloud partnership di Microsoft in continua crescita”, con più di 10.000 fra Service Provider o Hosting Partner in giro per il mondo. Il messaggio è che sarà il loro ecosistema il vero moltiplicatore. Quanto alle licenze Windows Azure, “sono migliaia, a quattro mesi dalla disponibilità, i clienti che scoprono come i tempi di setup e provisioning si possono drasticamente ridurre”. Nel corso dell’evento viene anche annunciata in tempo reale la disponibilità di Windows Server AppFabric, scaricabile gratuitamente da clienti con licenza Windows Server 2008 (o 2008 R2) e quella di aggiornamenti a Sql Azure.
Inoltre, nel sistema operativo Windows Azure, il Software Development Kit si arricchisce dei supporti per .Net Framework 4, Visual Studio 2010, e la IntelliTrace descritta in Dynamic It.
In arrivo la nuova piattaforma di Unified Communication
I servizi online di Exchange 2010, SharePoint 2010 e LiveMeeting, con oltre 40 milioni di clienti paganti “tallonano” la penetrazione di Facebook e Twitter nel mondo business. Ma ci sono opportunità per nuovi stili di interazione particolarmente nello spazio del real time, sfruttando connettività, interazione e ricca comunicazione abilitate dal cloud.
A TechEd sono state dimostrate in anteprima le funzionalità di Microsoft Communications Server “14” (rilascio previsto entro il 2010). Il nuovo client di Office Communicator diventa sempre più personale e sociale: foto in luogo dei nomi per indicare la “presence”; ricerca di persone sulla base di competenze o progetti cui lavorano (expert search); aggiornamenti sulle attività dei propri contatti; nuove modalità di collaborazione per voce, video e condivisione di documenti; accesso “one click” da Outlook, SharePoint e cellulari. Per inciso, 74.000 dipendenti Microsoft già oggi utilizzano Communicator come soft phone.
I Servizi Business Intelligence dal Cloud
A TechEd si è tenuta anche la Microsoft Business Intelligence (Bi) Conference 2010: l’occasione per dimostrare come il cloud coinvolga anche la Bi. Se Internet è il luogo di interconnessione e incontro dei dispositivi intelligenti, dagli smartphone ai Pc, il cloud è quello della loro interazione con le applicazioni business, e attira fonti di informazione di cui non esiste l’equivalente nei sistemi on premise. Da tale osservatorio privilegiato, i servizi Bi cloud puntano a estrarre informazioni rilevanti per il business. Notorio come qui Microsoft si differenzi: non ricorre a professionisti e a strumenti specialistici di Bi; il suo credo resta da sempre l’utente finale, e la sua strategia Bi anche in contesto cloud resterà di rendere capaci di Bi strumenti con cui l’utente finale è familiare, come Excel e SharePoint.
Ecco quindi una demo mostrare come Excel 2010 “mette il business insight” in mano agli utenti oggi in ambiente cloud, e senza scrivere una riga di codice. In particolare, si sono mostrate le funzionalità di PowerPivot (strumento self service di data analysis aggiunto ad Excel2010) integrate con Sql Azure e le mappe di Bing. Su Sql Azure è costruito un Project Dallas con una serie di dati di Bi consumabili da un ampio insieme di applicazioni, secondo un formato standard (tecnologia O-data).