SAN FRANCISCO – Larry Ellison non lo ammetterà mai, ma il tempismo con cui il Ceo di Oracle ha fatto evolvere la propria azienda sul cloud non è stato del tutto azzeccato. Prima con un oggetto passato sul mercato Ict come una meteora (era il 1996: chi si ricorda il Network Computer, l’Nc? Era un diskless desktop computer che, disegnato e prodotto in alleanza con Sun, Ibm ed altri avrebbe dovuto esaltare la fruizione delle applicazioni dalla rete, una sorta di cloud primordiale), decisamente in anticipo sui tempi a tal punto da non essere né compreso né utilizzabile, tant’è che un paio di anni dopo l’annuncio non se ne è fatto più nulla; oggi focalizzando ogni prodotto dell’azienda sul cloud (application, piattaforme e, annuncio importante dell’Openworld, ora anche Infrastructure as a service, Iaas) con un certo ritardo rispetto al gruppo dei tradizionali vendor competitor di Oracle (solo lo scorso anno, noi ce lo ricordiamo, proprio qui a San Francisco, Ellison dire: “Cos’è tutto questo parlare di cloud? Eccolo il nostro cloud in a box” facendo riferimento all’Exalogic di recente genesi).
Però, come si dice, “c’è un però”! Ellison ha dietro le spalle una macchina tecnologica formidabile, che oggi può abilitare il cloud con sistemi dalle performance impareggiabili, con riduzioni di tempi e di investimenti tali da fargli recuperare rapidamente il terreno, anche perché oggi la vera gara al cloud non è proprio partita e le quote di market share non sono per nulla ancora definite; e poi perché “Il nostro competitor sul Saas non è Sap, bensì Salesforce (tutte le principali suite delle Fusion Applications di Oracle, Crm suite, Hcm suite, Erp suite saranno disponibili in Saas – ndr), sullo Iaas non è Ibm, è Amazon” ha specificato Ellison, spostando di fatto lo scenario competitivo di riferimento.
Guardiamo allora al posizionamento illustrato dai due top manager, Ellison e Mark Hurd, President Oracle. Il primo, sempre più visionario e technology strategist; il secondo “mastino” a governo delle operations, del business e dell’organizzazione. La coppia perfetta!
Ellison e Hurd estendono oggi al cloud quello che è il valore tecnologico dell’offerta Oracle: il concetto qualificante della strategia della Casa, lo stack completo composto da (a salire) storage, server, Virtual machine, sistemi operativi, data base, middleware, Applications, numeri uno per prestazioni nei rispettivi segmenti, pre integrato, è ormai disponibile oltre che on premise, in private, public e hybrid cloud. “Business applications as a service(Saas); data base e Fusion middleware as a service (Paas); Vm e sistemi operativi as a service, con tanto di sistemi Exadata, Exalogic, super cluster, Infiniband, tutti connessi insieme (Iaas), ci consente di avere oggi un’offerta completa cloud che non ha nessun altro player” ha detto Hurd.
Iaas: sistemi Oracle gestiti presso i clienti
L’annuncio che completa il tassello della strategia cloud Oracle è quindi arrivato con la disponibilità dell’Infrastructure as a service. Ellison ha dichiarato che i diversi sistemi “Exa” con tutte le possibili combinazioni in cluster, sistemi operativi e virtual machine, potranno essere parte dell’Oracle Private cloud, modello in cui Oracle gestirà presso l’utente questi sistemi (di proprietà Oracle o acquistati dall’utente) a fronte del pagamento a consumo di servizi. L’Oracle Private cloud è un’estensione dell’Oracle Cloud (erogazione di servizi direttamente da Oracle, con una struttura di data center distribuita in tutto il mondo e con nuovi annunci che dettaglieremo più sotto), per cui l’utente potrà ad esempio decidere in funzione del proprio disegno strategico applicativo, quali applicazioni muovere tra la dimensione private e il software as a service esterno erogato dall’Oracle Cloud.
Naturalmente per fare questo servono i “mattoni tecnologici” adeguati, prestazionalmente allo stato dell’arte: è qui che va in quadrato il nuovo annuncio dell’ Exadata X3, “è l’hardware foundation dell’Oracle Cloud” ha detto Ellison e del nuovo Oracle Database 12c, che consente la protezione e l’isolamento dei dati dei clienti, feature di security native nel db e un consumo di hardware dichiarato 6 volte minore dell’attuale. Il prodotto, però, non è ancora disponibile in quanto il rilascio è previsto nel corso del 2013 e non ci sono, da parte Oracle, molte informazioni ufficiali di dettaglio (alcune demo, però, sono state realizzate per i clienti nelle varie sessioni parallele).
L’Exadata, invece, con l’X3 continua la sua marcia prestazionale verso l’alto e diventa sempre più un sistema che, in questi tempi di “spending review”, a fronte dell’investimento iniziale, rappresenta certo una risposta importante al consolidamento (di dati, di applicazioni, di informazioni-big data, ecc) necessario per garantire una capacità di risposta al business da parte dei sistemi informativi, oggi sempre più sfidante. L’Exadata X3 è una data base in-memory machine che grazie alla tecnologia Hybrid columnar compression può memorizzare centinaia di Terabyte di dati in Flash memory. La X3-2 è disponibile in una scalabilità verso il basso che dalla versione Full scende fino alla nuova versione Eighth-Rack, l’entry point per attività più contenute di workload, testing, sviluppo e disaster recovery; la X3-8 è disponibile invece in full rack. Naturalmente tutte le precedenti generazioni di Exadata possono fare l’upgrade alle nuove versioni.
L’Oracle Cloud si arricchisce di servizi
Ma è toccato al vero guru tecnologico di Oracle, Thomas Kurian, executive vice president, Oracle Product Development, illustrare attraverso prodotti e architetture l’articolazione dell’offerta cloud. Prima di accennare all’estensione del portfolio di servizi cloud con nuovi sette servizi annunciati all’Openworld, ricordiamo brevemente che l’Oracle Cloud si suddivide oggi in tre grandi aree di offerta di servizi: Platforms (servizi database e Java – comprenderanno anche Mobile Services, Collaboration Services, Analytics Services e Application Store); Applications (le Fusion Apps, delle quali, a nostro avviso, una delle caratteristiche principali è rappresentata dalla business intelligence built-in, e che si sono arricchite, sempre in una struttura nativa pre integrata, di funzioni social e mobile) e Social Services. Ed è proprio in quest’area, oltre alle due precedenti, che sono arrivati nuovi servizi fruibili in cloud. “L’obiettivo dei Social services – ha detto Kurian – è consentire ai clienti Oracle un’integrazione semplice con i principali social media, per realizzare efficaci campagne di social media marketing. I servizi consentono di ascoltare, monitorare, integrare le interazioni dei consumatori attraverso i molteplici canali social che oggi vengono usati”. Aggiungiamo noi che accoppiare la capacità di fruizione di servizi applicativi on cloud (le Fusion in Saas), i quali hanno built in funzionalità di business intelligence, con i servizi Social, consente in modo trasparente ed efficace di realizzare quella sentiment analysis che è oggi la premessa per ogni azione sia di partecipazione efficace di un’impresa nei social networks, sia per una sua capacità di risposta di servizi e prodotti adeguata alle aspettative degli utenti. Eccoli allora, molto brevemente, i nuovi arrivati nella famiglia dei servizi cloud di Oracle (l’azienda dichiara che oggi l’utilizzo di servizi Oracle Cloud procede in modo molto aggressivo, con oltre 10.000 clienti e circa 25 milioni di utenti worldwide che quotidianamente già utilizzano questi servizi):
- Financial Planning e Budgeting (basato su Hyperion Planning)
- Financial Reporting
- Data and Insight Cloud Service (aggrega dati di dettaglio da fonti enterprise, social ed esterne per arricchire le business applications in un updating continuo)
- Social Site Cloud service (per dare visibilità al brand aziendale attraverso la costruzione semplice di social sites)
- Developer Cloud service (abilita migliori funzioni di collaboration durante l’intero ciclo di vita dello sviluppo software)
- Storage Cloud service (per la gestione e memorizzazione di digital content in cloud)
- Messaging Cloud service (un’infrastruttura per la comunicazione dei dati tra le applicazioni)
Il modello di prezzo di questi servizi è basato su sottoscrizione mensile e gli utenti possono definire ogni mese il tipo di servizio e il relativo costo nonché, naturalmente, sottoscrivere contratti di più lungo periodo.
Tuttavia non va dimenticato un punto: oggi, in questa fase di transizione al cloud, la realtà, soprattutto nelle grandi aziende, è fatta di ambienti ibridi. L’hybrid cloud, infatti, “è una realtà tecnologica per ogni vendor Ict – ha detto Kurian. – Con una differenza: il nostro software è letteralmente, al 100%, lo stesso prodotto che gira sia on premise sia in cloud, e questo non è un vantaggio da poco”.
E il ruolo dei partner?
Spinoso problema, che riguarda tutti vendor, quello legato alla trasformazione professionale e di ruolo dei partner di canale, una componente fondamentale nel business di ogni vendor che, nel pieno della rivoluzione cloud, deve ripensare e riposizionare la propria capacità di offerta. Elevandosi dal piano tecnologico implementativo, senza abbandonarlo, ma disegnando insieme all’utente un’efficace fruibilità di servizi orientata all’efficienza, alla flessibilità di risposta al business, al supporto allo sviluppo. Non proprio uno scherzetto, dovendo scardinare modelli organizzativi, di go-to-market ed economici sui tre attori coinvolti, vendor, terze parti e anche utenti finali. Qual è oggi la risposta Oracle in proposito? Inevitabilmente generica, perché sono trasformazioni lunghe e talvolta anche dolorose. Certamente siamo ancora distanti dalla fruibilità diretta da parte dell’utente finale su ogni tipo di esigenza (Iaas, Paas, Saas), anche se molti servizi sono davvero già oggi acquistabili “click and go”. Tuttavia, soprattutto su realtà di impresa media o medio piccola, sarà possibile per un partner attento al cambiamento, ritagliarsi un ruolo centrale di “cloud broker”, in grado di capire le esigenze di quell’azienda di quello specifico settore e disegnare insieme all’utente i servizi che gli possono consentire quella flessibilità, quel time to market che il business oggi richiede. Insomma una vera rivoluzione organizzativa e di business model che Oracle, inevitabilmente, dovrà saper governare al meglio, al di là dell’indiscussa eccellenza tecnologica.