Saas, outsourcing e Soa: il futuro delle aziende

ZeroUno ha recentemente intervistato Frank Leymann, professore ordinario di Computer Science e direttore dell’Institute of Achitecture of Applications Systems all’ Università di Stoccarda, in Germania, che ci ha offerto una panoramica di come potrebbero e dovrebbero evolvere le aziende e i loro dipartimenti It.

Pubblicato il 04 Nov 2008

ZeroUno: Parliamo di workflow management e di servizi. Quali sono le prospettive per il mondo aziendale? In particolare, come vede cambiare le aziende nei prossimi anni?
Leymann: Andiamo nella direzione del Software as a Service (SaaS). Aziende come Sap e Oracle negli anni a seguire non venderanno più licenze ma applicazioni da acquistare in base al loro utilizzo. SalesForce, per fare esempio, è molto avanti su questa strada. Lo sviluppo di un’architettura basata sui servizi permette di scegliere più liberamente tra fornitori diversi: diventa più facile cambiare service provider, con il conseguente sviluppo di una sana competizione tra i fornitori. Non solo. L’outsourcing di servizi non strategici e non appartenenti al core business aziendale diventerà più semplice.
Le aziende diventano sempre più orientate ai processi e in essi possono trovare vantaggi competitivi. Il prodotto diventa il processo stesso. I passi all’interno del processo richiamano a loro volta funzioni e applicazioni It, e tali funzioni possono essere esternalizzate. Immaginiamo, per esempio, la valutazione di rischio di solvibiltà di un cliente: si tratta di un processo che potrebbe essere facilmente trasferito in outsorcing, in modo da ridurre il rischio per l’azienda e migliorare l’efficienza.
Prendiamo un altro esempio, i viaggi di lavoro: al ritorno dal viaggio c’è sempre la trafila della nota spese. La maggior parte delle aziende ha il suo sistema personalizzato, basato su moduli, database, file di Excel o altro ancora. Perché non esternalizzare tutto questo processo? Un’architettura Service Oriented è l’ambiente ideale per spostare attività come queste, che non fanno parte del core business aziendale, all’esterno. In questo modo si aumenta la flessibilità e l’azienda si può focalizzare sulle proprie competenze specifiche. È assurdo, per esempio, che una banca abbia centinaia di dipendenti nel reparto It: le competenze della banca sono altre, il core business anche.

ZeroUno: In questo processo evolutivo, l’Europa che ruolo gioca e dove si trova oggi?
Leymann
: Fino a due anni fa, l’Europa era più avanti degli Stati Uniti. L’outsourcing era già diffuso in Europa e le aziende stavano progressivamente spostando alcune competenze e processi all’esterno. Circa due anni fa, negli Stati Uniti divenne chiaro quali fossero i vantaggi economici dell’outsourcing: in poco tempo c’è stato un grande salto in avanti e oggi l’Europa appare più indietro rispetto all’America.
Oggi molte aziende stanno già seguendo questo modello, valutando progressivamente ogni singolo processo, misurandolo a fronte di KPI (key performance indicators) per confrontarlo con fornitori concorrenti. Se un processo interno non è più competitivo con il mercato esterno, allora deve essere esternalizzato.
Il rischio, a volte, è che si proceda all’outsorcing anche delle competenze centrali per un’attività. Esistono per esempio ospedali negli Stati Uniti che esternalizzano la diagnosi delle radiografie: passate per via telematica in centri di diagnosi in India, vengono esaminate e i referti restituiti nel giro di pochissimo tempo, con costi evidentemente più bassi.

ZeroUno: Quindi le aziende sono pronte per questa rivoluzione. L’outsourcing è iniziato da tempo e ci si aspetta che sempre più processi vengano trasferiti all’esterno. Ma la tecnologia è pronta?
Leymann: I decisori aziendali sono abituati a pensare in termini di servizi. Non è sempre così per i loro responsabili It. Proprio per questo motivo è necessario costruire un’architettura orientata ai servizi (Soa) su cui costruire applicazioni e processi. Tutte le maggiori software house si stanno muovendo in questa direzione. Assisteremo a un progressivo spostamento delle applicazioni desktop verso il concetto di Software as a Service. Google ha decisamente preso questa strada (con il progetto Google Gears, ndr), ma anche Microsoft con il progetto CloudOS prevede di aggiungere sempre più funzionalità a Live.com, in un’ottica evidente di test del modello SaaS.

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