Nonostante le iniziative di virtualizzazione all’interno delle aziende (in corso o già completate) siano significative e abbiano dato risultati soddisfacenti sotto più punti di vista (consolidamento delle risorse, riduzione dei costi, allineamento delle strutture It alle attività business e allocazione dinamica delle risorse, ecc.) e nonostante la percentuale elevata di aziende che ritiene la virtualizzazione un abilitatore del cloud computing (75% su un campione di 104 aziende italiane), sembra che questa non sia ancora percepita in modo significativo come propedeutica al cloud (pur essendone un abilitatore, non viene pianificata in modo strategico in funzione di piani evolutivi tendenti al cloud computing). È quanto emerge da una recente indagine realizzata da ZeroUno in partnership con Microsoft; i dati, elaborati e analizzati con il contributo della società di analisi NetConsulting, mostrano un quadro comunque positivo, sia per quanto riguarda le scelte di virtualizzazione, sia per quanto riguarda l’avvicinamento al cloud.
La web survey “Dalla virtualizzazione al cloud computing. Consolidamento tattico o evoluto?” è stata condotta online su un campione di 104 aziende attive prevalentemente nei settori Ict e Industria dove operano, rispettivamente, il 31,7% e il 25% dei partecipanti alla survey. Il restante 43,3% del panel risulta polarizzato nei comparti Pubblica Amministrazione (11,5%), Servizi (8,7%) e Finanza (un ulteriore 8,7%); nei restanti settori operano quote residuali del panel.
Il panel che ha partecipato all’indagine si posiziona su livelli dimensionali medio-grandi (il 58,6% del panel dispone di organici superiori ai 250 addetti e la maggioranza di questa quota opera con una forza lavoro composta da almeno 1.000 persone); tuttavia, va segnalato che percentuali non trascurabili di aziende si posizionano in fasce di fatturato inferiori, ovvero 10-49 milioni di Euro (19,2%) e meno di 5 milioni di Euro (14,4%).
In riferimento ai referenti intervistati, si è registrata una partecipazione significativa delle risorse appartenenti all’area Ict, sia Responsabili It (48,1%) sia, in misura inferiore, addetti Ict (19,2%), ovvero figure dedicate in modo specifico alla gestione delle infrastrutture It. Anche in questo caso, però, è significativo il dato relativo ai referenti non di provenienza It; pur se con percentuali inferiori, infatti, è importante evidenziare la partecipazione delle line of business (9,6%), a dimostrazione del fatto che la formulazione delle strategie It riguarda spesso anche la dimensione business delle aziende e del top management (amministratore delegato/direttore generale/presidente per l’8,7%), frequentemente diretti responsabili della gestione It in realtà di più piccole dimensioni (figure 1 e 2).
Figura 1 e Figura 2 – Campione della web survey “Dalla virtualizzazione al cloud computing. Consolidamento tattico o evoluto?”
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Virtualizzazione: non ancora propedeutica al cloud ma certamente abilitante
Il fenomeno della virtualizzazione all’interno delle aziende risulta particolarmente significativo a livello infrastrutturale, specialmente in ambito server (soprattutto in realtà di dimensioni medio-grandi); bassa la quota di aziende che non ha in alcun modo preso in considerazione di ricorrere alla virtualizzazione dei propri sistemi, anche se appare ancora meno diffusa la virtualizzazione di sistemi operativi, dei client e delle applicazioni.
Stando ai dati della ricerca (circa il 57% del panel ha dichiarato di aver già avviato e completato processi di virtualizzazione e poco più del 23% afferma di aver avviato progetti che sono ancora in corso – figura 3), quindi, la virtualizzazione è sicuramente una tappa importante del processo di trasformazione dell’It, soprattutto se si analizzano in dettaglio gli obiettivi e le principali esigenze soddisfatte attraverso scelte di questo tipo.
Figura 3 – Presenza di processi di virtualizzazione all’interno delle aziende italiane
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Nell’impostazione di progetti di virtualizzazione, accanto a obiettivi tattici, quali il consolidamento delle risorse, si stanno affermando sempre di più anche aspetti strategici legati all’allineamento delle strutture It all’attività business e all’allocazione delle risorse in modo dinamico in funzione delle esigenze puntuali (figura 4).
La virtualizzazione come elemento propedeutico la realizzazione di infrastrutture cloud non viene ancora percepita come particolarmente importante, in linea generale, tuttavia, entrando nel dettaglio dell’analisi dimensionale delle risposte, è interessante rilevare come le grandi aziende, pur avendo indicato una maggiore importanza degli aspetti infrastrutturali di standardizzazione e automazione delle risorse, ritenga la virtualizzazione una via per l’abilitazione di strategie di cloud computing. Inoltre, le risposte mostrano la presenza, tra le realtà di più piccole dimensioni, di situazioni di maturità ed eccellenza tecnologica che si riflettono in un più spiccato peso delle esigenze legate all’abilitazione del cloud computing nell’avviare attività di virtualizzazione (sempre figura 4).
Figura 4 – Principali esigenze soddisfatte dai progetti di virtualizzazione
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Cloud: sì, ma con attenzione e gradualità
Se dunque la virtualizzazione non è pianificata in modo strategico per introdurre il cloud computing, come abbiamo visto, è tuttavia riconosciuta come uno degli elementi abilitatori al cloud, come step tecnologico tattico dal quale ricavare, in un secondo momento, piani evolutivi più legati al concetto di “It as a service”.
Da quanto emerge dalla ricerca, infatti, oggi il cloud computing è adottato o in corso di implementazione da parte di un numero interessante di aziende (è di oltre il 40% la quota di aziende che dichiara di avere già implementato, in corso o in previsione nel 2011, progetti di cloud computing – figura 5).
Figura 5 – Presenza di progetti per l’introduzione del Cloud Computing in azienda
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La tematica del cloud appare, infatti, di forte interesse in ottica prospettica e diverse realtà hanno predisposto piani di adozione o sono in fase di valutazione (l’adozione attuale o prevista riguarda una percentuale di aziende oscillante tra il 42,4%, se si considerano le aziende con progetti attuali e con progetti previsti per il 2011, e il 76,1%, se si includono anche le aziende che stanno prendendo in forte considerazione la possibilità di adottare questo nuovo modello di utilizzo dell’It).
I progetti, già avviati o in previsione, riguardano molteplici ambiti It, anche se la logica on demand trova una maggiore applicazione nella gestione della capacità e della potenza elaborativa così come delle risorse storage, soprattutto tra le realtà di grandi dimensioni. Quanto al modello di introduzione, le aziende scelgono più frequentemente l’avvio di nuvole private (48,1%) – in cui le risorse sono dedicate al singolo cliente, che quindi non le condivide con nessun’altra azienda – e modelli di hybrid cloud (40,5%) (figura 6).
Figura 6 – Prncipali ambiti di adozione e modelli di Cloud Computing
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Queste scelte, a nostro avviso, vanno lette in virtù del fatto che problemi di sicurezza, esigenze di controllo dei dati, richieste di customizzazione degli applicativi costituiscono ancora degli ostacoli concreti a una più decisa diffusione del modello “as a service”.
Tra gli ostacoli riscontrati, infatti, emergono gli aspetti legati alla privacy e alla sicurezza dei dati, oltre che gli aspetti legati all’effettiva qualità del servizio e alle condizioni contrattuali applicate e rispettate (Sla). A frenare le aziende anche le tematiche normative, ancora decisamente confuse soprattutto in relazione al trattamento e alla collocazione fisica dei dati (figura 7).
Figura 7 – Principali benefici e ostacoli all’adozione del Cloud Computing
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Oggi il quadro normativo impone che la collocazione fisica dei dati che risiedono nelle infrastrutture cloud fuori dai confini nazionali o, comunque, in Paesi con una legislazione diversa da quella nazionale, sia regolata dal consenso dei diretti interessati. La molteplicità dei soggetti coinvolti nelle infrastrutture cloud rende sostanzialmente impossibile la conformità a tale regolamentazione. La normativa europea, per altro, impone che il titolare del trattamento dei dati nomini direttamente una serie di responsabili esterni. Ciò si scontra con la quantità di soggetti che interagiscono all’interno dei servizi cloud e che, non sempre, sono identificabili in modo preciso. Infine, manca una buona regolamentazione riguardo la possibile perdita dei dati trattati dai servizi cloud.
E sono forse questi anche i motivi che spingono le aziende a procedere per gradi con scelte ponderate e calibrate anche sulla base di strategie di ridisegno architetturale e funzionale delle applicazioni.
L’indagine rivela, infatti, che le soluzioni applicative che le aziende adottano o prevedono di adottare maggiormente in modalità as a service sono rappresentate dal Crm e gli applicativi alla base degli Enterprise Portal (figura 8).
Figura 8 – Principali soluzioni applicative adottate in modalità Cloud Computing
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Visto che la fruizione di questi applicativi avviene attraverso Internet, le aziende sono maggiormente propense a migrarli su piattaforme di cloud computing; hanno ancora qualche perplessità, invece, su applicazioni che riguardano Amministrazione, Finanza e Controllo. Anche la Business Intelligence non sembra trovare spazio sul cloud, almeno per ora.
Probabilmente le motivazioni sono proprio quelle citate prima: per tali applicazioni il cloud computing non costituisce ancora un’architettura di riferimento per problemi di sicurezza e di riservatezza dei dati.
Fattore critico: la governance
I dati relativi all’impatto del cloud sulla complessità della governance di sistemi e risorse It evidenziano come le aziende giudichino, in particolare quelle che hanno già avviato progetti di cloud computing e quelle che li stanno implementando, questo impatto elevato o mediamente elevato (figura 9).
Figura 9 – Impatto del Cloud Computing sulla complessità della governance di sistemi e risorse It
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È interessante notare che aumenta la percentuale delle aziende che, invece, valutano l’impatto molto basso (26,7%) in quelle che prevedevano l’introduzione del cloud entro l’anno. Da questi dati si potrebbe affermare che le aziende sono maggiori le aspettative di una riduzione della complessità di quanto in realtà avvenga. Molto meno sentita è la possibilità di identificare i rapporti causa-effetto tra le diverse tipologie di risorse It, ovvero fisiche, virtuali e applicazioni. Forse perché la governance deve riguardare tutto l’ambiente It, comunque esso sia composto.