SAP Business by Design: flop o falsa partenza?

Attorno al tema software as a service c’è molto interesse e partono progetti pilota. Ma il neonato prodotto in casa Sap, con moduli scaricabili da parte degli utenti dal web, fatica a muovere i primi passi, mentre le stime di crescita e gli investimenti subiscono una battuta di arresto. Fare l’apripista è sempre un mestiere rischioso…

Pubblicato il 28 Lug 2008

Ci eravamo lasciati, pochi mesi fa, con Sap che enfaticamente presentava uno dei più importanti prodotti della propria storia. Quel Business by Design che, sviluppato su piattaforma Netweaver, avrebbe dovuto dare una risposta concreta alle esigenze applicative della media impresa, target che l’azienda identifica nella fascia compresa tra i 75 e i 500 dipendenti (poco al di sopra della quale vi è l’offerta Sap più tradizionale di All in One mentre per realtà sotto i 100 dipendenti l’offerta è Business One).
Con la novità “copernicana” (rivoluzionaria per Sap e il tradizionale mercato Erp) di Business by Design, l’obiettivo dell’azienda di Walldorf è quello di entrare “a gamba tesa” nel segmento del Software as a service (Saas), definendo con questo prodotto lo standard “de facto” per questa modalità di fruibilità applicativa da Internet. Si, perché Business by Desing viene proposto come una soluzione completa di funzionalità installabili direttamente dall’utente via Web (e fruendo dei moduli di volta in volta a lui necessari),  attraverso una navigazione guidata. Tutti i principali moduli che governano le esigenze applicative di un’impresa (amministrazione, finanza, Crm, Hr management, Scm, Compliance management e altro ancora) “saranno installabili – aveva dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione l’Amministratore Delegato di Sap Italia, Augusto Abbarchi – in pochi giorni”.
Qualche scetticismo era emerso già allora. Ad esempio ragionando su un paio di punti. D’accordo che questa volta a parlare di Saas c’è un player primario come Sap, che a fronte di un canone mensile di 133 euro per utente dovrebbe farsi carico di tutto il peso finanziario e gestionale relativo alle piattaforme hardware, alle persone, ai servizi di personalizzazione. Ma lo scetticismo era soprattutto legato all’impatto che il prodotto avrebbe potuto incontrare sul mercato, almeno nella sua prima fase, rispetto a un approccio di acquisto e gestione diretta dell’applicativo attraverso licenza, il più tradizionale sistema “on premise”.
Sarà che gli utenti preferiscono ancora acquistare per possedere; sarà che si ritiene ancora oggi, a torto o a ragione, il modello on demand scarsamente adatto ai propri processi aziendali; sarà che i partner temono di essere scavalcati da un prodotto che si scarica e si configura direttamente da Internet eludendo quei servizi di supporto che invece rappresentano il business primario delle terze parti…Di fatto, del prodotto “tra i più significativi della storia di Sap” (come detto fin dal suo annuncio nel settembre dello scorso anno) è stato ritardato il rilascio sul mercato a causa di una serie di problemi sia tecnici sia derivanti da proiezioni di crescita e di finanziamenti ridimensionati rispetto alle grandi aspettative di soltanto pochi mesi fa.
Forrester individua alcuni punti deboli che hanno portato al ridimensionamento del progetto. Ci sono alcune questioni tecniche ancora da superare come, per esempio, un’efficace propagazione dei moduli software attraverso specifici data base del cliente.
Più precisamente si tratta di aspetti che riguardano soprattutto l’efficienza del modello “mega-tenancy”, caratteristica della soluzione Sap che, contrariamente a quanto avviene con la classica modalità “multi-tenancy” dove i dati dei clienti che accedono al servizio risiedono su un unico modello dati, consente di isolare i database. Secondo Forrester, il modello offre sicuri vantaggi in termini di sicurezza dei dati, garanzie di privacy, alta disponibilità, ecc., ma presenterebbe ancora alcuni problemi non risolti. Senza dimenticare, sottolinea ancora Forrester, un’altra nota negativa legata al fatto che alcuni tipi di transazioni provocano impatti sulle performance.
Ci sarebbero inoltre ancora problemi aperti relativamente al disegno del modello commerciale di go-to market rispetto, come si accennava, al ruolo delle terze parti e ai servizi (e ai guadagni) che queste potrebbero erogare per un prodotto che l’utente può autoconfigurarsi. Quali tipologie di servizi offrire per garantire alle terze parti un business significativo?
Di fatto la società prevedeva, nelle dichiarazioni ufficiali, 1.000 clienti per fine 2008, per raggiungere un fatturato di 1 miliardo di dollari e 10.000 clienti previsti a partire dal 2010. Proiezioni che in occasione della presentazione dei risultati dello scorso primo trimestre 2008 Sap ha ammesso essere ottimistiche (per il 2008 ci saranno solo poche centinaia di utenti Business by Design), annunciando al contempo che i piani per Business by Design sono stati di fatto ridimensionati (anche a livello di finanziamenti ci saranno 100 milioni di dollari in meno nel budget per il prodotto solo per il 2008). Il rilascio, inizialmente, sarà limitato a sei paesi (Germania, Stati Uniti, Regno, Unito, Francia, Cina e India) e solo nel 2009 si deciderà in quali altre nazioni spingere il prodotto. Insomma anche Sap paga lo scotto di un segmento, quello del Saas, in cui comincia ad esserci interesse per applicazioni software ma non ancora del tutto “core”, come invece lo sono gli Erp; un segmento dove il dibattito e le sperimentazioni cominciano ad essere diffusi (una recente ricerca Forrester su 186 Cio a livello mondiale rileva che il 46% delle imprese ha progetti pilota Saas e che circa il 16% vi ricorre in modo parziale, mentre già picchi di utilizzo si rilevano nelle emergenti economie asiatiche) ma per il quale, soprattutto in ambito Erp, qualcuno dovrà assumersi il compito di “aprire la strada”. Oracle non ha ancora sposato il concetto Saas e nemmeno Microsoft, se si escludono alcune soluzioni in area Crm, ha esplicitato un piano per la fornitura in modalità Saas di vere applicazioni Erp. Sap ha fatto il grande salto. Ma ora la linea di demarcazione tra una falsa partenza e un clamoroso flop si assottiglia sempre di più.

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