Costruire una cloud e automatizzare l’IT? Si può, ma non senza un buon programmatore di sistema. Nei corsi e ricorsi storici dell’informatica, infatti, ci sono figure chiave che spesso ritornano, confermando il loro valore nella fiiera della gestione del dato.
Molte aziende sono convinte di avere ottimi servizi di automazione rispetto ai propri processi IT: la loro visione è quella di avere procedure ben strutturate e nel numero necessario a svolgere le attività in modo veloce e senza intoppi. Ma non è così.
In realtà, sottolineano gli esperti, quando si parla di IT un’azienda che si possa definire automatizzata è una pura illusione. Le aziende a volte hanno sì qualche processo automatizzato, ma non hanno idea di quanti potrebbero averne ancora per portare efficienza alle operazioni ed al business. In realtà con la convinzione di avere una buona architettura IT le imprese e le organizzazioni si adagiano su quello che hanno, pensando di avere il massimo.
Nell’era del cloud e dell’hybrid cloud, della virtualizzazione e del software-defined, dunque, i programmatori tornano a essere una risorsa interna più che indispensabile per garantire il business.
Dall’automazione alla digital trasformation
Un caso emblematico è la virtualizzazione. Classicamente, oggi le aziende utilizzano come sistema di front-end VMware vRealize Automation. Questo tool offre svariate possibilità di automazione, ma molto spesso viene usato al di sotto delle sue potenzialità e magari per compiti che più che essere automatizzati generano altro lavoro ai dipendenti.
Un esempio è l’approvazione e l’invio di messaggi di posta elettronica per approvare un determinato lavoro, come ad esempio la configurazione e la creazione di un determinato database. Il database lo crea il software, ma tutta la fase preliminare è ancora in mano ai dipendenti, solo perché non si è in grado di sfruttare VMware vRealize Automation al massimo delle sue possibilità. Ma perché questo avviene? Molto semplicemente perché molto spesso, nel reparto IT, mancano determinate figure con specifiche competenze. Il personale IT non conosce la programmazione del sistema su cui lavora ogni giorno, e cambiare anche solo una virgola, che magari potrebbe aumentare le produttività, appunto automatizzando certi processi, diventa così uno scoglio insormontabile.
Il programmatore di sistema: era fondamentale. Poi è diventato inutile
Anni fa i team IT avevano bisogno di capire i computer sui quali lavoravano in modo molto analitico. In realtà non erano necessario
avere delle conoscenze astrali per svolgere il lavoro, anche perché i sistemi operativi erano più semplici e le applicazioni erano studiate ad hoc per funzionare con l’hardware che si aveva a disposizione. I software commerciali non erano moltissimi, e le aziende si affidavano ai programmatori per scrivere le applicazioni di cui avevano bisogno. Negli anni a seguire sono cominciati a proliferare i software commerciali mentre i personal computer sono diventati sempre più complessi a livello di hardware. Il personale IT ha smesso di imparare il codice e, più che sulla programmazione, si è concentrato sull’ottenere le varie certificazioni dai vendor di software. Era quindi diventato molto più importante sapere come funzionava una particolare procedura piuttosto che sapere perché questa stava funzionando. È stato così che i professionisti dell’informatica sono stati progrressivamente sostituiti da laureati nelle discipline economiche, figure di certo importanti in azienda, ma di cui erano pochi o nessuno a saper programmare. È così che oggi le aziende pagano l’eredità di certe scelte. La maggior parte delle organizzazioni che pensano affidarsi al cloud, alla virtualizzazione e, in generale, ai servizi IT si rendono conto che non hanno nessuno in grado di fare questo lavoro di programmazione software defined, anche a livello basico.
Il grande ritorno dei programmatori di sistema
Rimane il fatto che si potrebbe affidare questi compiti ad aziende partner o consulenti. Ma questi non hanno interesse a valutare l’evoluzione a lungo termine dell’azienda, come lo farebbe un dipendente sempre a stretto contatto con le varie business unit che potrebbero avere delle esigenze diverse a seconda dei periodi. Inoltre queste figure esterne, fanno il lavoro, controllano se funziona e poi se ne vanno. È il vecchio tema del knowledge management aziendale: più si esternalizza, più un’azienda perde competenze fondamentali. Una buona governance deve sempre valutare cosa rappresenta la terziarizzazione nella catena del valore e fare scelte lucide e consapevoli, non dettate solo dall’emergenza o dal budget annuale.
I programmatori esterni non saranno in azienda se si rompe qualcosa e difficilmente saranno disponibili se c’è da installare urgentemente una patch di sicurezza. Non vivendo in azienda, non possono aiutare il resto dei dipendenti a comprendere la tecnologia con cui si devono confrontare ogni giorno. La soluzione migliore per ovviare a questo problema è quella di tornare ad assumere una figura che anni fa era un fondamentale del’ICT e che anche ai giorni nostri può fare la differenza: il programmatori di sistema. Come scegliere il candidato ideale? Dovrebbe avere tutte le competenze di cui l’azienda necessita, ma al posto di una laurea in economia sarebbe auspicabile che si cerchi qualcuno con una laurea in scienza informatiche, con competenze nello sviluppo del software. Le aziende hanno necessità di avere persone che capiscono il motivo per cui i computer fanno quello fanno, e possano fargli fare quello di cui hanno bisogno, senza dover veicolare la domanda alla software house esterna o a consulenti strapagati.
Le aziende devono sostenere il lavoro dei programmatori di sistema, affiancandogli personale che si occupi, ad esempio delle procedure di backup e del supporto tecnicno interno. I programmatori dovrebbero diventare i team leader, senza essere costretti a un ruolo di mera gestione, come avveniva anni fa.
Le aziende che vorranno servizi IT e processi di automazione efficienti, affidando i propri data center al cloud, dovranno riabbracciare le radici della programmazione di sistema, e in particolare, dovranno avere un team IT più tecnico con figure professionali più definite e in grado di svolgere qualsiasi mansione a livello di information technology. La digital transformation è in atto, e saranno i programmatori le nuove figure chiave che aiuteranno a guidare un migliore sviluppo.