Servizi cloud: le mosse di Hp spiegate da Mario Derba

Lanciata nello scorso aprile, l’offerta HP cloud assure è stata sviluppata per promuovere l’adozione di servizi cloud da parte delle aziende con tutta una serie di soluzioni offerte in modalità software as a service. Per capire quali sono le caratteristiche di questa offerta e quali  gli attori in gioco, abbiamo incontrato Mario Derba, country manager Software & Solutions della Business Unit Technology Solutions di HP italiana

Pubblicato il 22 Giu 2009

derba

MILANO – Nuovo modello di computing, ma anche nuovo modello di business: questo è il cloud computing. “È la frontiera estrema dell’outsourcing – dice Mario Derba, Country Manager Software & Solutions della Business Unit Technology Solutions di HP Italiana – che, a fronte di alcuni compromessi (come, per esempio, una minore personalizzazione degli Sla), comporta una innegabile serie di benefici sia di tipo economico sia per quanto riguarda la standardizzazione dei processi. Il Software as a service è invece una nuova modalità di fruizione dei servizi che, pur non necessitando di piattaforme cloud per essere utilizzata, rappresenta un percorso che consente di cominciare a sperimentare tematiche cloud”.
E in quale modo l’offerta HP Cloud Assure può promuovere l’adozione dei servizi cloud in azienda? Il mercato delle soluzioni offerte in modalità Saas riguarda principalmente le soluzioni di collaborazione e comunicazione e quelle di gestione aziendale o Crm, mentre più raro è questo tipo di approccio per quelle di gestione della qualità e delle performance dei sistemi informativi e delle applicazioni come quelle offerte da HP (per una precisa analisi di questo mercato, rimandiamo alla lettura dell’articolo “Software as a Service: modello, mercato e penetrazione applicativa”). Cerchiamo quindi prima di tutto di capire con Derba cosa significa offrire questo tipo di soluzioni in Saas e quali sono gli attori in gioco nell’offerta HP: “È vero che, solitamente, quando si parla di SaaS ci si riferisce ad applicazioni di collaborazione o gestione aziendale, ma vorrei sottolineare che, dal punto di vista logico e, soprattutto, tecnologico, non esiste alcun problema ad utilizzare in modalità pay per use anche applicazioni di gestione della qualità e delle performance del software. Non è assolutamente necessario che questo tipo di applicazioni risiedano nei sistemi informativi aziendali; non vi è alcuna barriera di carattere tecnologico a utilizzare le funzionalità di queste applicazioni da remoto”, risponde il manager italiano, ricordando anche che HP ha un portafoglio di circa 700 clienti a livello mondiale che utilizzano le suite di Business Technology Optimization in modalità SaaS. “Di nuovo oggi c’è che, grazie all’acquisizione di Eds, possiamo vantare una maggiore forza anche nel mondo dei servizi. Dal punto di vista pratico, quindi, se oggi un cliente italiano intende utilizzare questa modalità per le nostre soluzioni, si può rivolgere direttamente a noi che erogheremo le funzionalità richieste dal nostro data center; ma in un domani molto prossimo gli utenti potranno rivolgersi anche ad altri operatori; stiamo infatti stringendo accordi con i nostri partner più qualificati affinché possano presto essi stessi erogare questo tipo di servizio. Prevedo che entro la fine del nostro anno fiscale [30 ottobre ndr] potremo annunciare i nomi di questi partner”.

Soluzioni Bto propedeutiche al cloud computing
Ma il vero problema non è questo. Il poter utilizzare soluzioni di Business Technology Optimization in modalità pay per use può rappresentare un facilitatore, ma la vera chiave di volta è decidere di utilizzare queste soluzioni, scegliere un percorso che preveda la completa automazione dei sistemi informativi, non solo per la componente fisica (come equilibrio dei carichi, storage dinamico, policy di sicurezza ecc.) ma, soprattutto, per la componente logica, per il software.
“Prima di pensare al ‘modo’, è indispensabile che le aziende prendano coscienza dell’importanza di questo tipo di soluzioni. È questa la radicale trasformazione – sottolinea il manager italiano – non il modo in cui le applicazioni vengono erogate. Ed è l’utilizzo di queste soluzioni che apre la strada a un modello diverso di computing come il cloud. È pura fantasia sperare di poter accedere a capacità elaborativa e funzionale in modalità cloud con un sistema informativo che non abbia abbracciato determinate metodologie (Itil tanto per fare un esempio) e che non abbia standardizzato processi e procedure. La nostra offerta dunque promuove l’adozione di servizi cloud in azienda attraverso due direzioni: prima di tutto perché indirizza le tre principali preoccupazioni delle imprese sul cloud computing ossia sicurezza, performance e disponibilità con soluzioni come HP Application Security Center, HP Performance Center e HP Buisiness Availability Center; in secondo luogo perché rende queste stesse applicazioni disponibili in modalità pay per use”.
Il problema fondamentale è dunque quello di armonizzare i processi It con i processi di business, di prioritizzare i primi in funzione dei secondi: “Questo significa rivedere i processi, standardizzarli. Che poi questo venga fatto con un approccio di tipo big bang, ossi automatizzando i processi relativi a tutte le applicazioni aziendali, oppure per tipologia di applicazione o per area, dipenderà dalla dimensione dell’azienda e dalla sua storia applicativa. Ovviamente l’aspetto dimensionale è importante e tanto maggiore è il portafoglio applicativo di un’azienda: tanto più cauto sarà l’approccio. In ogni caso entrambi gli approcci sono propedeutici all’evoluzione futura verso un It erogatore di servizi; ci tengo poi a sottolineare che i risultati sono rapidi; anche in un approccio graduale abbiamo Roi su 12-18 mesi”, sottolinea Derba.
Infine il manager di HP sottolinea come queste problematiche non siano prerogativa delle grandi aziende: anche le Pmi devono affrontare il tema della relazione It-business e della revisione e standardizzazione dei processi al fine di trasformare l’It in un erogatore di servizi agilmente e flessibilmente fruibili dal business. “La spinta che stiamo dando nell’offrire le nostre soluzioni in modalità Saas rappresenta una risposta a questa estensione: se una volta le piccole e medie aziende potevano temere che le soluzioni di Business Technology Optimization fossero accessibili solo alle grandi aziende, oggi grazie alla modalità SaaS possono accedervi anch’esse con un investimento adeguato alle loro disponibilità. L’importante è che comprendano che devono muoversi in questa direzione e che la standardizzazione dei processi, l’automazione dei sistemi informativi, la gestione della qualità e delle performance delle applicazioni rappresentano un investimento non solo per rispondere alle esigenze di oggi, ma per attrezzarsi a poter usufruire delle opportunità che domani il cloud potrà offrire”.

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