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Servizi cloud per chi resta on premises: VMware svela Project Arctic

Trasformare l’infrastruttura on premise offrendo servizi cloud senza costringere alla migrazione. È questa la strategia scelta da VMware per supportare la digital transformation di ogni azienda, in qualsiasi punto del percorso essa si trovi. Con Project Arctic la società da poco acquisita da Broadcom fa evolvere due sue soluzioni di spicco per supportare i team di sviluppo e operation e per offrire servizi cloud native on demand. Si inizia con quelli di disaster recovery e protezione da ransomware.

Pubblicato il 06 Lug 2022

cloud progetto arctic

Rendere sempre meno netto il confine tra cloud e on premise per andare incontro alle imprese che tardano con la migrazione è possibile. Per motivi economici, organizzativi, tecnologici o strategici, tante non sono infatti ancora approdate nel mondo del cloud, ma desidererebbero godere almeno di parte dei benefici che esso comporta. Rappresentano una fetta di mercato significativa ed è quella a cui si rivolge VMware con una nuova offerta mirata ad accelerare la loro trasformazione digitale, in qualsiasi punto del percorso si trovino.

Presentata come anteprima al VMworld 2021 con il “nome in codice” di Project Arctic, l’evoluzione di vSphere+ e vSAN+ potenzia la strategia con cui VMware Cloud si sta proponendo sul mercato. Al suo centro vi è un’infrastruttura coerente con funzionalità a valore aggiunto ideata per gli attuali ambienti IT, sempre più distribuiti. Tre sono le principali promesse di questa nuova scommessa: developer più veloci, grazie a Kubernetes, operations più semplici, grazie a una struttura centralizzata e cloud based, e servizi cloud estesi in ambienti on premise.

Modernizzare l’on premises con il cloud senza migrare

Per evitare di spaventare o respingere proponendo di compiere il “grande passo” verso il cloud, VMware con questa mossa sceglie di puntare sulla combinazione di un modello operativo cloud e di strumenti familiari on premises. In concreto, porta i vantaggi della nuvola alle aziende che non vogliono ancora abbandonare l’infrastruttura proprietaria su cui hanno tanto investito, senza però che ciò crei disagi né per i carichi di lavoro né per gli host.

Abilitando l’hypervisor del data center con i servizi cloud, anche chi non ha ancora migrato può così integrare funzionalità innovative a supporto della propria trasformazione digitale. Se fornite in modo tempestivo e completamente gestite dal cloud, possono infatti risolvere un’ampia varietà di problemi. Dalle nuove minacce di cybersecurity all’efficienza organizzativa, dagli affanni nelle operation alla complessa gestione di risorse umane e energetiche.

Applicando l’evoluzione di vSphere e vSAN così strutturata anche ad altre soluzioni, in prospettiva VMware guarda al consolidamento di un modello di delivery in grado di aprire nuovi ampi orizzonti di business. Affinando infatti l’offerta a seconda del contesto e delle esigenze delle imprese, la società potrebbe mantenere fede a una promessa “accattivante” per molte aziende in bilico tra on premises e cloud: quella di modernizzare rapidamente l’infrastruttura esistente con un onere minimo.

Una piattaforma Kubernetes enterprise-ready per i developer

La prima promessa di Project Arctic si rivolge agli sviluppatori su cui ricadono complessità legate a tempistiche sempre più strette di consegna dei software. Questa “fretta” dettata dal mercato può influire sul loro quotidiano impegno di modernizzazione sia dell’infrastruttura che delle applicazioni.

La nuova vSphere+ fornisce loro un’unica piattaforma di workload per l’esecuzione di macchine virtuali e container orchestrati da Kubernetes, che permette di trasformare l’infrastruttura on-premise in una piattaforma Kubernetes enterprise-ready. Questo strumento contribuisce all’efficienza e alla produttività degli sviluppatori, minimizzando i tempi morti e gli errori manuali o di distrazione.

Con l’aggiunta di VMware Tanzu Standard Runtime, tali benefici diventano facilmente scalabili tra on premise, cloud pubblici ed edge, VMware Tanzu Mission garantisce invece una visibilità globale sull’intero footprint di Kubernetes e l’automazione dei task più operativi.

Centralizzata e cloud based, la gestione operativa diventa efficiente

Un altro team sotto pressione è quello di operation, a cui vengono costantemente richieste efficienza e produttività in crescendo. Nell’attuale scenario tecnologico, ciò significa avere a che fare con ambienti sempre distribuiti in silos, edge e cloud e così complessi da rendere impossibile una efficace manutenzione.

In questo contesto “Ops”, vSphere+ e vSAN+ puntano a offrire la possibilità di gestire in modo unificato l’infrastruttura attraverso la Console VMware Cloud. Con questo strumento si può effettuare il management di configurazioni e policy nei loro deployment, ma anche eseguire altri task operativi, beneficiando di funzionalità che rendono il day by day (inventario globale, avvisi, compiti amministrativi e stato di sicurezza) meno stressante.

Un contributo importante per migliorare le performance del team operation arriva poi dall’automazione degli aggiornamenti dei componenti dell’infrastruttura on premises. È un upgrade abilitato dal cloud come anche la disponibilità di nuove funzionalità di remediation e configuration drift, compresi i controlli di sicurezza per restare compliant ai requisiti aziendali e normativi.

Servizi cloud a chi resta on premises: si inizia con disaster recovery & ransomware

Seppur ancorate al proprio ambiente on premise, molte sono le aziende consapevoli del boost che i servizi cloud potrebbero dare loro. Nel migliorare la postura di sicurezza, nel proteggere i propri asset dal cybercrime, nel minimizzare i tempi di ripristino da disastri e interruzioni, per esempio.

Da questo punto di vista, vSphere+ e vSAN+ aiutano le aziende a garantire la business continuity senza costringerle però a gettare al vento gli investimenti fatti. Anche in questo caso, VMware combina il cloud con l’on premise, aggiungendo così nuove funzionalità mirate.

Ciò significa che, senza apportare modifiche alle applicazioni o all’hardware esistenti, le aziende possono usufruire di questi preziosi servizi cloud native più velocemente e più semplicemente. Quelli per ora proposti nella cornice di Project Arctic sono di protezione, figurano come “on demand” e “cloud native” e riguardano il disaster recovery e le minacce ransomware. Sarebbero i primi di una serie di “add-on cloud services” che dalla sicurezza si estenderanno anche ad altri campi.

Rispondendo in questo modo alle esigenze delle aziende rimaste nell’on premises, ovvero portando loro i benefici di servizi ibridi senza soluzione di continuità, VMware le indirizza anche in modo naturale verso la migrazione. Quando e se decidessero mai di compierla, metterla in atto per loro sarebbe automaticamente più semplice e veloce.

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