Oggi le aziende sfruttano centinaia di applicazioni per gestire le loro attività e tante di queste applicazioni sono distribuite in diversi cloud non necessariamente appartenenti allo stesso provider. Anzi, secondo quanto si ricava dagli ultimi dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, le grandi imprese italiane ormai fanno riferimento mediamente a 5 cloud provider per l’erogazione dei propri servizi (nel 2020 erano 4).
Le strategie hybrid e multi-cloud, in sostanza, sono sempre più diffuse e accompagneranno l’esperienza delle aziende nei prossimi anni, ma esse richiedono anche una governance strutturata sull’IT e sui processi aziendali, nonché la capacità di scegliere il cloud più adeguato ai propri obiettivi, passando da un approccio cloud first ad un approccio cloud smart, per usare l’espressione scelta da Raghu Raghuram, CEO di VMware, in occasione del VMworld 2021.
Non solo multi-cloud, l’ascesa dell’edge computing
Nel medesimo appuntamento di VMware, grande attenzione è stata data al tema dell’edge computing. Assieme, infatti, alla governance di diversi cloud provider, sta crescendo l’esigenza da parte delle aziende di gestire app e servizi in prossimità dei luoghi dove persone, dati e cose si connettono al mondo digitale. Si tratta di una crescita registrata anche dai trend di investimento. Un’indagine di Markets and Markets, ad esempio, sostiene che la dimensione del mercato dell’edge computing dovrebbe aumentare dai 36,5 miliardi di dollari del 2021 agli 87,3 miliardi di dollari entro il 2026, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 19% durante il periodo di previsione.
Anche nel recente contesto, non si è arrestata la produzione di dati provenienti dalla “periferia”, ma si è evidenziata piuttosto la necessità di ottimizzarne il traffico, insieme alla loro distribuzione e al loro immagazzinamento. In pratica, poter procedere a un’elaborazione in loco di una grande quantità di dati, laddove viene generata, per ottenere informazioni in maniera più celere coincide con l’abbattimento dei tempi di latenza e con un risparmio dei costi dello storage.
È per questo che un’azienda come VMware ha dato vita a VMware Edge, una versione della propria piattaforma di virtualizzazione destinata a coprire anche macchine e dispositivi implementati in punti remoti dell’infrastruttura aziendale. VMware Edge è un portafoglio di prodotti con cui le organizzazioni possono eseguire, gestire e proteggere meglio le app edge native su più cloud, ovunque essi si trovino.
VMware e Noovle per garantire la sovranità dei dati
Il concetto di “ovunque”, oggi, investe il tema della sovranità dei dati sul quale i Governi stanno intervenendo con progetti specifici a supporto del tema. Unitamente ad iniziative istituzionali esistono anche quelle consortili, come quello europeo Gaia-X, che mirano ad unire le varie competenze tecnologiche con le aziende della domanda per creare un volano positivo sui temi della sovranità. VMware Sovereign Cloud va in questa direzione e, per quanto riguarda l’Italia, ha selezionato come partner certificato in grado di garantire la sovranità digitale Noovle, la cloud company del Gruppo TIM.
In questo modo la proposta di soluzioni in ottica cloud smart, comprensiva degli ambienti edge, può contare su una base di installazione di riferimento per poi far muovere le imprese in modo omogeneo utilizzando un layer comune. Noovle, in virtù di una rete di data center tra le più importanti in Italia, crea valore per il cliente che rimane libero di scegliere servizi e soluzioni eterogenei, mantenendo al contempo un unico piano di controllo. Il portafoglio di servizi di TIM e di Noovle, in collaborazione con VMware, include anche quelli infrastrutturali di tipo security as-a-service o di bilanciamento di carico as-a-service e completa l’offerta nella parte infrastructure as-a-service in modalità multi-cloud.