Case study

Tutti sul Cloud i dati e i server di Carter & Benson

La società specializzata nell’Executive Search ha messo in piedi un’infrastruttura che ruota attorno a un unico data center con 5 macchine fisiche su cui girano server e client virtuali. I PC già in dotazione sono stati riutilizzati come terminali in un’ottica di “desktop on demand”

Pubblicato il 08 Ott 2012

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Carter & Benson è una società indipendente che opera nell’Executive Search, fondata dieci anni fa dall’iniziativa di professionisti e manager con competenze maturate in diversi settori dell’attività economica.

L’azienda conta su un network internazionale di società partner che hanno consolidato specifiche competenze in ogni singolo Paese e operano in stretta relazione con le aziende leader, multinazionali italiane e straniere.

Il business che caratterizza questa realtà aziendale, operante nel mondo della consulenza, si focalizza sull’analisi approfondita dei mercati che caratterizzano i diversi settori economici, con l’obiettivo di individuare le dinamiche che li regolano, i talenti e le risorse che vi operano e le competenze strategiche necessarie per potervi competere.

Le esigenze

I processi di business basati su dati altamente sensibili e le necessità dei mobile information worker richiedevano un’infrastruttura informatica che andasse oltre la tradizionale architettura client server.

L’esigenza di una superiore sicurezza logica (furto di dati) e di una superiore sicurezza fisica (perdita di dati), unita a esigenze di mobilità hanno spinto Carter & Benson ad avvalersi della collaborazione di un’azienda leader nella realizzazione e gestione di reti in architettura private Cloud Computing.

La soluzione

L’infrastruttura realizzata è costituita da un unico data center composto da 5 server fisici in architettura blade diskless, su cui girano server virtuali e client virtuali, seguendo il concetto virtual desktop infrastructure. Ciò significa che i dati e le macchine, sia client che server, risiedono tutti nel Cloud e i dati non lasciano mai il datacenter.

Grazie all’utilizzo del recente protocollo PCoIP, solo il desktop è inviato agli utenti, che possono lavorare attraverso differenti device, che vanno dal terminale stateless, al PC portatile, al tablet e perfino allo smartphone.

Ciò che ha guidato l’investimento è stata la scelta di concentrare risorse, ovvero di spendere denaro in ciò che ha valore, come il datacenter e di non spendere denaro in ciò che ha scarso valore e destinato ad una precoce obsolescenza, come i PC fissi. Nell’ottica della diminuzione del TCO della rete informatica, si è scelto di riusare i PC già in dotazione all’azienda riutilizzandoli come terminali, preservando in ogni caso l’altissimo livello di sicurezza dei dati.

La dinamicità tipica di Carter & Benson trova nella soluzione Cloud la possibilità di fare quello che tecnicamente è detto “grow and shrink”, ovvero la capacità di scalare on demand verso gli utenti che necessitano di maggiori risorse, allocando loro maggiore potenza di calcolo o maggiore memoria fisica a seconda delle esigenze individuali.

La tecnologia Cloud rende anche possibile il concetto di desktop on demand, ovvero la creazione “al volo” di una macchina virtuale nel giro di una manciata di minuti, nel momento in cui serve.

Anche la gestione dei singoli desktop trova notevole beneficio nel paradigma Cloud, potendo sfruttare la tecnologia delle macchine clone, i cosiddetti “linked clones”, ovvero la possibilità di creare gruppi omogenei di utenti con repliche esatte di una stessa macchina e gestendo solo la macchina originale, lasciando al sistema l’onere di replicare ogni cambiamento in maniera omogenea.

In questo modo si sgrava di molto il lavoro del personale IT, che può ora gestire decine di macchine come se fossero una, con una drastica diminuzione dei costi di gestione della rete.

La migrazione verso la remotizzazione dei desktop non ha imposto nessuna modifica nel modo di lavorare del personale, che nella maggior parte dei casi non si è accorto della transizione.

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