“La sfida oggi si gioca tutta sulla capacità di convincere le aziende a passare al cloud, ma ad un enterprise cloud robusto, sicuro, performante e ora anche aperto, un valore unico abilitante la modernizzazione delle applicazioni legacy e del data center. Il nostro punto di forza è che non andiamo dai clienti a presentare qualcosa che non hanno, ma garantiamo, nel segno della continuità, ciò di cui hanno bisogno, funzioni innovative a risoluzione dei quotidiani problemi che le imprese devono affrontare: velocità e prestazioni, flessibilità con il cloud, sicurezza e nuova intelligenza con Autonomous db e machine learning a tutti i livelli”. Così Fabio Spoletini, Regional VP Technology Francia, Italia, Russia/CIS & Country Manager di Oracle Italia, ha aperto una recente intervista con ZeroUno sulle prospettive di mercato che attendono la società nei prossimi mesi.
Il punto di partenza lo ritroviamo sempre nell’edizione annuale dell’Oracle Openworld di San Francisco, dove Larry Ellison, lo scorso autunno, ha dato una decisa accelerata alla strategia dell’azienda introducendo funzioni di sicurezza, automazione e intelligenza trasversali a tutta l’offerta. Partendo da quell‘Oracle18c Autonomous Data Base che diventa punto centrale del portfolio di prodotti Paas della società. “Con questo db – ha affermato Spoletini – si apre una nuova fase di automazione e di sicurezza: il fatto che sia possibile un continuo self patching, con un db sempre aggiornato, senza intervento umano e che garantisce una protezione continua e istantanea senza alcun intervento o pianificazione particolare, è oggi un enorme valore e soddisfa un’esigenza evidente: quella di essere sempre meglio protetti dalle minacce e dagli attacchi in un business che diventa sempre più digitale”. In pratica Oracle, con questa versione del data base, pone fine a tutta una serie di attività manuali degli utenti che attraverso uno scheduling programmato di downtime del db affrontavano un complesso aggiornamento delle patch di security. Oggi il nuovo data base fa invece il patching in real time e con tecniche di machine learning impara, dai pattern di dati derivati dagli event log, a proteggersi in autonomia, senza intervento umano, garantendo disponibilità continua, recovery e upgrades con il db on line.
“È stata un’accelerazione tecnologica molto importante, in cui funzioni di machine learning sono state applicate a tecnologie già esistenti per accelerare l’innovazione. Ma, ripeto – dice Spoletini – il nostro punto di forza è la garanzia per i nostri clienti di una continuità tecnologica su una base installata Oracle molto importante”.
L’accelerazione per spingere sul mercato il modello di enterprise cloud non ha riguardato solo le feature del nuovo db, ma nuove funzioni e servizi vanno ad impattare una serie di prodotti per agevolare il passaggio all’as-a-service. Ecco allora, ad esempio, l’Universal Credit: gli utenti di Paas e Iaas potranno fruire dei servizi utilizzando un modello contrattuale unificato, pagando solo il servizio a reale consumo. Un’opzione che aiuta i clienti nella loro gestione di improvvise e impreviste necessità elaborative, facilitando spostamenti cloud-on premise e viceversa, indispensabili al business digitale di oggi.
Modernizzare le applicazioni, trasformare in profondità il canale
Ma come valutare l’impatto di queste tecnologie di “Intelligent automation” sui sistemi informativi e sulle persone? Gli skill professionali inevitabilmente stanno cambiando da una dimensione di dettaglio e di specializzazione a criteri sempre più di governance e di analisi dell’impatto tecnologico sul business. L’abbiamo chiesto a Spoletini: “A mio avviso ci sono due punti di vista: il primo ha zero impact. In tutti i temi di autonomous non c’è grande impatto. Noi stiamo riducendo quella che è oggi una componente complessa del lavoro, quella del tuning e della gestione del data base. Con l’Autonomous db, devi solo spiegare quello che non devi fare più e i benefici immediati che hai. Il secondo punto, invece, è il tema più importante e più difficile: quello della modernizzazione delle applicazioni. E qui, a mio avviso, il cloud, e nello specifico il cloud Oracle, beneficiando di tutte le feature di machine learning, cyber security e autonomous, diventa l’elemento scatenante di questo processo di trasformazione applicativa, potendo declinare il modello as a service in tutte le sue diverse componenti Iaas, Paas, Saas come private cloud, con le cloud machine, piuttosto che public; è secondo me un enorme punto di forza. La nostra sfida, tutta ancora da vincere, è che dobbiamo far capire ai clienti che siamo una piattaforma abilitante, sia tecnologica sia applicativa; dobbiamo saper trasmettere la robustezza delle nostre soluzioni e un altro punto di forza importante: considerando che oggi molte applicazioni legacy e mission critical girano su Oracle, questa evoluzione avviene nel solco della continuità. Inoltre, il Cloud Oracle ha fatto un ulteriore salto in avanti con una vera e propria apertura al mondo Opensource. Con questa evoluzione diventiamo appetibili anche per il mondo dello sviluppo e dell’Open Innovation che copre ormai la parte più critica della Trasformazione Diugitale delle aziende”.
Ma se è vero che da un lato la tecnologia si fa sempre più carico della complessità, oggi il passaggio al cloud dev’essere ancora spinto e accelerato perché i tassi di diffusione restano comunque ancora abbastanza bassi. E intanto la pressione cresce, perché l’innovazione tecnologica e l’adozione dei consumatori finali è molto più veloce della capacità di adeguamento dell’IT. Abbiamo quindi chiesto al country manager Oracle come procede la complessa trasformazione del canale verso questo modello as a service. L’intelligenza sempre più embedded nelle tecnologie e il ricorso al cloud esasperano ulteriormente la necessità di trovare un canale che sappia aggiungere il corretto valore alle soluzioni, perché queste diventano più semplici, fruibili direttamente dagli utenti e il ruolo del partner, a cui si richiedeva fino a poco tempo fa molto lavoro di integrazione e di gestione, viene oggi svolto sempre più dalle tecnologie…
“Il canale deve compiere una trasformazione profonda che deve ancora avvenire – afferma il country manager – Onestamente non siamo ancora a piena velocità. E’ un tema molto delicato perché, oggettivamente, non tutti riusciranno a fare questo shift organizzativo, professionale e culturale. Servono competenze nuove ed essere in grado di cambiare la propria struttura dei costi, dei ricavi… Non tutte le aziende partner sono disposte a ridurre i propri contratti. Con il cloud, inevitabilmente il rapporto tra Oracle e i clienti finali diventa molto diretto, e quindi questo passaggio, per il canale, è molto delicato e complesso da affrontare. E questo è un problema generale, a prescindere da Oracle. Noi, d’altro canto, stiamo preparando insieme ai clienti le grandi sfide di trasformazione digitale che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni, sfide in cui il digitale sarà un canale di contatto con il mercato sempre più importante, e dobbiamo per forza rendere l’IT semplificato, più agile. Non c’è altra strada…”.
Ecco quindi in sintesi finale, i messaggi chiave dell’Oracle cloud per il 2018:
- rafforzare il messaggio di un passaggio al cloud nella continuità: “Diamo funzioni innovative per la risoluzione dei problemi che le aziende devono affrontare tutti i giorni e ci spendiamo una capacità di accompagnamento nella trasformazione del business, finalizzando la creazione, per le aziende, di un vero e misurabile vantaggio competitivo” ha detto Spoletini.
- cloud di livello enterprise vuol dire “velocità, flessibilità e soprattutto sicurezza e nuova intelligenza con autonomous db e machine learning a tutti i livelli. Oggi vediamo presso i clienti che passano anche mesi prima che venga effettuato un intervento di patching, e questo può essere molto grave. In un mondo sempre più digital è una grande vulnerabilità”.
- centralità del modello cloud nei processi di modernizzazione delle applicazioni legacy e non solo: “Noi abbiamo Il cloud di nuova generazione per gestire i legacy e modernizzarli abilitando anche iniziative di Open Innovation. Se oggi molti tra gli sviluppatori più importanti delle società competitor si spostano in Oracle, vuol dire che c’è una sfida importante e accattivante che stiamo giocando”.