BARCELLONA – La scala di priorità IT all’interno delle organizzazioni sta mutando rapidamente, assecondando il ritmo, e le nuove necessità tecnologiche, che la trasformazione digitale impone: il concetto emerge dalle considerazioni di Guido Appenzeller, Chief Technology Strategy Officer per l’area Networking and Security di VMware, in un’intervista con ZeroUno, a margine del recente VMworld Europe 2017 di Barcellona.
Il cloud rappresenta la più grande rivoluzione nell’IT, chiarisce il manager, ma da quando le imprese hanno cominciato a muoversi verso la nuvola le criticità sono cambiate. “Se due anni fa avessimo chiesto quale fosse il loro primo problema, avrebbero risposto: la gestione di sicurezza e compliance nel data center. Oggi, d’altra parte, il problema numero uno, che stiamo ascoltando direttamente dalla voce degli utenti, è la natura proprietaria del cloud”. In sostanza, spiega il manager, ogni cloud ha differenti API, hypervisor, e richiede team con competenze diverse. In generale, quando ad esempio si vuol migrare dati e applicazioni da un data center on-premise verso un cloud AWS o Azure, s’incontrano molte complicazioni: le tipologie di macchine virtuali, le configurazioni di rete, il sistema di permessi sono differenti.
Tra l’altro, proprio in questa fase della digital transformation, le imprese, per rendere l’IT ancora più agile in rapporto alle esigenze di business, non perseguono soltanto strategie ibride di tipo ‘private-public cloud’, ma sempre più si muovono anche verso l’adozione e integrazione di molteplici cloud pubblici, per cogliere i diversi vantaggi che ciascuno di essi offre, in termini di costi, tipologie di servizi, spazio di storage e quant’altro. Migrare verso una architettura multi-cloud accresce però ulteriormente le suddette difficoltà legate alla presenza di tanti ‘silos’ tecnologici.
Sfida ‘Any Cloud’: connettere qualunque cloud, unificando la gestione
In risposta allo scenario appena descritto, il bello della soluzione VMware, sottolinea Appenzeller, è che, ad esempio, attraverso una piattaforma software come Cloud Foundation, per il ‘software-defined data center’ – in grado di fondere le funzionalità di vSphere, vSAN, NSX e SDDC Manager in uno solo stack – permette di dispiegare infrastruttura, workload e servizi IT non solo nei classici cloud ibridi, ma anche in molteplici cloud pubblici, che possono essere quelli di AWS, IBM o altri partner, mantenendo in tutte queste nuvole lo stesso hypervisor, la stessa tecnologia di rete. Insomma, diventa possibile instaurare un ambiente operativo comune attraverso cloud privati e multi-cloud pubblici, ottenendo una flessibilità e facilità d’uso che per le imprese può rappresentare un notevole vantaggio.