Il cloud è uno dei tre ambiti dell’IT che campeggiano nell’ormai storico motto VMware Any App. Any Cloud. Any Device, che riassume in modo efficace la mission ultratrentennale leader nei settori della virtualizzazione e del software per il cloud. Ambiti per ciascuno dei quali il colosso di Palo Alto, California, si ripromette di fornire tecnologie allo stato dell’arte per build (creare), run (eseguire), manage (gestire), connect (connettere) e protect (proteggere). Ed è in questa matrice che, anche a VMworld 2020 e nei mesi precedenti si sono collocati gli annunci e i rilasci tecnologici e di servizi della sussidiaria autonoma del gruppo Dell EMC. “La strategia – precisa però Luca Zerminiani, Director Cloud Solutions Engineering, SEMEA, in un’intervista con ZeroUno – resta sostanzialmente la medesima, ma abbiamo effettuato salti in avanti e migliorie in tutte le aree di attività”.
Multi cloud per sfruttare le eccellenze degli hyperscale
Ci focalizziamo sul multi cloud perché ci sembra il trend cui più di tutti si agganciano le novità di VMware. Nell’ottica di avere applicazioni “che le rendano più agili e competitive – continua Zerminiani – le aziende tendono oggi a utilizzare diversi hyperscaler mirando a sfruttare i punti di forza che vedono in ciascuno di essi”: Google, ad esempio, che ha costruito la sua fortuna sul suo search engine, “viene considerata una buona scelta per l’intelligenza artificiale dato che lei stessa fa leva su di essa per il suo motore di ricerca. Guardando AWS non si può non tener conto che l’IT di Amazon è nato con in mente l’e-commerce”.
Semplificare e velocizzare la distribuzione delle applicazioni
In un mondo business (e non solo) che guarda sempre di più al multi cloud, per i manager di VMware l’area applicativa è quella in cui stanno crescendo maggiormente i budget IT. E semplificare e rendere più rapida ed economica l’attività di sviluppo, rilascio e distribuzione delle applicazioni in modo fluido fra on-premise, diversi public cloud e l’edge è diventato un imperativo.
“L’idea di infondere i container e Kubernetes direttamente in vSphere 7 è stata grandiosa” afferma Pat Gelsinger, CEO del vendor durante una conferenza stampa con i giornalisti e gli analisti europei.
Grazie a questa innovazione, avvenuta la scorsa primavera, è diventato infatti possibile, per i team DevOps che hanno sviluppato nelle tecnologie di virtualizzazione e per l’hybrid cloud di VMware, velocizzare il life cycle delle applicazioni e farle girare e muovere fluidamente ovunque sia installato lo stack VMware Cloud Foundation 4 del vendor. A VMworld 2020 sono state presentate novità anche in questo ambito con protagonisti partner quali AWS e Azure.
Sicurezza intrinseca a livello software e hardware
In un contesto sempre più multi cloud e con la crescita dell’IoT, da una parte, e dello smart working dall’altra, la sicurezza è un’altra priorità per VMware. Fra le novità più importanti in ambito security “l’ampliamento della tecnologia Carbon Black – spiega Sanjay Poonen, Chief Operating Officer, Customer Operations, VMware – perché la tradizionale security signature-based sta mostrando tutti i suoi limiti. Con l’annuncio di Carbon Black Workload, VMware porta la sicurezza dentro l’infrastruttura, utilizzando KPI, sensori e AI per monitorare tutto quanto accade nel cloud e non soltanto sulla miriade di endpoint connessi. La soluzione sarà disponibile gratuitamente per i prossimi sei mesi”.
Ma la sicurezza, così come altre attività tipicamente di infrastruttura (storage e networking), è protagonista del neonato Project Monterey, una nuova strategia per le architetture che utilizzano in modo rilevante l’accelerazione hardware con CPU, GPU, DPU e SmartNic. “Se le applicazioni diventano agili – afferma durante la conferenza stampa Paul Turner, Vice President Product Management vSphere at VMware – anche l’ambiente infrastrutturale delle esserlo”.
Partner del Project Monterey è in primis Nvidia. Ma stanno partecipando ai lavori anche Intel, HPE e Dell.