“Il multi cloud è il modello di business digitale per i prossimi 20 anni. Non si tratta più di avere un approccio ‘cloud first’, ma di essere ‘cloud smart’. Le organizzazioni dovrebbero avere la libertà di scegliere il ‘giusto’ cloud in base ai propri obiettivi strategici di business. Con il nostro approccio cloud agnostico siamo posizionati in modo unico per incontrare i nostri clienti dove sono e portarli dove vogliono andare. Diamo a ogni organizzazione il potere di accelerare la propria innovazione e di controllare il proprio destino nell’era multi cloud”. Raghu Raghuram, CEO di VMware (in foto di apertura), ha introdotto così i tanti annunci che hanno costellato VMworld 2021, l’evento della società californiana che si è tenuto dal 5 al 7 ottobre.
Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia, spiega in che modo le tante novità presentate sul palco virtuale della tre giorni andranno a collocarsi nel mercato italiano: “Oggi le aziende, anche a seguito della pandemia, hanno dovuto accelerare le loro strategie di trasformazione digitale. Un’accelerazione enorme che ha portato dei benefici, ma che si porta dietro anche delle complessità. E il cloud ha avuto un ruolo determinante in questa accelerazione digitale, soprattutto nelle sue forme multiple”.
Il ruolo delle applicazioni nel multi cloud
Dagli hyperscaler come AWS, Azure, Google Cloud, IBM, Alibaba fino al private cloud e all’edge, la funzione chiave di un cloud che abilita l’innovazione necessita di un approccio nuovo in grado di semplificarne la gestione. “In uno scenario così complesso – dice ancora Gigantino – la fanno da padrone le applicazioni, che sono il cuore dello sviluppo e della trasformazione digitale. Applicazioni che devono essere accessibili da parte di una workforce sempre più distribuita sul territorio nazionale ma anche internazionale. Oggi un’azienda media gestisce circa 500 applicazioni per le operazioni di business e queste applicazioni sono distribuite su vari cloud. Il 75% dei clienti VMware a livello mondiale si affida a due o più cloud pubblici e il 40% ne usa tre”.
Se si confrontano questi dati con la situazione italiana si scopre che, in base a quanto riporta l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il 43% dei nuovi progetti nasce sul cloud in maniera cloud-native oppure come modello di cloud ibrido o, in alcuni casi, in forma di private cloud. La maggior parte delle aziende utilizza almeno tre cloud provider in ambito SaaS e due in ambito IaaS. Avere tanti ambienti coincide con l’avere tanti silos, cioè con un problema fondamentale di omogeneità di gestione. “In un tale contesto – continua Gigantino – VMware ha lanciato l’iniziativa Cross-Cloud Services per offrire la possibilità di poter navigare in una complessità crescente e dare la scelta al cliente. Tutta la strategia di VMware da quando è nata punta in questa direzione, per evitare il rischio di lock-in e poter utilizzare il meglio del multi cloud”.
I 5 pilastri di VMware Cross-Cloud Services
I VMware Cross-Cloud Services si basano su cinque pilastri fondamentali. “Uno, la modernization. Se è vero che oggi l’innovazione si fa attraverso le app che devono rispondere alle esigenze dei clienti con un time to market veloce, allora è necessario avere una piattaforma applicativa che consenta di costruire, gestire e mettere in esercizio le app su qualsiasi cloud, indipendentemente dalla tecnologia sottostante”. Il secondo pilastro è una infrastruttura omogenea, seguito dal terzo, il cloud management che serve a offrire quella governance che talvolta è mancata, causando un disallineamento tra business e IT. Al quarto posto si situano “i servizi di sicurezza e i servizi di networking software-defined che permettono di omogeneizzare silos e servizi spesso disomogenei”. L’ultimo pilastro, guardando la digital workforce e quelli che sono i consumatori delle app, nonché l’impiego dell’edge computing in alcuni settori, manufacturing in primis, si focalizza sulla capacità di mettere a disposizione le risorse aziendali su una forza lavoro distribuita che accede con device di ogni tipo e da qualsiasi parte. Raffaele Gigantino sintetizza la visione di VMware nell’era del multi cloud, che emerge dai Cross-Cloud Services, in termini di “velocità, riduzione dei costi, omogeneità e controllo”.
Per un utilizzo di Kubernetes a portata di tutti
Rodolfo Rotondo, Business Solution Strategist Director EMEA di VMware, entra nel dettaglio di questa visione, prendendo le mosse dalla modernizzazione applicativa: “Vogliamo eliminare le barriere d’ingresso per accedere all’innovazione a beneficio di tutti, ad esempio riducendo la curva di apprendimento di Kubernetes che sappiamo essere abbastanza complesso sia per le organizzazioni sia per chi intende imparare a utilizzarlo. E riusciamo a farlo a costo zero”.
Questo è lo scopo della Community Edition di Tanzu, “un’edizione supportata dalla community, come dice il nome stesso, ma arricchita anche in termini di apprendimento, workshop, laboratori e così via. Una fonte di accesso all’innovazione totalmente gratuita che può essere eseguita ovunque. Insieme a questa – prosegue Rotondo – abbiamo anche annunciato una porzione gratuita di Tanzu Mission Control che consente di governare cluster Kubernetes dispersi su molteplici cloud”. Accedere all’innovazione significa inoltre “democratizzare l’accesso all’intelligenza artificiale”.
Nel marzo 2021, VMware e NVIDIA avevano annunciato la partnership per una piattaforma aziendale end-to-end AI-ready facile da implementare e gestire. La piattaforma congiunta include la suite software NVIDIA AI Enterprise che è stata certificata, ottimizzata e supportata da NVIDIA for VMware vSphere. La novità è che adesso Tanzu Kubernetes Grid Service, incluso in VMware vSphere with Tanzu, è integrato con NVIDIA AI Enterprise, il che permette ai clienti di automatizzare la delivery dei carichi di lavoro containerizzati e di gestire proattivamente le app in produzione sia on-premise sia in cloud con AWS e Azure.
L’offerta di VMware per la gestione dell’edge
Sul fronte dell’edge, che nella definizione di VMware riportata da Rotondo rappresenta “un’infrastruttura digitale distribuita per l’esecuzione di carichi di lavoro tra diverse location, posizionati vicino a utenti e dispositivi che producono e consumano dati”, VMware Edge riunisce una “soluzione pacchettizzata per la parte di compute. Un’infrastruttura pensata con lo scopo di costruire, eseguire, gestire, connettere e mettere in sicurezza tutte quelle applicazioni cloud native, ma che sono destinate all’edge”.
In particolare, SASE (Secure Act Service Edge) combina le funzionalità SD-WAN con funzioni di sicurezza fornite dal cloud, tra cui sicurezza web cloud, accesso alla rete zero trust e firewall. Funzionalità fornite in modalità as-a-service in entrambe le location edge, near e far, da un network globale di points of presence (PoPs). A livello traversale, che comprende perciò sia il cloud sia l’edge, un altro annuncio su cui si sofferma Rodolfo Rotondo è quello di EASE (Elastic Application Security Edge) che consente all’infrastruttura di rete e di sicurezza del data center o del cloud edge di adattarsi ai cambiamenti del traffico delle applicazioni, scalando verso l’alto e verso il basso al variare delle esigenze delle applicazioni.
Dalla governance del cloud alla sovranità dei dati
Le ultime due sottolineature del manager riguardano vRealize Cloud Management e l’iniziativa Sovereign Cloud. Il primo è “il control plane per VMware cloud che viene arricchito supportando tutti i provider nell’environment. Integrato con Kubernetes e con il servizio di intelligenza artificiale New Skylane Advisor Pro, è in grado di comprendere il comportamento di oltre 200 applicazioni. Il che significa che riesce a condurre una root cause analysis per prevenire i problemi prima che questi avvengano”.
Per quanto concerne, infine, l’iniziativa VMware Sovereign Cloud, serve ad accompagnare i clienti nella scelta di service provider cloud nazionali certificati per soddisfare i requisiti geo-specifici relativi a sovranità e controllo giurisdizionale dei dati, accesso e integrità, sicurezza e compliance, indipendenza e mobilità, data analytics e innovazione. Nel caso dell’Italia, il partner designato da VMware è stato Noovle, cloud provider del gruppo TIM.