La pandemia di COVID-19 ha accelerato l’adozione di tecnologie da remoto in numerosi settori, dalla telemedicina all’istruzione online, fino ai processi di verifica dell’identità. Le misure di distanziamento sociale e la necessità di operare a distanza hanno reso indispensabile l’adozione di soluzioni digitali innovative. Tra queste, l’eKYC (electronic Know Your Customer) ha guadagnato terreno, trasformando il modo in cui le istituzioni e gli operatori verificano l’identità dei clienti.
Alla crescente richiesta di un processo di customer onboarding rapido e sicuro, la fase di verifica dell’identità del cliente, nota come KYC (Know Your Customer), risponde rimpiazzando la carta con tecnologie avanzate per adempiere efficacemente agli obblighi in materia di antiriciclaggio, eliminando farraginose pratiche burocratiche.
Questo segna l’inizio dell’era dell’eKYC (electronic Know Your Customer).
Gli ostacoli, però, non mancano. Originariamente sviluppato per il settore bancario e finanziario, il KYC ora abbraccia vari settori, tra cui fintech, assicurazioni, telecomunicazioni, sanità e criptovalute. Per esempio, nel settore delle assicurazioni, l’eKYC permette di verificare rapidamente l’identità degli assicurati, riducendo il rischio di frodi e accelerando il processo di sottoscrizione delle polizze.
KYC: com’è cambiato e a cosa serve
L’eKYC rappresenta un metodo più agile, scalabile e affidabile per eseguire il KYC in quanto si serve di tecnologie avanzate per raccogliere e autenticare le informazioni del cliente, riducendo la necessità di interazioni fisiche e documenti cartacei. Utilizzato prevalentemente nell’ambito di transazioni digitali, è imposto come obbligo agli operatori registrati all’OAM (Organismo degli Agenti e dei Mediatori) dalle normative antiriciclaggio (AML, Anti-Money Laundering) e di contrasto al finanziamento del terrorismo (CFT, Counter-Terrorist Financing), ma viene adottato anche su base volontaria in altri ambiti.
Per esempio, alcune piattaforme di e-commerce adottano volontariamente l’eKYC per aumentare la sicurezza delle transazioni.
“L’eKYC salvaguarda l’integrità dei sistemi finanziari assicurando una corrispondenza certa tra la persona che sta dietro a una transazione elettronica e la persona che viene associata digitalmente a quella transazione. Lo scopo principale è prevenire reati come riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo, furto di identità e altre attività fraudolente” spiega Antonio Grillo, Chief Strategy & Innovation Officer, Mashfrog
In che modo si implementa l’eKYC a livello tecnologico
Il processo di eKYC parte dall’acquisizione dei dati (come nome, indirizzo, data di nascita e simili) su piattaforme web o applicazioni mobile. L’OCR (Optical Character Recognition) estrae automaticamente le informazioni rilevanti dai documenti caricati (ad esempio passaporto, patente di guida, carta d’identità).
L’autenticazione biometrica mediante riconoscimento facciale, impronte digitali o scansioni dell’iride assicura che l’identità presentata corrisponda ai dati biometrici in archivio. La validità e l’accuratezza dei dati raccolti sono garantite da collegamenti API a database governativi o di terze parti.
La crittografia serve a proteggerli durante la trasmissione e l’archiviazione, rispettando le normative sulla privacy e sulla data protection. Inoltre, alcuni sistemi eKYC includono il monitoraggio continuo delle attività del cliente per identificare preventivamente comportamenti sospetti o anomali.
Bisogna considerare, afferma Morris Uberti, Sales Manager Products Division, che “le tecnologie utilizzate per l’eKYC non hanno ancora raggiunto la piena maturità e non esistono strumenti che possano certificare l’identità dell’utente in modo infallibile. Attualmente, la capacità di automatizzare il processo e di riconoscere eventuali contraffazioni risente della qualità degli hardware di cui gli utenti dispongono per l’upload dei documenti e il riconoscimento facciale”.
KYC antiriciclaggio e onboarding clienti: l’impatto del digitale
In sostanza, l’eKYC elimina i punti di frizione nel processo di onboarding. La verifica dell’identità può essere completata in pochi minuti anziché giorni, eliminando la necessità di presenziare o inviare fisicamente documenti. L’automazione della raccolta e verifica dei dati riduce l’intervento umano e minimizza gli errori, oltre a ridurre i costi associati alla gestione, archiviazione e protezione.
L’esperienza del cliente è semplificata grazie a interfacce user-friendly che facilitano l’inserimento delle informazioni e il caricamento dei documenti necessari e l’accesso remoto che consente di completare l’eKYC da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Infine, le tecnologie biometriche offrono un alto livello di sicurezza, rendendo difficile per i truffatori falsificare l’identità o utilizzare documenti rubati. “Un processo – precisa Uberti – completamente digitale consente di rispondere istantaneamente ai bisogni dei clienti, migliorando la loro esperienza e riducendo il rischio che si rivolgano altrove”.
Come funziona l’eKYC nel contesto delle transazioni in criptovalute
A differenza delle transazioni bancarie tradizionali, che passano attraverso istituzioni finanziarie regolamentate e tracciabili, quelle in criptovalute vengono effettuate in modo anonimo e decentralizzato. A ciò si aggiunge il rischio legato alla mancanza di uniformità a livello di regolamentazione.
La difficoltà per le autorità e piattaforme di verificare la provenienza dei fondi e garantire che non siano il risultato di attività illecite, richiede di fare leva su sistemi di tracciamento avanzati che per esempio si basano su Blockchain e di collaborare con enti regolatori.
“Il KYC per l’antiriciclaggio diventa una responsabilità etica e sociale per gli operatori che gestiscono transazioni in criptovalute. Poiché non esiste un’autorità sovrana che standardizzi e controlli queste transazioni – osserva Grillo – ogni operatore deve impegnarsi a non facilitare usi illeciti. Un processo eKYC rigoroso permette di sondare le buone – o meno – intenzioni degli utenti”.
Crypto e KYC: i benefici di una soluzione all-in-one
Di fronte a un mercato crypto in forte crescita in Italia che ha superato la soglia dei quattro milioni di utilizzatori, Mashfrog ha ideato un prodotto che aggrega tutti gli strumenti necessari a una gestione efficiente e sicura delle transazioni in criptovalute all’interno del proprio ecosistema, eliminando i rischi legati alla volatilità e semplificando la gestione fiscale.
“Integrando l’eKYC in un gateway di pagamento in criptovalute come Mashfrog PayOnCrypto – sottolinea Grillo – è possibile mantenere gli utenti all’interno del flusso di acquisto, facendo eseguire l’eKYC direttamente nel carrello. Inoltre, si può adattare il livello di verifica in base al rischio associato alla transazione. Per transazioni di basso valore o per beni che non rappresentano un rischio elevato di riciclaggio, può essere sufficiente un KYC leggero. Per transazioni di valore più elevato o per beni che possono essere facilmente monetizzati, il processo di verifica può essere più rigido”.
“Facilmente implementabile negli e-commerce tramite plug-in e nei punti di vendita fisici con il web-POS, Mashfrog PayOnCrypto + eKYC consente ai commercianti di accettare Bitcoin, con la possibilità di incassarli direttamente in euro, ampliando la base clienti e raddoppiando il valore medio del carrello” prosegue il manager. “I clienti possono usufruire di una gestione sicura e affidabile del processo di conoscenza del cliente, con tecnologie OCR del documento e matching di liveness. I commercianti possono monitorare in tempo reale gli acquisti effettuati tramite monete digitali, con una visione chiara e dettagliata delle transazioni”.
In sintesi, Grillo sottolinea come eKYC rappresenti una svolta nel modo in cui vengono gestite le transazioni digitali, offrendo una maggiore sicurezza e un’esperienza utente migliorata. “Nel contesto delle criptovalute, l’implementazione di soluzioni come Mashfrog PayOnCrypto + eKYC non solo facilita l’onboarding dei clienti, ma contribuisce anche a mantenere l’integrità del mercato e a prevenire attività fraudolente” conclude.