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A tutto chip: il sogno del Made in India sempre più vicino



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Approvato il piano per la realizzazione della prima fabbrica di wafer intelligente, tutta made in India. Ma “per l’India e per il mondo”. Ne produrrà 50.000 al mese, dando lavoro a 20.000 persone. A realizzarla saranno la big nazionale Tata, assieme alla taiwanese PSMC, mentre il governo le applaude

Pubblicato il 14 mar 2024

Marta Abba'

Giornalista



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L’ecosistema di semiconduttori 100% indiano che il governo Modi ha promesso di realizzare in tempi record è effettivamente sempre meno una promessa elettorale e sempre più una realtà tangibile. Il più recente avanzamento dei lavori ha poi avuto una particolare risonanza a livello mondiale, perché si tratta di un primato. Non lo ha compiuto il governo in prima persona: le protagoniste sono state due aziende, ma con gli applausi di tutta la classe di rappresentanti politici al governo che può vantarsi di star facendo avverare un sogno dal nome fortemente evocativo e, allo stesso tempo patriottico. “Make in India, For the World”

Wafer e occupazione al prezzo di 11 miliardi di dollari

Il passo avanti significativo consiste nell’approvazione della realizzazione del primo impianto di produzione di wafer di semiconduttori della nazione. Il progetto promette una infrastruttura decisamente all’avanguardia, arricchita dall’intelligenza artificiale e da funzioni di automazione mirate ad ottenere la massima efficienza.

A occuparsene sarà la big indiana dell’elettronica Tata, ma la società taiwanese di foundry-as-a-service Powerchip PSMC la “assisterà” per permetterle di accedere ai “nodi più avanzati e maturi, tra cui 28nm, 40nm, 55nm, 90nm e 110nm, nonché di collaborare per la produzione di alti volumi”.

Costruita nella città di Sanand, un satellite della più grande città dello Stato del Gujarat, Ahmedabad, a regime la fabbrica raggiungerà livelli di produzione attorno ai 50.000 wafer da 12 pollici al mese. Un obiettivo che richiede investimenti economici – si parte con circa 11 miliardi di dollari – e anche in risorse umane. Si stima infatti che ci saranno 20.000 nuovi posti di lavoro

Prende forma la chip valley indiana

I primi settori a cui si pensa siano destinati i chip sono quelli dell’automotive, dell’informatica e dello storage di dati, come anche il mondo della comunicazione wireless e dell’intelligenza artificiale. Il governo ha aggiunto altri ambiti strategicamente di suo interesse, come quello dell’alimentazione di veicoli elettrici e l’elettronica di consumo. Una invasione di campo, da parte della politica, o un lecito intervento? Non è al momento stato chiarito se l’accordo Tata/PSMC sia legato al suo programma di sovvenzioni pubbliche nazionale: l’unico segnale governativo da parte dei rappresentanti ufficiali è stato un applauso.

La nuova infrastruttura in arrivo accompagna l’India nel mondo della produzione di semiconduttori, facendo sperare il paese in una netta riduzione dei rischi legati alla fragilità delle catene di approvvigionamento globali. Le ambizioni dell’India sembra però vadano ben oltre: potrebbe mirare a diventare uno dei leader del settore. L’ipotesi è molto probabile ed è stata già avvalorata da un annuncio della stessa Tata. L’azienda si è detta intenzionata a creare anche un’unità di test per semiconduttori e ha riferito che il conglomerato indiano CG Power “produrrà chip per applicazioni di consumo, industriali, automobilistiche e di potenza” insieme alla giapponese Renesas e alla tailandese Stars Microelectronics. Tutto avverrà sullo stesso terreno della fabbrica “primato” di Tata e PSMC, facendo intravedere il progetto di una vera e propria “Chip Valley indiana”.

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