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Gestione delle API: come sfruttarle al massimo mantenendo il controllo



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La gestione delle API è un elemento di maturità importante per le aziende che si stanno affacciando allo sviluppo o vogliono consolidare i loro asset, preparandosi alla crescita futura nel modo corretto.

Pubblicato il 10 lug 2024



Gestione delle API

Le API (Application Programming Interface) non sono affatto un concetto nuovo nel mondo IT. Secondo gli storici dell’informatica, la loro teorizzazione si può far risalire addirittura agli anni ’50 del 1900. E se il loro uso più importante in un progetto “moderno” risale al 2002 quando Amazon le adottò su indicazione di Jeff Bezos, il loro utilizzo ha iniziato a maturare solo in tempi recenti. Precisiamo che, quando usiamo il termine “maturare” non ci riferiamo alla loro diffusione, ma al loro utilizzo in modo consapevole e strutturato da parte delle aziende. Oggi la gestione delle API è diventato un tema attuale: rappresentano, infatti, asset digitali fra i principali di cui le aziende dispongono, spesso sotto forma di valore nascosto, poco sfruttato e organizzato in modo subottimale.

Gestione delle API: a che punto siamo?

Per capire meglio perché la gestione delle API sia importante e farci un’idea sul livello di maturità delle aziende italiane, ci siamo rivolti a Rocco Caputo, fondatore e CEO di ApiShare, azienda specializzata in API Management & Governance, che propone soluzioni integrate per la gestione delle API, anche dal punto di vista organizzativo. Come dato preliminare, ricordiamo che si tratta di un mercato in crescita: Gartner, per esempio, prevede un incremento del 30% nella domanda entro il 2026, trainato soprattutto dagli strumenti basati sull’intelligenza artificiale.

“Quando mi viene chiesto perché la gestione delle API è importante, racconto sempre un’esperienza che riscontriamo – spiega Caputo – in molte aziende troviamo API con funzioni simili o uguali sviluppate da dipartimenti diversi: in pratica accade spesso che si ripeta il lavoro perché, mancando una governance, l’azienda non ha controllo e contezza delle risorse che ha già sviluppato”. Un fatto decisamente in contrasto con le tematiche di ottimizzazione e controllo del budget sempre più attuali oggi, e che soprattutto spiegano perché la gestione delle API non sia un tema valido esclusivamente per chi le espone all’esterno o ne fa parte del business.

La gestione delle API come percorso di adozione

Il bisogno di organizzazione nasce da un sintomo piuttosto comune per l’innovazione nel campo IT: lo sviluppo al bisogno. “Spesso – sottolinea Caputo – le API sono sviluppate sulla base della contingenza: pertanto, ricevono di rado la corretta attenzione sotto il profilo organizzativo. Un uso strumentale, sicuramente agile ma poco lungimirante”.

La lungimiranza, invece, è proprio uno degli aspetti fondanti del modo attuale di intendere l’innovazione tecnologica, ed è la finalità su cui ApiShare suggerisce di concentrarsi. Così Caputo: “Il raggiungimento della maturità tecnologica nel campo della gestione delle API è un viaggio, un journeyche deve coinvolgere in misura uguale persone e tecnologie. Il nostro approccio prevede, fra le altre cose, di risolvere uno dei problemi storici dello sviluppo: la carenza comunicativa fra utenti e developer, per costruire una governance solida che abbia il potenziale per aprirsi, in prospettiva, anche a stakeholder esterni all’organizzazione. Prima di esplorare nuove frontiere, devo assicurarmi che la base sia solida e ben strutturata”.

Costruire nel modo corretto

Nel percorso verso una gestione delle API efficace, ApiShare ha identificato tre step:

  • Foundation, in cui si organizza il proprio interno per cogliere vantaggi
  • Adoption, in cui si organizzano i processi e si concerta il lavoro dei team di sviluppo
  • Monitor and control, in cui si segue l’ottimizzazione e la messa a regime delle soluzioni

“Oggi molte aziende sono in fase di Adoption, ma senza una adeguata Foundation” spiega Caputo. “Fortunatamente si può correre ai ripari, analizzando quello che già esiste in azienda e ricostruendo i passaggi mancanti”. L’obiettivo è avere una crescita rapida ed efficiente: per farlo l’azienda deve prepararsi ai possibili business case in anticipo.

Caputo spiega così il tema: “Il miglior risultato si ottiene mettendo le basi e diffondendo la corretta filosofia, dando così una direzione, per poi proiettarsi verso la massimizzazione del ritorno di investimento, che si tratti di ottimizzazione delle risorse oppure di monetizzazione. Il vantaggio di questo approccio è che ha un ritorno di investimento facilmente misurabile in tempi rapidi, sotto forma di risorse, umane e tecnologiche, risparmiate e messe a valore”.

Il mindset indispensabile

Naturalmente lo scenario ideale è quello di un’azienda abbastanza lungimirante che può pensare di non cimentarsi subito con lo sviluppo, ma porre preliminarmente le basi solide che permettano di semplificare l’evoluzione e i passaggi successivi. Come sottolinea Caputo questo è risolvibile, ma è necessario un cambio di mentalità: quando un’azienda inizia a puntare fortemente al tema delle API, le diverse divisioni devono avere una Linea Guida comune, strutturandosi per essere più efficiente internamente e soprattutto perché la fase di adozione sia quanto più orizzontale possibile, senza “scatti in avanti” che, sul lungo termine, si traducono in scarsa controllabilità dei processi.

“Il vantaggio del nostro approccio alla gestione delle API è quello di offrire una soluzione solida e orientata al futuro, con un ROI misurabile già alla prima milestone del processo, nella fase di ottimizzazione” conclude Caputo.

Un sistema che non ha “segreti”, ma solo alcuni importanti punti fermi. Uno su tutti, come abbiamo accennato, il coinvolgimento di persone e tecnologie in misura uguale: “L’errore di molte aziende è quello di buttarsi sulla tecnologia, partendo dal codice. Invece è necessario partire dalle persone, decidere chi sarà coinvolto nel progetto: chi porta idee, chi chiede risultati, e così via. Bisogna sapere cosa chiedere e cosa offrire a ciascuno. L’adoption funziona solo se le persone sono coinvolte in modo opportuno, soprattutto fra le figure non tecniche: prima un’azienda interiorizza questo concetto, migliore sarà il suo API journey” conclude il CEO.


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