DATACORE POINT OF VIEW

L’infrastruttura di storage è un elemento chiave per il successo di oggi e di domani



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Scegliere soluzioni software-defined e puntare sull’object storage permette di crescere in modo sostenibile, garantendo protezione dei dati e business continuity. Ecco l’esperienza di DataCore Software e del suo partner EyeLink

Pubblicato il 18 mar 2024



Innovazione e tecnologia per il system integration

Essere un system integrator nell’Italia del 2024 non è per nulla facile. Tra tecnologie che evolvono rapidamente, dati in spropositata crescita e una cultura IT ancora tendenzialmente troppo arretrata, proporre soluzioni innovative per la gestione dello storage è quasi una scommessa. Ma quando la competenza incontra la tecnologia, come nel caso del system integrator veneto EyeLink e della statunitense DataCore Software, sono scintille.

Sposare scelte tecnologiche legate al concetto di software-defined per la gestione dello storage e dell’object storage permette indubbiamente di ingranare una marcia in più, riuscendo a spiegare ai clienti perché l’adozione delle soluzioni DataCore può essere la risposta più adatta alle nuove esigenze. Rispetto a quando è nata, con SANsymphony come prodotto software capace di slegare quello stretto vincolo tra l’hardware vendor e la gestione dello storage, oggi DataCore Software ha fatto passi da gigante nel percorso che vede object storage e container storage nuovi protagonisti nel settore della memorizzazione dei dati.

Nicola Fort, CTO di EyeLink, e Tamara Callegari, Sales Director di DataCore Software per l’Italia approfondiscono il tema e spiegano come le aziende italiane si stanno muovendo.

Alla ricerca dell’innovazione

EyeLink, Silver Solution Provider di DataCore, nasce nel 2004 con una forte specializzazione sulle soluzioni per la sicurezza delle reti e infrastrutture. La ricerca continua di innovazione è una delle caratteristiche principali dell’azienda, sempre alla ricerca di nuove soluzioni che possano incontrare e anticipare le crescenti esigenze IT delle imprese italiane.

Lavoriamo con clienti di varie dimensioni e con alcune realtà di caratura internazionale,spiega Fort. “Rispetto ai clienti, il nostro ruolo è anche quello di essere un advisor. Non necessariamente arriviamo a fornire le soluzioni che inseriamo nei nostri progetti e quindi si crea un rapporto molto confidenziale, soprattutto con le realtà più grandi, dove magari operano player più grossi di noi”.

Nicola Fort, CTO di EyeLink, e Tamara Callegari, Sales Director di DataCore Software

In questi casi avere un punto di vista esterno, un consulente indipendente non particolarmente legato agli interessi di un grande vendor, aiuta a identificare soluzioni più efficienti o convenienti. Pur essendo l’Italia, come spesso accade, un passo indietro a mercati come gli Stati Uniti e operando su aziende tendenzialmente di dimensioni inferiori, i problemi da affrontare sono sostanzialmente gli stessi. La sicurezza e l’affidabilità del dato sono un tema comune alla multinazionale come alla piccola impresa familiare. A variare sono ovviamente la scala di adozione e il budget disponibile, oltre al fatto che più grande è l’organizzazione più è comune trovare competenze interne.

Un mindset da cambiare

Se il backup è ormai entrato nel comune sentire di qualsiasi azienda, termini come business continuity, immutabilità del dato o disaster recovery non sempre sono ben presenti nella mente di chi opera in piccole strutture. “Sono cose di cui fondamentalmente tutti hanno bisogno,” dice Fort. “Magari non le identificano con il nome corretto, ma sanno di averne bisogno. Negli ultimi due anni c’è stata un’enorme accelerazione, anche per effetto dei numerosi eventi catastrofici che hanno colpito diverse parti d’Italia. Tanti clienti tra quelli che seguiamo hanno alzato il loro livello di attenzione”.

A questi timori si aggiungono sempre più spesso esigenze legate alla conformità. Per essere parte di una filiera che rifornisce aziende più grandi, magari multinazionali, è sempre più necessario rispettare normative specifiche o aderire a best practice riconosciute, pena l’essere esclusi dal business. “Infine, almeno nella nostra esperienza, c’è la recente esplosione di ransomware, che oggi provoca danni reali, mentre prima era più un argomento di chiacchiera”.

L’importanza di essere software-defined

Le proposte DataCore vengono in prima battuta prese in considerazione perché sono software-defined, termine di cui da qualche tempo si fa un gran parlare. Ma presto si scopre che la sostanza non manca. “Sono soluzioni con un grande valore tecnologico, che possono essere applicate in modo sartoriale pur mantenendo lo stesso set di caratteristiche,afferma Fort. “A cambiare è solo la dimensione del deployment. Dal nostro punto di vista questo ci permette di avere un unico strumento che può essere replicato con le sue specificità su clienti di scala diversa”.

Uno dei vantaggi apprezzati dalla clientela di EyeLink è legata all’integrazione delle tecnologie cloud, che negli ultimi anni hanno preso sempre più piede. Questo però molte volte non si è rivelato un vantaggio per le aziende, che dopo essersi affidate in toto ai fornitori di servizi si sono trovate di fronte a una strategia a senso unico: quando arriva il momento di riconsiderarla emergono i problemi, perché le imprese tendono a non considerare quanto possa rivelarsi complicato, lento e a volte anche costoso recuperare i dati per tornare a gestirli internamente o semplicemente per aderire a un’offerta di un altro player.

Le aziende stanno scoprendo che un approccio ibrido, con la possibilità di avere la stessa soluzione on-premises e in cloud, spostando senza problemi i dati da una parte all’altra, è quello migliore,” spiega Fort. “Ed essendo quelli di DataCore software basati su standard di mercato è possibile migrare da una tecnologia all’altra senza toccare le applicazioni e senza essere legati mani e piedi a uno specifico vendor”.

Il settore delle navi da crociera

Tra le esperienze di EyeLink c’è anche quella di un settore particolare come quello delle crociere. La quantità e la qualità dell’IT che si trova a bordo delle moderni navi non ha nulla da invidiare a quella presente in un data center aziendale. Si tratta per altro di ambienti che pongono sfide particolarmente impegnative, dove l’operatività deve essere garantita 24 ore al giorno, sette giorni a settimana per 365 giorni all’anno: ogni fermo di una nave da crociera si traduce immediatamente in perdita di ricavi.

A ciò si aggiunge la difficoltà di intervento in caso di guasto, dato che una nave da crociera può trovarsi in qualsiasi parte del globo e far intervenire personale specializzato può richiedere quantità di tempo e denaro non gestibili. Business continuity ed elevata affidabilità sono quindi due elementi fondamentali in questo tipo di installazioni. Dove si ritrovano, tutte insieme, le esigenze tipiche del mondo industriale, dell’hospitality di lusso e del settore corporate, pur senza avere a bordo personale con competenze particolarmente elevate.

Soluzioni come quelle di DataCore possono essere gestite da remoto e anche molto semplicemente,” sottolinea Fort. “Inoltre, il cliente finale non si ritrova a bordo soluzioni hardware specializzate, che magari sono difficili da reperire in alcune parti del mondo, ma solo hardware standard facilmente sostituibile in caso di guasto.

Di norma, l’infrastruttura IT di una nave da crociera viene progettata dal costruttore, con l’armatore che si “limita” a dare una forte impronta alla soluzione che vuole ottenere. La realizzazione è quindi solitamente demandata al cantiere, che si appoggia ad aziende specializzate. Il grande vantaggio è che a fronte di un progetto di successo questo può essere facilmente replicato su tutte le navi della flotta, rendendo il business decisamente appetibile.

La crescita dei Managed Service Provider

Partendo dall’esperienza di EyeLink, Tamara Callegari affronta l’argomento del canale, che, come le soluzioni tecnologiche di DataCore, è in costante evoluzione. Continua, per esempio, a crescere il numero dei Managed Service Provider (MSP) in grado di proporre servizi gestiti. A quelli di impostazione più tradizionale si affiancano via via i system integrator che stanno a loro volta mutando pelle per aderire meglio alle esigenze del mercato attuale. Le piccole e medie imprese fanno molta fatica a trovare personale con le competenze necessarie e sempre più si rivolgono quindi a fornitori di servizi che siano in grado di dare risposta a questa criticità.

I nostri partner si trovano bene con le soluzione di DataCore perché riescono a gestire diverse tipologie di clienti e a offrire i servizi a costi sostenibili,spiega Callegari. “Sono quindi un’ottima alternativa alla scelta del cloud, che potrebbe risultare più costoso e a volte creare difficoltà di connessione. Ai partner che si sono uniti a noi specializzandosi con SANsymphony, oggi si affiancano tutti quelli che invece sono interessati al mondo dell’object storage, che per noi significa la piattaforma Swarm”.

L’object storage è una “killer application” in alcuni settori

L’importanza dell’object storage viene evidenziata da Nicola Fort: “Le richieste per questa tecnologia non mancano ed è quindi un tassello che abbiamo aggiunto volentieri al nostro portafoglio. Ci sono dei settori verticali in cui questa è proprio la ‘killer application’. Pur lavorando con clienti che nove volte su dieci non hanno una policy ben definita sulla vita del dato, lo storage immutabile sta assumendo una grande importanza. E poi c’è la percezione che i clienti hanno della loro necessità di ampliare la capienza dello storage: quando hanno in mente una certa quantità, noi già pensiamo che ne serva il triplo, perché bisogna garantire la business continuity, gestire il backup e anche l’archiviazione a lungo termine. Aver trovato una tecnologia come l’object storage ci permette di accompagnare questa crescita in modo più efficiente, non per ridurre i budget, ma per investire il denaro in modo diverso”.

La grande attenzione verso la sovranità del dato abbinata alla preferenza per una soluzione che utilizzi tecnologie cloud gioca a favore di Swarm. “Oggi come oggi non è che ci siano tantissime soluzioni on-premises che indirizzino in modo enterprise questa esigenza,sottolinea Fort. “Su investimenti così rilevanti, avere un modello di business ‘pay-as-you-grow’ è un vantaggio non da poco: l’idea di fare il passo più lungo della gamba è una preoccupazione sempre presente nel nostro cliente”.

Nella pubblica amministrazione Swarm è una chiave vincente

Diversa è la situazione della pubblica amministrazione, dove sono in gioco molti fondi derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Qui è in atto un processo di trasformazione digitale che passa soprattutto da grandi quantità di documenti che devono essere convertiti dal formato cartaceo a quello digitale. La base altamente scalabile e flessibile di Swarm è in questo contesto una chiave vincente.

Abbiamo progetti veramente interessanti in quest’ambito,” conclude Tamara Callegari, “dove il nostro compito è aiutare gli enti nazionali e locali a investire in un’infrastruttura adeguata per poter gestire al meglio questo viaggio digitale”.

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