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Pure Storage: “per gestire i dati serviranno sempre più flessibilità e innovazione”



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Non solo performance e capienza: il futuro dello storage si concentra sui servizi e sulle funzionalità software in ambiente ibrido

Pubblicato il 8 mar 2024

Marco Schiaffino

Direttore ZeroUno



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Il nuovo mantra dell’IT, incentrato sui concetti di flessibilità e scalabilità, sta coinvolgendo ogni aspetto dell’evoluzione tecnologica. Non fa eccezione il settore dello storage, la cui interpretazione è sempre stata storicamente incentrata solo su parametri come capacità e prestazioni. Oggi questa visione “bidimensionale” si espande e coinvolge anche altri fattori.

“L’evoluzione delle logiche dell’IT richiedono di interpretare in maniera diversa il ruolo stesso dei vendor di tecnologia, anche nel settore dello storage” esordisce Paolo Fontana, Country Manager per l’Italia di Pure Storage. “Temi come la sostenibilità, sia a livello economico che ambientale, impongono l’adozione di nuove strategie basate su una maggiore flessibilità e una reale innovazione che garantisca anche il massimo livello di sicurezza”

Service Level Agreement in primo piano

La visione delineata da Paolo Fontana prende le mosse da una serie di conferme riguardo la strategia adottata dall’azienda statunitense che punta sul paradigma dello “storage as a service”, basato su una logica a consumo in cui si abbinano flessibilità e gestione dei costi. “Le novità che abbiamo introdotto nel nostro modello commerciale riguardano principalmente le SLA proposte alle organizzazioni che si affidano alle nostre soluzioni” spiega il manager di Pure Storage.

Sotto questo profilo, l’azienda ha focalizzato l’attenzione in particolar modo sui consumi energetici. Un tema, quello dell’impatto dello storage, che ha una duplice importanza, sia sotto il profilo dell’impronta ecologica, sia sotto quello dei costi. “Eseguiamo un’analisi per definire un livello di consumo massimo delle risorse – spiega Fontana – e ci impegniamo a rientrare in quel parametro, mettendo in campo qualsiasi azione necessaria”.

La valutazione citata da Paolo Fontana comprende anche i consumi legati al raffreddamento dei sistemi, sui quali il manager di Pure Storage sottolinea l’importanza dell’uso di tecnologie flash, che comportano una minore produzione di calore rispetto alle unità di memoria tradizionali. “Abbiamo misurato il risparmio in termini di consumi e si attesta sull’80%” specifica Fontana.

La sicurezza tra tecnologia e servizi

Il binomio storage-sicurezza richiama immediatamente il tema degli attacchi ransomware e le tecnologie che permettono di contrastarli (o mitigarli) a livello di gestione del dato. Se le soluzioni tecnologiche, come l’adozione dell’AI per individuare eventuali anomalie a livello di gestione delle informazioni, permettono di agire in via preventiva, l’attenzione di Pure Storage si è concentrata sulle soluzioni di remediation. Non solo a livello tecnologico, ma anche a livello di servizio.

“Spesso la vittima di un ransomware si trova in una situazione di stallo. Oltre a trovarsi i dati crittografati, è impossibilitata a eseguire il ripristino perché lo storage è pieno” spiega Fontana. “Il servizio che proponiamo prevede un’assistenza che consente, nel giro di 24 ore, di ricevere un sistema paritetico a quello in uso e poter superare così l’empasse”.

Tutto questo per quanto riguarda le soluzioni on-premise. I servizi rivolti al cloud, invece, prevedono una collaborazione con AWS per fornire ai clienti dell’hyperscaler un servizio di “Disaster Recovery as a service”. In questo caso, il sistema di recovery sviluppato da Pure Storage viene reso disponibile attraverso l’implementazione di uno storage virtuale all’interno dei data center AWS.

“In pratica sulle macchine lo storage viene gestito attraverso il nostro sistema operativo proprietario” spiega Fontana. “In questo modo è possibile utilizzare il nostro strumento di ripristino che garantisce tempi di recupero estremamente contenuti e permette così di abbattere il fermo in caso di un incidente informatico”. Non solo: il manager sottolinea anche come l’uso del software di gestione Pure Storage su AWS porti con sé una serie di funzionalità, come la crittografia, compressione e deduplica dei dati che, normalmente, sono disponibili solo sulle macchine “fisiche” dell’azienda.

Una nota particolare merita la funzione di replica dei dati, che consente di eseguire facilmente il passaggio da on premise a cloud. “Si tratta di una funzionalità particolarmente utile per le aziende che, oggi, stanno adottando sempre più spesso un approccio ibrido” sottolinea Fontana. “Questo da una serie di vantaggi a livello di controllo, manutenzione e monitoraggio. La gestione del dato è infatti indipendente dalla sua collocazione”.

Le dimensioni contano

Sotto l’aspetto più “tradizionale”, la prossima evoluzione tecnologica annunciata da Paolo Fontana (e prevista per il 2026) è la disponibilità di singole memorie da 300 terabyte. “Si tratta di un passo avanti in termini di densità delle memorie che ci consentirà di produrre dispositivi sempre più compatti” spiega. “Una riduzione di dimensioni che va incontro alle esigenze delle aziende in molti ambiti”.

Uno di questi, a livello di scenario, è la soddisfazione dei bisogni legati all’implementazione di sistemi orientati all’edge computing, in cui la possibilità di installare sistemi informativi distribuiti si scontra spesso con la disponibilità di spazio fisico per ospitare i dispositivi. “Uno dei casi d’uso più comuni in tal senso è quello legato al settore retail” sottolinea il Country Manager di Pure Storage. “Si tratta infatti di strutture in cui spesso ci sono spazi piuttosto ridotti per alloggiare i sistemi IT”.

In tempi in cui le aziende si interrogano su come gestire le enormi moli di dati che si trovano a gestire (anche con la complicità della diffusione dell’AI) si tratta sicuramente di una buona notizia.

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