Proponendosi di “prendere il toro per le corna”, Alphabet ha incaricato il suo spin off Sidewalk Infrastructure Partners (SIP) di migliorare l’impatto energetico dei data center. I consumi di questo settore, già alti, hanno subito un’evidente impennata con l’esplosione del cloud computing e delle elaborazioni di dati AI, diventano una vera e propria sfida per la rete. Serviva un nuovo approccio, secondo la big tech, convinta che il continuare a realizzare nuovi centri nel mondo non sia una soluzione né definitiva né, men che meno, sostenibile.
Flessibilità e sostenibilità, le promesse di Verrus
Specializzato nel trovare approcci innovativi per risolvere problemi infrastrutturali complessi in campo anche energetico, SIP si è messo al lavoro, sviluppando e lanciando Verrus. Con questo progetto, un nuovo concetto di gestione energetica fa il suo esordio sul mercato dei data center, proponendo un approccio più flessibile. Quindi potenzialmente più green.
Nel concreto, con Verrus si introducono “microgrids” munite di batterie avanzate ad alta potenza gestite attraverso un software che suggerisce come allocare di volta in volta l’energia a compiti e applicazioni specifiche.
Questo nuovo dinamismo potrebbe aiutare a soddisfare le moderne esigenze informatiche senza sprechi né squilibri, gestendo i forti picchi di utilizzo del cloud computing come anche le richieste imponenti del training AI. Lo si riuscirebbe a svolgere nelle ore in cui la domanda di energia complessiva cala, per esempio, mettendolo in pausa nei momenti di intenso lavoro legato a un servizio cloud aziendale.
Secondo SIP, e Alphabet, sarebbe una soluzione vincente anche perché scalabile e sempre adattabile al contesto, anche a quello che conosceremo solo fra qualche anno.
Entro il 2027 i primi tra data center Verrus
Non si tratta, però, di un progetto “futuribile”, destinato a fare titolo per poi restare sulla carta. Entro il 2027 lo spin off mira realizzare e rendere operativi i primi tre data center progettati con l’architettura di Verrus. Sembrerebbe sorgeranno in Arizona, in California e nel Massachusetts, e si stima costeranno un miliardo di dollari, in totale, di cui almeno un centinaio di milioni da investire subito, per essere avviati.
L’impegno economico è ingente, ma ingente è anche l’interesse che SIP racconta di aver percepito da parte di vari “hyperscaler“, Alphabet compresa. Saranno in futuro uno dei segmenti target per raggiungere il successo, un desiderio che lo spin off “cova” da tempo.
Il suo team stava infatti segretamente lavorando a Verrus da quasi due anni, da quando aveva iniziato a condurre ricerche specifiche e approfondite sulla gestione della rete elettrica. La sua soluzione regala sollievo e speranze al settore, dal punto di vista energetico, ma il timore è che lo porti a non prendere più sul serio il problema dei consumi elevati. Verrus aiuta, ma non risolverà la crisi energetica e nemmeno quella climatica.
Continua a essere necessario prestare attenzione all’utilizzo delle risorse, trovando il coraggio e i fondi per investire anche nell’innovazione di software e hardware. Continua a essere altrettanto necessario studiare come costruire e utilizzare un’architettura di batterie a super-capacità per gestire la distribuzione dell’elettricità, infatti – fortunatamente – oltre a SIP, ci sono altre realtà al lavoro, più o meno segretamente.