Quando ho cominciato a lavorare come giornalista nel settore tecnologico erano gli ultimi anni del secolo scorso. Di computer e Internet, in quegli anni, si occupava solo una nicchia di appassionati e agli occhi dell’opinione pubblica l’informatica era una sorta di hobby per “gente strana”. Per chi aveva annusato l’aria, però, le potenzialità di quegli strumenti che promettevano di cambiare il mondo, erano chiare. È stata questa percezione che mi ha portato ad abbandonare una promettente (?) carriera legale per abbracciare il giornalismo entrando nella redazione di Computer Magazine.
A distanza di un quarto di secolo, mi viene da dire che quel primo salto nel buio è stato terribilmente azzeccato. Dopo (tanti) anni in cui i giornalisti di settore sono stati considerati “figli di un dio minore”, la categoria ha finalmente il riconoscimento che merita. Per raccontare il mondo di oggi, la conoscenza del settore tecnologico e la lettura dei processi di digitalizzazione non sono un optional: sono indispensabili.
Certo, non è stato un processo lineare e nemmeno facile. Chi, come me, ha cominciato la carriera nella carta stampata si è trovato presto di fronte al cortocircuito di un web che ha cannibalizzato, annichilito e stravolto il mondo della comunicazione, facendo piazza pulita delle edicole e delle care, vecchie riviste periodiche. È stato in quel momento in cui mi sono trovato a fare il secondo salto nel buio, scommettendo sulla carriera da freelance dopo gli anni che mi avevano portato a guidare la testata in cui avevo cominciato la mia carriera.
Per fortuna, il passaggio personale ha coinciso con l’evoluzione di “quel mondo là fuori”, in cui la trasformazione digitale è diventata vettore di evoluzione in tutto il mondo del business. È così che, quasi senza rendermene conto, sono approdato alla direzione di ZeroUno (terzo salto nel buio) all’interno di un gruppo editoriale dinamico e innovativo come Digital360, che ha messo la promozione della trasformazione digitale al centro della sua mission.
Ora “quel mondo là fuori” è cambiato di nuovo e il richiamo che esercita è troppo forte per resistere. Troppo forte la tentazione (necessità) di adattare il mio ruolo alla nuova dimensione che la digitalizzazione sta assumendo nella nostra società. Perché la dimensione digitale interseca ormai aspetti legati alla cittadinanza, ai diritti civili, contaminandosi spesso con quella affascinante e sfuggente galassia (e mio grande amore) che è la cybersecurity. Troppo forte il desiderio di sperimentare nuove forme di comunicazione e di collaborazione.
Insomma: sono di fronte al quarto salto nel buio, che coincide con un ritorno al ruolo di freelance ed è accompagnato da quella splendida, spaventosa, affascinante sensazione che accompagna il momento in cui ci si reinventa (almeno in parte) per l’ennesima volta.
Nel ringraziare tutt* le persone con cui ho avuto il piacere di collaborare in questi anni in Digital360 – lo farò meglio sui social – e con cui sono certo di continuare ad avere a che fare sia in ambito personale che lavorativo, mi resta solo da fare un grande in bocca in lupo a Vincenzo Zaglio, che a giorni si troverà a guidare quella splendida realtà che è ZeroUno.
Caro Marco, sono io che devo ringraziarti per lo straordinario lavoro e impegno nel guidare la testata di riferimento per i CIO in Italia. CIO che saranno sempre più chiamati a rivestire ruoli diversi in azienda, dosando sapientemente skill manageriali, di business, di vision e tecnici. Per dimostrare – e purtroppo ce n’è ancora bisogno – che non si tratta più di allineare il business con l’IT, ma di affermare che l’IT stessa è business e come tale deve portare valore in azienda. Con ZeroUno cercheremo di supportare i CIO in questo meraviglioso viaggio, contando anche sul tuo importante contributo. In bocca al lupo! Vincenzo