Sabato sera, cena con amici. Una di noi, regista in Rai, risponde a una chiamata con aria interrogativa. Poi la vediamo spalancare gli occhi: “Cosa? Ma stai dicendo sul serio?”. Smettiamo di parlare, gli sguardi sono concentrati su di lei che posa il telefono e: “Conte sta per annunciare che blinda la Lombardia. Era un collega che è in vacanza e sta rientrando di corsa a Milano”.
Che la situazione fosse grave lo sapevamo ovviamente, ma questo annuncio ci sgomenta. Poi ci diciamo che è la cosa migliore da fare, che bisogna arginare il contagio, che dobbiamo fare tutti la nostra parte e che quella del governo è la decisione migliore. Il mio primo pensiero non è andato al lavoro, devo essere sincera, ma una volta rientrata a casa, ho iniziato a pensare alle attività di questo periodo e, come ho scritto nell’editoriale di pochi giorni fa, ho considerato che l’impatto di questa nuova restrizione sarebbe stato, nella mia quotidianità, piuttosto limitato.
Poi un flash: “L’IBM Cloud on Air! Come accidenti facciamo a farlo?”.
L’evento nasceva già come diretta streaming, in tempi assolutamente non sospetti. Digital360 e IBM avevano fatto questa scelta lo scorso autunno e l’organizzazione era già partita da mesi: 6 ore di diretta, un’agenda di oltre 50 relatori, tra aziende utenti, analisti, partner e manager e tecnici IBM. La provenienza? Praticamente da tutta Italia perché la diretta doveva essere trasmessa dagli IBM Studios in piazza Gae Aulenti a Milano.
Quando il Covid-19 ha iniziato a intrufolarsi nelle nostre vite abbiamo rivisto il format, consapevoli che, visto che il focolaio principale era nella nostra regione, sarebbe stato opportuno fare qualche collegamento da remoto invece di chiedere ai relatori residenti a centinaia di chilometri di distanza di muoversi verso Milano. Il resto, le oltre 20 persone coinvolte nell’organizzazione e gli speaker lombardi o delle zone limitrofe, sarebbero comunque confluiti negli IBM Studios con ingressi contingentati e rispettando tutte le misure di prevenzione che, fino a quel momento, si pensava fossero sufficienti.
Con la Lombardia “blindata” questa strada diventava però impraticabile.
Piuttosto sconfortata me ne sono andata a dormire immaginando un probabile annullamento dell’evento.
Ma come sempre, la notte porta consiglio e mi sono svegliata piena di grinta, con un solo pensiero in testa: non darla vinta a quel microscopico invasore. Erminia Nicoletti di IBM, con la quale stavo lavorando da settimane per la definizione dell’agenda, e Francesca Rubino, la mia collega di Digital360 che si occupa dell’organizzazione, evidentemente si sono svegliate con lo stesso spirito perché fin dalle prime ore di domenica mattina ci siamo ritrovate in call con lo stesso intento: “L’evento si deve fare”.
Mi rendo conto che, detta così, in un momento molto difficile per il nostro paese, questa nostra reazione può sembrare esagerata. E sono, siamo, ben consapevoli che gli eroi in questo momento sono altri, in primis i medici e gli infermieri che lavorano senza sosta, ma domenica mattina ci è sembrato che cercare di fare ugualmente l’evento fosse una nostra responsabilità. In Digital360 e in IBM ci troviamo sicuramente in una condizione privilegiata, il digitale è il nostro pane e quindi, proprio noi, non potevamo arrenderci all’inerzia.
A questa reazione “di pancia” sono seguite telefonate con i vertici delle due aziende, dove erano già in corso confronti su come muoversi nei prossimi giorni: per quanto riguarda l’IBM Cloud on Air tutti erano convinti che farlo sarebbe stato un bel segnale positivo in questa drammatica situazione, ma le preoccupazioni relative alla quantità di persone coinvolte facevano propendere per un rinvio.
Alla fine, una domanda diretta: “Ma ce la fareste con un massimo di 10 persone presenti fisicamente negli IBM Studios e tutti gli altri in collegamento?”.
Una rapida consultazione anche con lo staff tecnico e, forti anche delle decine di messaggi e mail che nel frattempo ci stavano arrivando da tutti i relatori, nelle quali ci veniva chiesto di fare comunque l’evento, la risposta è stata: “Si può fare!”.
Ed è così che in un giorno e mezzo abbiamo ri-organizzato una diretta che, come a San Remo, ha sforato le tempistiche previste giungendo a quasi 7 ore. I numeri? 48 collegamenti in remoto, messa on line di 5 video realizzati al volo negli ultimi giorni, 4 giornalisti a moderare le diverse sessioni (3 negli IBM Studios di Milano e 1 in collegamento da Roma), quasi 2.000 registrati e una media di 700 utenti connessi per tutta la durata della diretta, con punte di 1.500-1.600. Il tutto con la presenza negli Studios di sole 10 persone, come promesso.
Soddisfatti? Direi di sì, l’unico problema, i nostri apparati digerenti che hanno dovuto sostenere l’onda d’urto di due giorni di pizzette, focacce, Nutella Biscuits, Coca Cola, patatine e tortillas.
E vorrei concludere con un ringraziamento a tutti: a Luca Altieri, CMO di IBM Italia, per averci dato l’opportunità di utilizzare gli Studios e svolgere l’evento; ad Andrea Rangone, CEO di Digital360, che ci ha fortemente sostenuto; ad Erminia e a Francesca che non si sono mai mosse dal desk di coordinamento per tutta la durata della diretta; a Maria Teresa Della Mura e a Vincenzo Zaglio, i colleghi giornalisti di Digital360 che si sono avvicendati con me nella conduzione dagli Studios, insieme ad Andrea Frollà de la Repubblica in collegamento da Roma; a tutti i manager delle aziende utenti che, essendo per la maggior parte persone dei sistemi informativi, in questi giorni sono sottoposti a una pressione fortissima, ma che hanno ritenuto anch’essi un dovere dare il loro contributo; agli specialisti e ai manager IBM (impossibile nominarli tutti, ricordo per tutti Alessandro La Volpe, Vice President IBM Cloud & Cognitive Software Italia). Infine, un GRAZIE a caratteri cubitali a Luca,Davide, Andrea e Ryan, i ragazzi di Primo Round e de Gli Orsi la cui professionalità ci ha garantito il risultato che chi era collegato ha potuto constatare in diretta, ma che può essere fruito on demand da tutti fra qualche giorno.