Ridurre l’eterogeneità di specializzazione settoriale e i disequilibri territoriali, stimolare la diffusione dei processi di Trasformazione Digitale nello stesso IT, rafforzare le circolarità virtuose tra domanda e offerta evoluta di Information Technology, incoraggiare la crescita dell’offerta cloud, che per sua natura può favorire la diffusione di applicazioni nelle PMI, e aumentare qualità e diffusione di competenze e cultura digitali. Sono queste le sfide che attendono il settore italiano dell’IT nei prossimi anni secondo Anitec-Assinform, emerse in occasione della presentazione del rapporto “Il settore IT in Italia” elaborato in collaborazione con Istat e NetConsulting cube.
IT, ecco i numeri del mercato italiano
Oggi il mercato italiano dell’IT conta più di 87 mila aziende e 430 mila addetti (pari al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati in Italia), per un valore aggiunto prodotto pari al 3,7% del Pil. Si nota un primato del comparto dei servizi IT (74% delle imprese e 54% degli addetti del settore) su quelli del software (22% delle imprese e 32% degli addetti) e dell’hardware (4% e 13%). Le aziende occupano in media 4,9 addetti, con il risvolto che le grandi (oltre 250 addetti) realizzano non più del 41% del valore aggiunto, e vantano una produttività del lavoro per addetto superiore del 40% al resto dell’economia. Un ulteriore approfondimento riguarda le trasformazioni del prima e dopo la crisi più recente: nel solo 2015, con i primi cenni di ripresa, le imprese IT sono aumentate di circa 2mila unità e gli addetti di circa 11mila. Si è poi accentuato il peso di software e servizi ed è emersa netta la rilevanza strategica del rinnovo dell’offerta e dei modelli organizzativi.
Finita la crisi, si apre la partita del consolidamento
«In Italia l’Information Technology è un settore strategico che contribuisce in modo rilevante al Pil con il 3,7% del valore aggiunto, è caratterizzato da una elevata produttività e dal fatto di occupare in prevalenza giovani in buona parte laureati – spiega il presidente dell’associazione, Stefano Pileri -. Il settore IT è uscito dalla crisi grazie a un processo di trasformazione evolutiva che ha generato grandi potenzialità innovative ed elevate competenze, cruciali per sostenere la digitalizzazione del Paese. Soffriamo ancora dalla presenza di una miriade di piccole aziende le quali hanno avuto difficoltà ad investire durante la crisi e soffriamo ancora di una cronica sottovalutazione dei prezzi dei servizi il cui acquisto è tutt’oggi prevalentemente basato su gare al massimo ribasso». La frammentarietà delle aziende IT costituisce dunque un punto di debolezza strutturale che secondo Pileri è bene superare quanto prima, non solo perché il settore IT ha un peso e ruolo strategico ma anche perché ci sono alcune partite importanti già iniziate da vincere (Agenda Digitale, Piano Bul, Impresa 4.0, ecc.).
Innovazione, la sensibilità delle aziende è in aumento
La stessa indagine sul campo offre la vista sui percorsi di innovazione tipici delle imprese IT. Attualmente l’Innovazione di prodotto interessa oltre il 60% delle aziende, con prevalenza dell’approccio incrementale (di miglioramento), mentre quella di servizio tocca il 60% delle aziende, per il supporto alla Digital Transformation e la migrazione al Cloud della clientela. Lo stesso Cloud, rileva il report, è centrale nell’innovare l’erogazione dei servizi degli stessi vendor IT, in particolare di Outsourcing. Rispetto ai fronti tecnologici, trainano i paradigmi digitali dell’IoT (39,9% delle imprese), dei Big Data (33,4%), del Cloud (28,7%), della Mobility (23,2%) e dell’Industry 4.0 (20.3%). C’è da notare che il finanziamento dell’innovazione rimane problematico: il 66% delle aziende non beneficia di alcun supporto finanziario al riguardo ed è composto in larghissima parte da realtà piccole e fornitori web/hosting. Prevalgono i finanziamenti delle amministrazioni regionali (26,8%) e centrali (14,3%), cui accedono prevalentemente le aziende più grandi, che sono anche le uniche in grado di accedere ai finanziamenti dell’Unione Europea. Ci sono poi altri freni all’innovazione, che includono una spinta ancora non sufficiente del mercato e di budget interni adeguati, oltre che la mancanza di personale qualificato.
Piler (Anitec-Assinform): «Mi aspetto una crescita R&S»
«Le direzioni strategiche sulle quali il settore evolverà sono chiare – sottolinea Pileri – abiliterà e coglierà le opportunità della trasformazione digitale in atto in tutte le Imprese; si focalizzerà sulle competenze richieste dalle nuove tecnologie come cloud, analytics e intelligenza artificiale, internet of things, applicazioni e comunicazioni in mobilità; il suo sviluppo sarà ulteriormente accelerato dalle straordinarie iniziative di sistema quali il Piano Strategico Banda Ultra Larga, il Piano Impresa 4.0, e, auspicabilmente, dall’accelerazione del Piano Triennale della Pubblica Amministrazione Digitale. Mi aspetto che, in questo scenario, vedremo una sensibile crescita della ricerca e sviluppo e della conseguente capacità innovativa del nostro settore IT».
Uno scenario confermato dalle previsioni per il futuro che contano alcuni trend positivi: fatturato in aumento per il 78% delle realtà IT; evoluzione dell’offerta sempre più improntato al mix consulenza-software; nuove strategie di crescita che combinano l’ampliamento dell’offerta con l’evoluzione delle relazioni con la clientela. Restano però alcuni freni alla competitività delle imprese IT (qualità delle connessioni la bassa innovatività della domanda e difficoltà di accedere a incentivazioni).
Le relazioni di filiera e subfornitura contro il “nanismo”
Il quadro complessivo dà quindi conto di un settore dove l’incidenza delle strategie di Digital Transformation cresce con la dimensione delle aziende, dove le imprese impegnate nella Trasformazione Digitale credono in un processo che coinvolge i clienti, e non guardano solo ai trend dell’economia, dove Cloud e Digital Enabler sono al centro di tutti gli ambiti di innovazione: di prodotto, di servizio e anche marketing. E ancora, ove le imprese più impegnate nella Digital Transformation hanno maggiori prospettive di sviluppo. Significativo che abbiano in atto iniziative al riguardo almeno 5 su 10 aziende IT in crescita e 2 su 10 tra le stabili, a fronte di 1 su 100 tra quelle che prevedono calo del business.
È necessario, conclude il report, perseguire un modello di digitalizzazione conforme alla natura del tessuto produttivo italiano ove, per la preponderanza di PMI, la spinta alla digitalizzazione può avvenire più facilmente attraverso le relazioni di filiera e subfornitura anche a livello territoriale. Questo sta già in parte avvenendo, ma serve accelerare e bisogna stimolarne maggiormente le condizioni.