Il tema Ad Block è a tutti gli effetti una questione culturale che investe l’annoso problema della pubblicità invasiva. La diffusione di questa pratica desta preoccupazione per le dirette conseguenze sui risultati delle azioni di digital marketing dove la soddisfazione dei clienti è il fattore decisivo per il successo di qualsiasi strategia. L’SMS si conferma ancora una volta uno degli asset mobile di maggior rilevanza ed efficacia utilizzati nel 2015.
Il fenomeno Ab Block ha destato allarme tra gli Editori. I numeri si sprecano e non sempre permettono di comprendere le dimensioni del problema. Secondo la ricerca di GroupM il 25% della popolazione con più di 18 anni utilizza sistemi di Ad Blocker, per ottenere una migliore performance e velocità della web experience e una maggiore tutela della propria privacy. Probabilmente il tema da affrontare è di natura culturale e riguarda la questione della pubblicità invadente o percepita come inopportuna.
L’attivazione di un Ad Block rappresenta una difesa verso una pubblicità massiva, mal gestita e quindi inefficace.
Gli stessi Editori lo riconoscono: maggiore è la pubblicità, maggiore è il rischio di dare una pessima immagine del proprio sito, sia per gli investitori che eviteranno quella pubblicazione, sia per gli utenti che si sposteranno altrove.
Sensibililizzazione e regolamentazione
Se da una parte il percorso da intraprendere punta alla sensibilizzazione dei produttori di contenuti perché gestiscano in modo appropriato la comunicazione verso l’utenza, dall’altra va anche riconosciuta la mancanza di una regolamentazione condivisa che vincoli anche gli sviluppatori di Ad Block, gli unici ad averne dei ritorni economici e dei vantaggi tangibili.
Mentre il tema dell’Ad Block riempie le pagine di settore, esistono soluzioni innovative che fanno comprendere come questo tema non rappresenti una barriera. Le nuove tecnologie di distribuzione dell’advertising propongono sistemi sempre più sofisticati per offrire all’utente pubblicità pertinente con le ricerche effettuate o con le intenzioni di acquisto.
Da questo punto di vista anche la crescita del Native Advertising va ad accrescere il valore del contenuto editoriale, in decisa controtendenza rispetto ai formati invasivi.
Che Ad Block offra ambiti di miglioramento più che una seria minaccia?
Il fenomeno non conosce numeri significativi, in Italia chi ha adottato sistemi Ad Block sono per lo più uomini, di giovane età, residenti soprattutto al Nord e non responsabili di acquisto in famiglia. Ancora, secondo una ricerca condotta da Deloitte solo lo 0,3% dei possessori di smartphone e tablet utilizzerà un software di Ad Blocking entro la fine del 2016: una ridotta minoranza sugli oltre 3,4 miliardi di utenti che navigano da mobile. È quindi presumibile che l’impatto della tecnologia di Ad blocking non sortirà su mobile lo stesso effetto che ha generato sulla navigazione desktop.
E’ tempo quindi per una seria riflessione di tutti i publisher online e in particolar modo di si occupa di marketing digitale. Nel contesto del mobile, il dispositivo per eccellenza della comunicazione one to one, è il criterio della soddisfazione dei clienti il fattore che decide il successo di ogni strategia.
Salesforce Research, compagnia americana leader in soluzioni di cloud computing, nel suo recente report “State of Marketing” ha raccolto i feedback forniti da un ampio bacino internazionale di marketer portando l’attenzione su temi che sono molto pertinenti con quelli della pubblicità invasiva.
Tra i 4000 esperti del settore intervistati solo l’18% è totalmente soddisfatto dei risultati raggiunti e nei team di più alto livello la prima preoccupazione riguarda la costruzione della relazione con il cliente. Le metriche del successo sono in primis la soddisfazione del cliente (per il secondo anno consecutivo), seguono crescita del fatturato e acquisizione di nuovi clienti.
In generale i leading marketer conoscono il valore di un approccio multi-canale e per questo hanno integrato la loro attività sui social media nella strategia di marketing. Tra coloro che hanno dichiarato alte performance e integrato i canali di marketing digitale con il piano di comunicazione aziendale, più del 95% valuta le integrazioni come effettive o molto effettive. La ricerca copre il mobile sia come canale marketing (gli SMS) sia come piattaforma per il marketing (le APP). Il settore è in forte sviluppo e i dati strabilianti: una crescita del +98% nell’utilizzo di App mobile e del +111% nell’uso di SMS. Anche secondo l’ultimo Report diffuso dall’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano il numero di SMS inviati dalle aziende italiane alle loro banche dati clienti è in costante crescita (+13% nel 2015, quasi 3 miliardi gli SMS inviati). Grazie alla sua longevità, questo strumento conferma la sua efficacia e versatilità: é utile e integrabile a strategie di marketing più o meno complesse. Le modalità di utilizzo sono le più variegate e riguardano sia la sfera promozionale (attività di call to action e drive to store), sia obiettivi di servizio e customer care. Il denominatore comune dei suoi numerosi impieghi soddisfa con efficacia il criterio della rilevanza puntando alla migliore soddisfazione della richiesta dei clienti. Parte del successo si ascrive anche alla discrezione del canale, capace di non essere percepito come messaggio invadente e inopportuno.
Le esigenze dei nuovi consumatori digitali, una sfida per il retail
Ad Blocking e approcci efficaci agli Asset mobile
m-Health: dagli SMS vantaggi evidenti per i pazienti
Il ruolo dell’SMS marketing nel mobile engagement
SMS e customer service: il successo del design invisibile
M-commerce: dalla comunicazione utile all’ingaggio