Ai nastri di partenza il Piano Industry 4.0 per l’Italia con un ruolo strategico dell’IoT

I punti qualificanti del Piano del Ministero per lo Sviluppo Economico per la digital industry Made in Italy. Incentivi, Formazione e Open Standard come elementi centrali per lo sviluppo. Dall’internet delle cose si attende un ruolo sempre più strategico per lo Smart Manufacturing e la “filiera digitale”

Pubblicato il 05 Set 2016

Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo economico
Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo economico
Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo economico

Per il momento è una anticipazione ma l’attesissimo Piano Industry 4.0 per l’Italia è pronto per passare alla discussione e all’esame delle parti sociali e per diventare (speriamo al più presto) realtà. Il Ministro Carlo Calenda ne ha parlato in occasione del Forum Ambrosetti a Cernobbio e ha confermato l’impostazione che già da tempo aveva accompagnato lo sviluppo del progetto. Il vero tema nelle prossime settimane sarà presumibilmente concentrato sulla entità delle misure, ovvero sull’intensità dell’impegno a fronte di una doppia sfida che è assolutamente strategica per il Sistema Paese: contribuire a far ripartire l’economia e dare una impronta italiana al fenomeno dell’Industry 4.0 dove altri Paesi, come la Germania, hanno già da tempo fissato e conquistato una loro posizione.

Incentivi, Formazione e Standard Open Source

Giovanni Miragliotta
Giovanni Miragliotta

Prima di entrare nel merito del Piano occorre considerare i temi che hanno portato a questo Piano con le considerazioni di Giovanni Miragliotta dell’Osservatorio SmartManufacturing della School of Management del Politecnico di Milano: “C’è ancora moltissimo da fare, ma la strada è tracciata e l’Italia deve fare la sua parte” aveva commentato in un servizio pubblicato su CorCom. E l’ottimismo è appunto legato alla evoluzione del progetto Industria 4.0. Il servizio sottolinea che se da una parte più di un terzo delle imprese italiane dichiara di non conoscere il tema Smart Manufacturing/Industria 4.0 (ma siamo al 32% delle grandi imprese e al 48% delle Pmi), c’è un “bicchiere mezzo pieno costituito da un 30% delle oltre 300 imprese analizzate che ha all’attivo tre o più applicazioni di nuove tecnologie. Un dato incoraggiante soprattutto se letto nell’ottica del nuovo piano del MISE.  Peraltro lo stesso Miragliotta aveva sottolineato in un videointervento proprio su Internet4Things il ruolo strategico dello SmartManufacturing per rilanciare la competitività  delle imprese manifatturiere del Made in Italy e per esplorare nuovi modelli di business e nuovi ambiti applicativi per l’IoT.

Piano Italia 4.0

Ma veniamo al Piano che dovrebbe confermare l’impegno e la focalizzazione su tre grandi assi: gli incentivi, la formazione e il rigoroso rispetto di standard. Dal punto di vista degli incentivi il pacchetto dovrebbe confermare il rilancio della Legge Sabatini per l’acquisto di beni strumentali legati all’High Tech e al digitale in particolare e una formula di “superammortamento” o come rilanciato da alcune indiscrezioni addirittura un “iperammortamento” che potrebbe arrivare anche al 150%. L’obiettivo è quello di impostare una deduzione “super” espressamente pensata per il digitale e per l’high tech volta a favorire il più possibile il passaggio al digitale concepito come ingrediente principale e fondamentale per sostenere lo sviluppo della Digital Industry italiana. E in questo senso un ruolo assolutamente fondamentale sarà svolto dalle soluzioni Internet of Things. Sempre a proposito dei finanziamenti il Piano dovrebbe contare anche su un fondo di garanzia del MISE per una serie di investimenti in conto capitale.

L’altro grade tema che sta alla base del Piano Industry 4.0 attiene alla formazione. Se è vero che con l’IoT in particolare si mette in moto una vera e propria digital transformation diventa assolutamente necessario preparare il mondo del lavoro e il management a una diversa gestione dei processi produttivi, occorre mettere in moto (in fretta) un piano in grado di portare nelle imprese giovani formati sulle logiche della digital industry e sviluppare piani formativi per le persone che nelle imprese già ci sono e che devono contribuire a vincere questa sfida, ma hanno a loro volta bisogno di nuove competenze professionali.

Università come Centri di Competenza vicini alle imprese

In questo senso un ruolo strategico sarà svolto dalle università cui il piano Calenda attribuisce un ruolo centrale, sempre più vicino alle imprese e sempre più orientato a  dare vita a dei veri e propri centri di competenza direttamente e fortemente impegnati sull’innovazione. Non è il modello USA ma si ispira alle grandi università americane che sfornano talenti e che nello stesso tempo lanciano e sviluppano nuove idee, soprattutto nel digitale.

Il terzo tema che sostiene l’infrastruttura del piano Industry 4.0 riguarda l’infrastruttura concettuale dello sviluppo, la policy da seguire nell’adozione delle nuove tecnologia, ovvero le regole di ingaggio verso il nuovo. Le linee guida parlano di investimenti che devono favorire gli standard o meglio ancora gli open standard. Nella scelta delle piattaforme sulle quali costruire lo sviluppo di soluzioni software sarà fondamentale garantire apertura e scalabilità e libertà da vincoli con produttori di tecnologia. La partita dell’Industry 4.0 deve essere aperta, tutti devono essere nella condizione di portare innovazione a prescindere dai vincoli proprietari sulle piattaforme, sulle infrastrutture, sugli ambienti operativi.

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Il mese di settembre si annuncia particolarmente importante anche per quanto riguarda gli altri impegni sull’innovazione del MISE. Come ricorda il servizio di EconomyUP è in calendario il riordino degli incentivi per le startup e un chiarimento relativo al tema ormai noto come “notai-startup”, oltre all’avvio dell’operatività del Commissario al Digitale Diego Piacentini. In particolare per quanto riguarda il riordino degli incentivi per le startup il Ministro Calenda aveva anticipato già a giugno la necessità di mappare in modo sempre più preciso tutte le attività in favore delle startup per eliminare le azioni non più necessarie e avviarne altre più coerenti con le altre azioni del Governo, come ad esempio, appunto, il Piano Industry 4.0.

Fare innovazione nelle fabbriche

Il piano del MISE punta a prefigurare uno sviluppo delle imprese in strettissima collaborazione con le Università con l’obiettivo di portare sempre più “intelligenza” nelle fabbriche. Negli USA questa intimità tra Accademia e Imprese ha portato alla Brilliant Manufacturing, certamente si apre una prospettiva di collaborazione che può dare i suoi frutti solo se saprà essere bidirezionale.
Sono tante le discipline che via via andranno a insistere sull’Industry 4.0 e sulla manifattura digitale. L’intelligenza artificiale, la virtual reality, la robotica, gli strumenti che permettono di sviluppare soluzioni predittive,  l’analisi delle serie storiche che mettono in relazione la produzione, le vendite e la vita dei prodotti e che permettono alle imprese di cambiare anche radicalmente il modo di proporsi al mercato. Ma già un primissimo risultato sarà quello di permettere alle imprese di ottenere notevoli vantaggi dal punto di vista dell’efficienza della macchina produttiva. Con il Cloud è sempre più facile e praticabile la interconnessione non più solo tra sistemi di automazione, building e vendite ma l’impresa può connettere logicamente tutti gli impianti, può avere delle “viste” un tempo impensabili e impraticabili.

Certamente con l’Industria 4.0 si afferma con forza un fenomeno che riporta l’innovazione all’interno delle fabbriche e che fa delle fabbriche stesse il focus dell’innovazione. In una fabbrica che innova, che cambia, che diventa più efficiente, che permette nuove connessioni con l’altro grande mondo dell’innovazione rappresentato dalle Università, anche i prodotti torneranno ad essere strategici, non più solo per una competitività legata al costo ma per una competitività legata alla capacità di innovare.

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