Smart city vuol dire predisposizione culturale all’innovazione, ma anche saper “calare” nella realtà questi progetti, risolvendo una serie di problemi che a un’analisi sommaria sembrerebbero piccoli, ma che in realtà potrebbero rallentare il percorso e creare ostacoli imprevisti. Soprattutto man mano che il 5G diventerà una tecnologia “matura” in grado di far fare il salto di qualità all’integrazione tra le “città intelligenti” e l’Internet of things.
Proprio in quest’ottica ha trovato una delle principali vocazioni di business Alosys communications, società che nasce da un’esperienza iniziata nel 1998 e che vede i propri founder nei fratelli Giovanni Battista ed Eugenio Pignatelli. Quattro le aree su cui Alosys è specializzata: big data, cybersecurity, servizi di networking e, ovviamente, smart city. Di queste ultime, e del ruolo fondamentale dell’Internet of things per il processo di sviluppo delle città intelligenti, abbiamo parlato con Eugenio Pignatelli (nella foto), che dopo una carriera da manager nelle tlc, oggi in Alosys si occupa di guidare la parte tecnica e il business development: “Vogliamo essere un partner all’avanguardia – dice a Internet4things – per far valere le caratteristiche che l’Italia storicamente ha: la capacità di innovare”. Una capacità d’innovazione che ha portato Alosys a essere tra i vincitori dell’ultima edizione del Digital360 Awards.
La rete di illuminazione pubblica come “spina dorsale” della smart city
Uno dei principali problemi da risolvere quando si parla di smart city, soprattutto se si sposta l’attenzione in ottica 5G, è creare la rete di sensori e di trasmettitori che possono rendere la città effettivamente “intelligente”: si tratta da una parte di connettività, e dall’altra di videocamere e device connessi in grado di trasmettere e ricevere dati. Dispositivi quindi che a volte potrebbe essere necessario installare a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, in aree pubbliche, e che per funzionare hanno bisogno di essere alimentati. Proprio questa è una delle sfide più grandi dell’internet of things, a cui Alosys ha trovato una soluzione “originale”, sviluppando un brevetto che oggi riscuote l’attenzione degli addetti ai lavori e inizia a essere implementato in diversi use case.
“Alosys Switch” è una soluzione che consente con semplicità di sfruttare i pali della luce come base di alimentazione per i device IoT delle smart city, ma che in prospettiva potrebbe essere utilizzata per fare della rete di illuminazione pubblica una vera e propria “spina dorsale” della smart city, con punti di ricarica per ogni genere di dispositivo, dallo smartphone fino ai mezzi di micromobilità e dalle auto elettriche fino alle piattaforme di ricarica per droni. Tutto questo senza che sia necessario alcun intervento infrastrutturale di scavo o di modifica di certificazione del quadro elettrico: c’è soltanto da inserire una “scatolina” estremamente affidabile alla base di ogni lampione, che consentirà l’utilizzo ottimale dell’energia durante le varie fasi della giornata, sia a luce accesa sia a luce spenta.
Alosys Switch
La certificazione del brevetto internazionale Pct (Patent cooperation treaty) a livello europeo per 152 Paesi e Il brevetto nazionale sono arrivatI nel 2019: si tratta di un vero e proprio “switch”che consente di fornire tramite il palo della luce un accesso alla rete elettrica, in totale sicurezza, anche quando il lampione è spento: questo consentirà ad esempio di installare telecamere connesse sui pali, senza alcun problema di autonomia, o display, o sensori per l’inquinamento acustico ed atmosferico, o punti di ricarica sia per cellulari sia macchine elettriche, o sistemi per la connessione al wifi pubblico, senza bisogno di cantieri stradali, ma semplicemente sfruttando al meglio una rete che già esiste.
“L’esperienza maturata da Alosys nell’ambito delle telecomunicazioni, dell’informatica e dell’energia, applicate nella gestione analitica di informazioni, ci ha dato l’opportunità di approfondire e mettere in atto delle soluzioni che potessero rispondere alle esigenze proprie dell’IoT e delle Smart city – spiega Pignatelli – cercando soluzioni che possano offrire al cliente vantaggi economici collegati a un’infrastruttura ottimizzata in tempi brevi”.
I vantaggi per le Pubbliche amministrazioni e le aziende
“La nostra idea è che il palo della luce possa diventare un centro di ricavo per la pubblica amministrazione o i proprietari dei pali di illuminazione, e non un centro di costo. E’ un valore aggiunto , anche per un utilizzo da parte di terze parti , come ad esempio i gestori Telco che potrebbero usufruire dell’infrastruttura esistente per implementare le nuove reti mobili 5G. Ma non solo: Il nostro dispositivo – spiega ancora Pignatelli – accelera in modo molto sensibile e semplifica il processo di alimentazione elettrica sia dei dispositivi IoT , in campo ambientale, come le sonde di rumore e i rilevatori di inquinamento, sia dispositivi di trasmissione wireless verso un centro di gestione e controllo .Contribuisce a ridurre il digital divide perché può essere installato ovunque, anche nei piccoli centri, dove è più bassa la capacità d’investimento per realizzare infrastrutture ex novo. “Abbiamo già in corso alcune sperimentazioni – sottolinea – sia in ambito di videosorveglianza, sia di pannelli digitali a messaggio variabile per la cittadinanza”, sia di dispositivi Lora (Protocollo di comunicazione dell’Iot)
La “svolta culturale” dell’innovazione digitale
L’idea che sta alla base di Alosys Switch, quella cioè che la rete di illuminazione pubblica possa essere uno dei punti chiave della rete che consentirà lo sviluppo delle smart city, era venuta al management di Alosys già qualche anno fa, quando le città intelligenti non erano ancora entrate a far parte come oggi del dibattito pubblico. L’occasione fu l’aggiudicazione di una commessa da una importante società dell’energia per il telecontrollo delle cabine stradali e dei pali della luce. E da allora è nato un interesse particolare per l’innovazione in questo campo: “Ci attrezziamo per andare nella direzione di un mercato technology driven – conclude Pignatelli – Perché la tecnologia può risolvere problemi di cui il mercato non ha ancora percezione, ma che potrebbero diventare difficoltà serie soltanto tra pochi anni. Per riuscirci c’è bisogno di essere aperti al cambiamento e superare anche le difficoltà burocratiche: nel Regno Unito, soltanto per fare un esempio, oggi si punta all’illuminazione pubblica per l’alimentazione delle macchine elettriche. Noi siamo arrivati quattro anni prima, la nostra inventiva ci ha dato un vantaggio, e ci piacerebbe che il Paese facesse tutto ciò che server per poterlo sfruttare al meglio”.