L’espressione Ambient IoT è cominciata a circolare soltanto alla fine dello scorso anno. Nonostante questo, è già possibile trovare una sua definizione su Wikipedia.
Nel vasto universo dell’Internet of Things, i dispositivi che rientrano nell’ambito dell’Ambient IoT si basano su uno nuovo standard per le comunicazioni mobili a banda larga creato dal Third Generation Partnership Project (3GPP).
Quest’ultimo identifica un accordo di collaborazione, che risale al 1998, fra enti che si occupano di standardizzare sistemi di telecomunicazione in varie parti del mondo. Lungo la medesima strada volta alla standardizzazione si segnala anche l’impegno dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) con un suo gruppo di lavoro focalizzato sul tema dell’alimentazione di questi dispositivi.
Che cos’è l’Ambient IoT, un esempio concreto
Rispetto alla precedente generazione di sistemi IoT che impiegano ad esempio la tecnologia NB-IoT, la fonte di energia per i device Ambient IoT è quella delle onde radio che si presta ad alimentare piccoli computer.
È un modello simile a quello dei pannelli solari e dovrebbe abbattere i costi energetici ed eliminare i tempi di sostituzione delle batterie. In occasione dell’ultimo MWC GSMA, se ne è parlato a un incontro dal titolo 6G Ambient IoT: your antidote to supply chain & climate crises? In quella occasione Dominique Bonte di ABI Research ha affermato che i dispositivi Ambient IoT possono arrivare a raggiungere un numero di oltre 10 trilioni.
Nella medesima circostanza Steve Statler, Chief Marketing Officer di Wiliot, ha avuto occasione di spiegare in che modo la sua azienda stia operando nel tracciare lo stato di elementi come auto, container di spedizione, contatori del gas e apparecchiature.
Wiliot, startup israeliana fondata nel 2017, tramite i suoi IoT Pixels e i servizi cloud annessi fornisce dei tag flessibili a basso costo e di piccole dimensioni. Sono grandi infatti quanto un francobollo, ma sufficienti a contenere un computer e la tecnologia necessaria a raccogliere energia dalle onde radio. La semplicità di questi tag, a paragone dei classici beacon Bluetooth, fa sì che possano emettere un pacchetto di dati senza dover essere alimentati da una batteria o da una fonte di alimentazione connessa.
Dispositivi IoT per monitorare unità sempre più piccole
In una recente intervista, Statler si è soffermato sulla capacità dell’Ambient IoT di monitorare unità molto piccole, tra cui alimenti, medicinali e abbigliamento come esempi di oggetti potenzialmente tracciabili. Pur essendo ancora in una fase iniziale, è presumibile che l’impatto di questo tipo di tecnologia possa crescere in maniera esponenziale, spinto dalla sua maggiore sostenibilità e dalla possibilità di poter essere combinata con modelli linguistici di intelligenza artificiale come ChatGPT.
Anche il fattore costo dovrebbe contribuire alla diffusione di questi nuovi tag, che si candidano a essere più economici dei lettori RFID portatili. Inoltre, mentre il tag dell’Ambient IoT è un dispositivo attivo che trasmette costantemente la condizione dell’elemento monitorato, il tag RFID tradizionale comunica solo quando c’è un cambio di stato. La qual cosa rende il primo particolarmente adatto per aiutare produttori, distributori e rivenditori di alimenti a rispettare rigorosi requisiti di tenuta dei registri e di tracciabilità come quelli previsti dalle varie autorità regolatorie in tutto il mondo.
I tanti casi d’uso possibili per l’Ambient IoT
La società Wiliot ha potuto verificare la validità e l’efficacia della tecnologia Ambient IoT durante la pandemia, quando ha integrato i suoi tag in singoli flaconi di vaccino per Pfizer. È stato possibile così monitorare in tempo reale condizioni come temperatura, livello di riempimento e perfino di diluizione del vaccino. In prospettiva, i casi d’uso potrebbero essere tantissimi. Nel campo della logistica, ad esempio, le aziende del settore sono costantemente alla ricerca di soluzioni con cui eliminare i “punti ciechi” di visibilità che possono verificarsi durante il transito delle merci. Lo stato always-on dall’Ambient IoT può contribuire a tale scopo anche quando le comunicazioni vengono interrotte temporaneamente, come può avvenire su una nave portacontainer in mezzo all’oceano.
In questo caso i dati potrebbero essere memorizzati sull’edge per poi essere inoltrati al cloud non appena il container torna in una zona coperta da rete cellulare. Secondo Steve Statler, negli anni a venire i tag dell’Ambient IoT potrebbero fare la loro comparsa in contesti inaspettati, come la fiala dell’insulina o la scatola dei cereali. Dovunque ci siano dati di proprietà, crittografati e tracciabili da utilizzare a beneficio di un servizio sempre migliore per le persone.