Dal settembre 2015 a oggi le versioni di iPhone lanciate sul mercato sono state 7. Lo stesso arco di tempo che occorre in Italia per la realizzazione di una grande infrastruttura. In realtà, la media è di poco inferiore: 4 anni e 8 mesi, secondo quanto si ricava da un’elaborazione della InnoTech Community di The European House – Ambrosetti su dati di Oxford Economics. Il famoso think tank ha accostato questi due fenomeni, cioè l’evoluzione tecnologica del noto smartphone e i tempi di attuazione di progetti chiave in ambito edilizio, per porre l’attenzione sul disallineamento tra digital transformation e lead time nel compimento di infrastrutture strategiche. Con il paradosso che oggi esistono una serie di tecnologie, Internet of Things in testa, che potrebbero invece portare numerosi vantaggi in tutto il ciclo di vista di una grande opera.
Infrastrutture in Italia, la risposta è nell’IoT
L’analisi Ambrosetti è frutto di un nuovo spin-off tematico dedicato alle costruzioni del futuro, nato con l’intenzione di far riflettere decision maker e istituzioni sulla grande opportunità offerta dalle risorse del PNRR messe sul piatto della digitalizzazione delle infrastrutture: 30,5 miliardi di euro a cui si aggiungono ulteriori 450 milioni stanziati tramite il Piano nazionale complementare. “Infrastrutture datate, insufficienza di personale qualificato, ma anche necessità di investimenti in manutenzione e di interventi per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e climatica sono le sfide che il settore delle infrastrutture deve superare: la risposta è rappresentata dall’IoT” sostiene Alessandro Viviani, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti. Una risposta in grado di “innervare” strade, gallerie, ponti, reti ferroviarie, dighe, aeroporti e porti. A patto, però, di riuscire a invertire una tendenza che ci vede terzultimi in Europa per percentuale di spesa in infrastrutture rispetto al Pil (1,8%). E questo nonostante gli interventi di manutenzione e rinnovamento in ambiti fondamentali, come la rete viaria, dovrebbero essere sollecitati dal loro deterioramento dovuto all’età (il ponte Morandi insegna).
I vantaggi dell’Internet of Things nell’edilizia
La buona notizia è che In Italia il 24% delle imprese di costruzione utilizza già dispositivi IoT, l’8% in più rispetto alla media europea. Nel 2020, oltre 109 milioni di euro sono stati impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, più di altri paesi europei come Francia o Germania. Tuttavia, le imprese edili investono appena lo 0,17% del valore aggiunto in R&D, meno di altri comparti come ad esempio il manifatturiero che investe 23 volte tanto. Inoltre, mancano specialisti ICT che sono presenti soltanto nel 6% delle imprese di costruzione. Eppure, le aziende che hanno introdotto tecnologie IoT nei loro prodotti e nei loro processi hanno ottenuto vantaggi in termini di ottimizzazione della manutenzione, maggiore sicurezza e risparmio. Uno dei partner della InnoTech Community è Agrati Group, che rappresenta un esempio di applicazione vincente dell’IoT nel settore degli elementi di fissaggio. La sua controllata Tokbo sviluppa dispositivi per il monitoraggio costante e da remoto di infrastrutture sia temporanee, come i ponteggi, sia di tipo statico, come palazzi, ponti e sistemi di protezione stradale. “Tokbo rappresenta perfettamente un caso concreto di applicazione dell’Internet of Things – spiega Paolo Pozzi, CEO di Agrati Group -, grazie al quale siamo riusciti a trasformare i nostri sistemi di fissaggio in veri e propri sensori in grado di monitorare da remoto lo stato di salute delle infrastrutture nelle quali sono inseriti”.
Nuovi modelli di business verso l’economia circolare
La soluzione di Agrati Group è paradigmatica anche perché consente di aprire a nuovi modelli di business, superando la logica tradizionale di produttore di singoli componenti per evolvere verso un ecosistema di cui fanno parte prodotto, piattaforma cloud e servizi di monitoraggio e analisi dei dati. Le infrastrutture connesse infatti oltre ad abilitare universi che dialogano tra di loro, rappresentano la risposta nella direzione dell’economia circolare e di una maggiore sostenibilità. Uno degli approfondimenti della InnoTech Community si riferisce proprio a questo tema, in particolare ai consumi energetici nel settore dei trasporti. Consumi che, tra il 1990 e il 2019, risultano aumentati del 9%. Da qui l’auspicio affinché si adottino soluzioni meno inquinanti che supportino ad esempio il potenziamento delle infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici e a idrogeno. Anche in questo caso le risorse ci sarebbero. All’interno degli oltre 30 miliardi previsti dal PNRR per le grandi infrastrutture, una quota è destinato alle infrastrutture di ricarica e un’altra al rinnovo delle flotte bus e dei treni verdi. Ecco perché, a detta di The European House – Ambrosetti, il ruolo del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili è centrale per l’attuazione degli investimenti volti ad ammodernare e digitalizzare le infrastrutture. Parere del tutto condivisibile.