Per fronteggiare le sfide legate alle interruzioni della catena di fornitura, alle infrastrutture tecnologiche e alla sostenibilità, il 47% dei Chief Supply Chain Officer ha introdotto nuove tecnologie di automazione negli ultimi due anni: il 56% opera attualmente su cloud ibrido e il 60% sta investendo in infrastrutture digitali per migliorare la scalabilità e fornire valore. E’ questa la fotografia scattata dallo studio Own Your Transformation realizzato dall’Institute for Business Value di IBM, che illustra come le aziende stiano affrontando i nuovi scenari che si sono aperti con la pandemia da Covid-19, le tensioni internazionali provocate dalla guerra in Ucraina, l’inflazione e i cambiamenti climatici.
La ricerca prende in considerazione le risposte di 1.500 tra Chief Supply Chain Officer e Chief Operating Officer ed evidenzia come siano in deciso aumento gli investimenti in automazione, in strumenti di intelligenza artificiale e flussi di lavoro intelligenti, con l’obiettivo di aggiungere prevedibilità, flessibilità e intelligenza alle operazioni della supply chain. Inoltre, 1 CSCO su 2 pone la sostenibilità in cima alla lista delle priorità di cambiamento per le quali l’infrastruttura tecnologica può fornire una spinta concreta. Gli “innovatori”, che si sono distinti per la capacità di accelerare l’innovazione (20% degli intervistati), hanno già esperienza dei benefici di tecnologie come IA e automazione, e sperimentano una crescita del fatturato annuo superiore all’11% rispetto agli altri.
“Per combattere efficacemente i fattori di stress senza precedenti della supply chain, come l’inflazione, è imperativo che i CSCO si concentrino sull’attuazione di iniziative di analytics, IA e automazione per costruire supply chain intelligenti, resilienti e sostenibili – spiega Jonathan Wright, Ibm Consulting Global Managing Partner, Sustainability Services and Global Business Transformation – Automazione e IA possono consentire ai CSCO e alle loro organizzazioni di raccogliere dati, identificare i rischi, convalidare la documentazione e fornire audit trail, anche in periodi di forte inflazione, contribuendo nel frattempo alla gestione dei rifiuti e dei consumi di carbone, energia e acqua”.
La sostenibilità guadagna priorità
I CSCO intervistati classificano la sostenibilità come la terza sfida più importante nel prossimo futuro, dopo le interruzioni della supply chain e l’infrastruttura tecnologica. La sostenibilità ha una duplice funzione: da una parte è una sfida che presuppone dei cambiamenti organizzativi, e dall’altra è una spinta verso l’adozione di modelli più efficienti. Per il 52% del campione la sostenibilità è così nelle posizioni di testa tra le priorità aziendali, e un intervistato su due si dice convinto che gli investimenti in sostenibilità contribuiranno alla crescita dell’azienda. Quando si tratta poi di individuare da chi provenga la spinta più forte ad adottare comportamenti improntati alla sostenibilità, per il 56% del campione questa viene soprattutto dagli investitori, mentre per il 50% viene dal consiglio d’amministrazione e dai clienti.
Il gruppo degli “innovatori”
Se si considera il campione totale degli intervistati, dalla ricerca emerge che il 20% procede, in termini di propensione all’innovazione, a un passo più spedito rispetto al resto del gruppo: “Si distinguono – spiega IBM in una nota – per la capacità di accelerazione dell’innovazione, guidata dai dati, per prepararsi a un futuro incerto. Questo gruppo sta già superando i colleghi su parametri chiave tra cui una crescita del fatturato annuo superiore dell’11%”.
I parametri chiave che contraddistinguono l’approccio innovativo alla supply chain comprendono: l’integrazione di flussi di lavoro automatizzati tra le funzioni organizzative e con i partner, per ottenere visibilità, approfondimenti e azioni in tempo reale. A seguire compare la modernizzazione dell’infrastruttura tecnologica, poi l’ampliamento delle iniziative di sostenibilità, che per il 58% del campione dei “più innovativi” può essere utile per migliorare il coinvolgimento dei clienti. E infine una dichiarata attenzione alla cybersecurity, di quasi 20 punti superiore alla media degli intervistati.