Analytics in crescita in Italia del 14% a quota 790 milioni di Euro

Dalla ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano emerge che Banche, Assicurazioni, Media, Telecomunicazioni spingono la domanda e sono le funzioni marketing, finanza, acquisti e supply chain a promuoverne l’adozione in azienda. Il Big Data Innovation Award a Eni e a Lastminute.com

Pubblicato il 26 Nov 2015

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Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence

I Big Data crescono e sono una realtà sempre più importante per il nostro paese. Carlo Vercellis non ha dubbi, è vero che i Big Data in Italia stanno crescendo e che l’orizzonte è certamente favorevole ma è necessario definire un chiaro percorso di avvicinamento e di formazione per le imprese. Una sorta di Big Data Journey. “L’Internet of Things (IoT) farà esplodere la necessità di gestione e analisi dei dati e se si associa questo orizzonte a quello del Mobile, che come diffusione ha superato la popolazione, si può facilmente prevedere una crescente necessità di analisi.

Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano, osserva come la ricerca abbia messo in evidenza che se la Business Intelligence è utilizzata a regime nelle imprese dall’88% del campione, nel caso dei Big Data stiamo parlando di una quota che si ferma al 17%. “Ma i Big Data – precisa – presentano un tasso di crescita decisamente molto interessante. La fotografia complessiva del mercato rispecchia questo profilo: “Il mercato analytics in Italia vale 790 milioni di di Euro – prosegue Vercellis – ed è cresciuto con un tasso del 14% rispetto al 2015. La quota della Business Intelligence è pari all’84%, la quota Big Data è del 16%”. Cambia invece la prospettiva dal punto di vista dei trend di crescita con la Business Intelligence che procede a un tasso dell’11% e i Big Data che accelerano e progrediscono a un tasso del 34%.

 Chief Data Officer Italia e La spinta di Marketing e Vendite

Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence

Ma chi spinge per i Big Data in azienda e chi “frena”? Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence mette in evidenza che sono prima di tutto sono le persone del marketing e delle vendite a promuoverne l’adozione: nel 77% dei casi ne sono fruitori e nel 75% dei casi presentano le maggiori potenzialità. Amministrazione, finanza e controllo sono già utenti nel 76% dei casi mentre nella percentuale delle potenzialità scendono al 37%. Tra le altre funzioni vanno segnalati l’It (60% delle fruizioni) e gli acquisti (55%).

La mappa del mercato in termini di settori non presenta sorprese: le banche, come prevedibile, sono “affamate” di Big Data e sono a una quota del 29%, l’industria è al 21%, telco e media sono al 14%, PA e sanità al 9%, mentre Retail/GDO all’8%, utility al 6% e assicurazioni al 5%. Anche qui lo scenario cambia se si guarda alle prospettive di investimento per il futuro e vediamo che sono le assicurazioni, le telco, i media e, ancora una volta le banche, ad accreditare una previsione di crescita tra il 15% e il 25%.

Ma i Cio cosa ne pensano e che atteggiamento pensano di avere? Nel 44% dei casi gli Analytics saranno la principale priorità̀ di investimento per i Chief Information Officer , “ma la vera sfida – osserva Piva – riguarda l’introduzione in azienda di competenze adeguate. Per sfruttare appieno gli analytics – prosegue -, le organizzazioni hanno bisogno di figure di governance, come il Chief Data Officer, che è presente oggi nel 26% delle organizzazioni. Oppure servono nuove figure professionali come il Data Scientist, che è già nelle organizzazioni nel 30% dei casi , anche se spesso – conclude Piva – il loro ruolo non è ancora chiaramente codificato”.

4 livelli di comportamento e atteggiamento

Se poi si guarda al mondo analytics in termini di maturità si possono mappare, come osserva Piva, 4 grandi tipologie di atteggiamento che corrispondono a 4 diversi livelli di maturità.

  1. Ci sono le imprese che sono in fase di sviluppo dove l’utilizzo degli analytics è ormai consolidato e la sua stessa diffusione contribuisce ad aumentare le aspettative e l’interesse. Gli analytics si accompagnano con CRM analytics (presente nel 56%), finance & accounting analytics (52%), top management dashboard Solutions (41%).
  2. Poi ci sono le imprese che possono essere definite emergenti: dove gli analytics sono ancora poco diffusi ma c’è molta sensibilità, molta attenzione e molto interesse e dove in alcuni ambiti sono presenti e rappresentano una indicazione per il business ad esempio a livello di e-commerce analytics (18%), customer experience analytics (11%), Social & Web analytics (7%).
  3. Una particolare attenzione va attribuita alle nicchie, ovvero ad alcuni settori particolare interesse dove la diffusione degli analytics è entrata a far parte del modello di business delle imprese stesso come nel caso della Security analytics (8%), telcommunication analytics (8%), transportation analytics (2%).
  4. Un altro gruppo è poi rappresentato dalle aziende che possono essere considerate come consolidate, che presentano nel contempo buoni tassi di diffusione ma tassi di crescita in questo momento fisiologicamente limitati, come Supply chain analytics (29%), Human Resources analytics (26%), production planning & Sales (26%).

Twitter tra Big Data e Iot

Salvatore Ippolito, Country manager Twitter Italia

L’intervento di Salvatore Ippolito, Country manager di Twitter Italia ha sancito con chiarezza e determinazione sia l’importanza di Twitter come fonte di dati e come componente di un processo di Big Data ma anche come “microfono” e “finestra” sempre aperta sulla realtà sociale e del business per ascoltare e dare voce ai comportamenti, alle opinioni e per generare dati preziosissime per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.
Ippolito invita a pensare alle soluzioni di social care o di customer care che possono essere create, arricchite e favorite dalla conoscenza dei comporamenti e ancora da nuove fonti di informazione per la predictive analysis.

Twitter amplifica la possibilità di acquisire informazioni e accende la necessità di gestirli, elaborarli tramite Big Data. Non possiamo dimenticare che ormai tutto va letto in tempo reale: Twitter gestisce 6mila tweet ogni secondo, le conversazioni generano delle reazioni e permettono di comprendere i comportamenti. Il 60% delle persone che seguono la Tv con twitter dichiarano di condividere le loro opinioni e di comunicare in concomitanza con la visione dei programmi generando un diverso comportamento nei confronti dei programmi stessi e degli stessi processi decisionali.
Twitter è poi sempre più legato anche ad altri fenomeni e quello più rilevante è rappresentato dall’Internet of Things. Ippolito porta un esempio un po’ a sorpresa ricordando che anche le “buche” delle strade possono comunicare. (E forse sarebbe interessante applicare anche questa esperienza in alcune città italiane). Non si direbbe ma se i social media, in particolare Twitter, si sposano con l’Internet of Things, anche le strade parlano e come potete immaginare trasferiscono tante informazioni, molte di più di quelle che possiamo conoscere attraverso i canali tradizionali. L’esempio ci arriva da Panama dove la collaborazione tra IoT e Twitter ha visto l’inserimento di sensori IoT nelle strade collegati con account business Twitter. E’ così che quando le condizioni dell’asfalto peggiorano oltre un certo limite partono tweet che segnalano la necessità di una riparazione.

A Eni e Lastminute.com i Big Data Innovation Awards

L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence School Management del Politecnico di Milano ha promosso anche un premio per le imprese orientate alla implementazione di Big Data. I Big Data Innovation Awards sono nati con l’obiettivo di favorire la diffusione di conoscenza e la condivisione dei progetti e per quest’anno sono stati consegnati a Eni e a Lastminute.com.
Nel caso di Eni la motivazione è legata alle soluzioni Predictive Analytics per la predizione del churn attraverso l’integrazione di dati cross-funzionali e l’adozione di una visione cliente-centrica.
Nel caso di Lastminute.com Group la motivazione è invece legata allo miglioramento della personalizzazione dell’offerta attraverso l’analisi dettagliata delle dinamiche comportamentali.

Big Data e Start Up

Ma i Big Data rappresentano una straordinaria occasione di sviluppo per il mondo delle startup. Basti pensare che dal 2012 ad oggi gli investitori istituzionali hanno finanziato 498 startup per un totale di 14,48 miliardi di dollari. I settori privilegiati dall’innovazione sono quelli delle infrastrutture, delle tecnologie per analytics, e delle applicazioni con soluzioni specifiche per i mercati verticali. In termini di servizi le startup si sono concentrate principalmente nel marketing & sales (50%), nel CRM ((47%), nella security e nella finance (15%), nella Supply Chain, Logistics & Operations (8%), Human Resources (6%) e IT (3%). Se poi si fissa l’attenzione sul territorio italiano si nota che le startup nostrane focalizzate sui Big Data sono 33 e il 58% è nato dal 2013 ad oggi.

[View the story “Dati, opinioni e discussione sull’Osservatorio Big Data” on Storify]

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