Un’anteprima, un piccolo assaggio di una ricerca più corposa su come le imprese italiane del manifatturiero si stanno preparando a intraprendere un percorso verso Industria 4.0.
Lo ha offerto, in occasione dell’incontro su Industria 4.0 organizzato da IBM nell’ambito di Watson Summit, Andrea Rangone, Ceo di Digital360.
“Stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale in prima persona – ha esordito – e questa rivoluzione sta già accadendo. Non abbiamo dovuto aspettare un secolo tra la terza e la quarta”.
Secondo Rangone il rischio è che molti non stiano cogliendo il senso di urgenza che accompagna l’evoluzione in corso: “Il rischio è confondere innovazione con fantascienza, credendo che le cose accadranno in un futuro non determinato. Sulla fantascienza non ci si attiva, invece il Paese ha bisogno di mettersi in moto”.
La ricerca condotta da Digital360 ha preso in esame 135 aziende del manifatturiero di dimensioni medio grandi, nessuna delle quali al di sotto dei 100 addetti, con l’obiettivo di comprendere cosa sta accadendo sia in termini di operation, sia in termini di execution e di visione.
Lo scenario che emerge, mostra un discreto livello di familiarità e un certo tasso di adozione di alcune tecnologie chiave della terza rivoluzione industriale, quelle cioè che hanno guidato l’automazione di fabbrica, mentre su alcuni asset chiave di Industria 4,0, in primis il cloud manufacturing che ne rappresenta forse la tecnologia paradigmatica, il livello di adozione è davvero molto basso.
Prima di avviare percorsi di adozione, servono percorsi di acculturamento per aiutare le imprese a comprendere che parlare di Industria 4.0 significa parlare di una compenetrazione tecnologica, di un cambiamento che non guarda solo ai processi ma anche ai modelli economici.
Come si classificano le aziende nel loro approccio a Industria 4.0
Da questa prima analisi, Rangone trae una prima profilazione delle imprese oggetto dell’indagine: un significativo 21 per cento di aziende rientra nella categoria delle “Belle Addormentate”, inconsapevoli di quanto sta accadendo intorno a loro, cui si aggiunge un 29 per cento di “Teoriche”, ovvero realtà che sulla carta sembrano aver compreso, ma in pratica non hanno mosso un dito. Un 15 per cento di imprese sono “Praticone”, di scarsa cultura ma piene di volontà di agire, mentre il restante 35 per cento di divide tra le imprese già in cammino (15%) e le “Attaccanti”, pienamente convinte nei loro percorsi di adozione.
“Ciò che preoccupa in questo scenario – spiega Rangone – è che le aziende che non stanno facendo nulla non sembrano aver colto il senso di urgenza, e questo è grave. In compenso le attaccanti sembrano muoversi con un approccio corretto, mettendo insieme It e Ot, lavorando in dimensione collegiale e non monofunzionale, secondo una logica consortile, che guarda dentro e fuori l’azienda”.