Dire che il Google I/O, la tradizionale conferenza di Google dedicata ai suoi sviluppatori, sia stata all’insegna del Mobile è dire poco. Tra l’annuncio del nuovo sistema operativo Android M (che secondo i meglio informati prenderà il nome di Milkshake), il lancio di Android Pay, e una serie di novità per utenti finali e partner, l’evento verrà probabilmente ricordato come uno dei momenti più significativi nella battaglia per la supremazia nel Mobile tra Apple e il colosso di Mountain View.
Anche perché finalmente, oltre all’annuncio del sistema di pagamento che farà concorrenza ad Apple Pay (con la piccola premessa che globalmente otto smartphone su dieci girano su Android, per un totale di un miliardo di utenti), Google è uscita allo scoperto pure per quanto riguarda la sua piattaforma per l’Internet of things con soluzioni specifiche per la domotica. Nessuna novità eclatante sul fronte dei wearable, anche se si è parlato della disponibilità circa 4 mila app per Android Wear, il sistema operativo dedicato per l’appunto agli oggetti indossabili.
La novità più succosa, come s’è detto, è Android Pay. Inserita di default nel nuovo sistema operativo, disporrà della connettività NFC e della tecnologia per il riconoscimento delle impronte digitali ai fini della sicurezza delle transazioni contactless. Grazie alla recente acquisizione di Softcard, l’applicazione integrerà inoltre i programmi di couponing e loyalty legati al mondo retail preesistenti sul wallet creato da AT&T, Verizon e T-Mobile. La vera rivoluzione, e di meno non ci si poteva aspettare dai guru dell’open standard, sta nella possibilità per le terze parti, dalle banche ai retailer fino alle piattaforme di e-commerce, di lavorare sulla piattaforma creando la propria applicazione di pagamento “on top”.
Hands Free riconosce l’utente Android quando entra in un negozio
Ma non è tutto: all’orizzonte si profila pure la modalità Hands Free, un meccanismo grazie al quale il sistema informatico di un negozio sarà in grado di riconoscere automaticamente l’ingresso di un cliente dotato di smartphone con Android Pay. È sufficiente così che il cliente dica al cassiere o al commesso che desidera pagare con Android Pay, e l’importo verrà istantaneamente saldato attraverso la nuova piattaforma di m-payment. I primi test per questa tecnologia avverranno nei prossimi anni soprattutto negli USA, in alcuni ristoranti delle catene McDonald’s e Papa John’s e nei distributori automatici di USA Tecnologies, come precisa meglio un articolo di Pagamenti Digitali.
Le novità di Android M e di Brillo, il protocollo per la comunicazione tra oggetti “smart”
Rispetto alle peculiarità di Android M, per quanto riguarda l’usabilità degli smartphone in arrivo bisogna segnalare le nuove funzionalità di gestione dei software, che saranno in grado di aprire link e accedere a file senza uscire dall’interfaccia della app. È stato poi potenziato Google Now: l’assistente virtuale sarà sempre più semplice da consultare e sempre più a portata di tap o di voce a prescindere dal tipo di applicazione che si sta utilizzando. Lo scopo naturalmente è quello di ottimizzare la user experience quando si tratta di effettuare ricerche per indirizzarle quanto più possibile sul motore di Big G a scapito di piattaforme concorrenti. Una funzione che si rivelerà assolutamente strategica nel momento in cui Google inserirà sul proprio layout il tasto “Compra”.
Project Brillo è invece il sistema operativo dedicato alla comunicazione tra oggetti. Disponbiile a partire dall’estate, funzionerà grazie alla connettività Wi-fi e Bluetooth Low Energy e avrà un protocollo dedicato, Weave, che consentirà non solo ai dispositivi tipici della domotica, ma anche a comuni elementi di arredo, come porte e lampadari, di scambiare informazioni e comandi.