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Arrivano le App ‘ibride’

Dal matrimonio tra programmazione nativa e HTML5 prende vita una nuova formula per lo sviluppo. Secondo Gartner, entro il 2016 oltre il 50% delle App saranno sviluppate con questa modalità

Pubblicato il 19 Mar 2013

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Gli ultimi 5 anni hanno mostrato un’inarrestabile crescita
da parte delle App native, ovvero i software per dispositivi
mobili scritti in un linguaggio di programmazione espressamente
concepito per il sistema operativo su cui saranno poi utilizzate.

Questa modalità è diventata la più diffusa per lo sviluppo
delle App, ma la sua supremazia sembrava dover essere contrastata
dall’HTLM5 e, quindi dallo sviluppo di applicazioni web,
spinta principalmente da una inefficienza di fondo. Se infatti lo
sviluppo di App native prevede una moltiplicazione delle risorse
in base al numero di piattaforme su cui si vuole distribuire la
propria soluzione (il codice riutilizzabile, infatti, varia molto
in funzione della struttura e del contesto
dell’applicazione, ma rimane generalmente molto contenuto),
l’HTLM5 è trasversale ai diversi OS,
promettendo al contempo una user experience all’altezza
delle App native, a fronte di costi di sviluppo inferiori e
distribuzione svincolata dagli Application store.

In realtà, da un lato, l’abitudine dell’utente a
cercare contenuti proprio attraverso gli store (che hanno, per
ampiezza di catalogo e numero di download, raggiunto volumi di
traffico impressionanti) e, dall’altro, la capacità di
ottenere i medesimi risultati e user experience solo in
determinati contesti, ha portato ad un processo di adozione
dell’HTML5 più lento rispetto alle aspettative di qualche
tempo fa.

Un ‘core’ HTML5 e un ‘guscio’
nativo

Tale situazione ha permesso l’emergere di una nuova
tipologia di soluzione: l’App ‘ibrida’.
L’idea in questo caso è di combinare tecnologie di
sviluppo native con soluzioni web-based: si realizza il core
dell’applicazione in HTML5, così da consentirne
l’aggiornamento in tempo reale, e da ottimizzare le risorse
di sviluppo, ma la si inserisce in un ‘contenitore’
sviluppato in codice nativo che facilita l’integrazione con
risorse e caratteristiche del relativo sistema operativo, come,
ad esempio, le notifiche push e il canale di distribuzione.

Se all’origine le App ibride sfruttavano il core HTML
principalmente per la visualizzazione di contenuti della pagina
web, ora, grazie anche all’evoluzione dell’HTML5,
il core HTML sta progressivamente assolvendo anche
compiti funzionali.

Se questa tendenza dovesse confermarsi, spinta anche dalla
necessità delle imprese di operare in logica multipiattaforma, a
causa della continua diffusione del trend definito ‘Bring
Your Own Device’ (ovvero la possibilità per i dipendenti
di accedere alle risorse aziendali a prescindere dalla
piattaforma su cui hanno deciso di operare), si
arriverà
, secondo un recente studio di Gartner,
entro il 2016 a una situazione in cui oltre il 50% delle
App saranno sviluppate in modalità ibrida
.

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