Una tavola rotonda per interrogarsi sul futuro della distribuzione elettronica e dell’illuminotecnica. Un meeting molto affollato, che ha richiamato presso la sede milanese della Federazione Distretti Elettronica (Assodel) oltre un centinaio di addetti ed esperti del settore. Assodel, che con i suoi 350 associati rappresenta il 90% del mercato della componentistica italiana, da tempo si è fatta portavoce di una campagna di rinnovamento senza precedenti presso i suoi associati. Un nuovo modo di intendere un ruolo, quello del distributore di componenti elettronici, che deve giocoforza evolvere per tenere il passo con un mercato che si trasforma sotto la spinta della rivoluzione Internet of Things. «Al giorno d’oggi non si può più pensare di vendere solo i moduli wireless – esordisce Elena Baronchelli, Direttore Generale di Assodel –. Occorre fare sistema, inserirsi all’interno di una filiera in cui si contribuisce, ciascuno per il proprio ambito di competenza, alla riuscita di applicazioni e progetti. E lo sbocco naturale della componentistica wireless sono le iniziative votate all’IoT».
L’innovazione IoT? Si fa sull’ultimo miglio
L’IoT, con sua tecnologia trasparente e seamless per l’utente, sottende però una complessità tecnologica non
indifferente. «In questi progetti, la vera innovazione è fatta sull’ultimo miglio, dai partner – spiega Fabio Gatti, System Engineer presso Leonardo e consulente di Assodel sui temi IoT –. Le aziende non chiedono di implementare l’IoT, chiedono di soddisfare dei bisogni. Oggi, però, grazie alle tecnologie smart, ai Big Data e al Cloud possiamo farlo meglio, in modo più puntuale ed economico per tutti. Le opportunità che si aprono per i distributori di elettronica sono enormi, ma bisogna ripensare il modo di fare business. Serve più coesione e collaborazione lungo la filiera dei progetti per offrire più valore aggiunto». Impensabile adottare un approccio verticale. «Occorre collaborare – conferma Patrizio Pisani, Research Manager di Unidata e responsabile del LoraLAB, il laboratorio per le applicazioni IoT che sfruttano le comunicazioni long-range e low-power della stessa società –. La contaminazione tra più comparti e settori è la vera chiave di volta per vincere le sfide del mercato».
Un mercato sempre più esigente e informato, che però ha una conoscenza solo marginale delle tecnologie coinvolte. «L’IoT non è un fenomeno nuovo – interviene Francesco Cattaneo, membro del comitato tecnico di Illuminotronica per le soluzioni IoT –. Di connessioni M2M, Machine-to-Machine se ne parla già da oltre un decennio. Le vere novità degli ultimi tempi sono le numerose applicazioni sviluppate su questo nuovo concetto e, soprattutto, il Cloud. Il fatto che oggi è finalmente possibile gestire un’enorme quantità di dati ed elaborarli in tempo reale per comprendere i fenomeni, anzi spesso anticiparli, offre enormi opportunità e vantaggi». Vantaggi che vanno compresi e compartecipati tra tutti gli attori della filiera di progetto: dal Cloud provider (non esiste IoT senza infrastruttura abilitante e servizi) al distributore di moduli wireless (non esiste IoT senza una rete di sensori e componenti smart senza fili), dalla società di consulenza (non esiste IoT senza una revisione dei processi) al provider di tecnologia ICT (non esiste IoT senza sistemi informativi all’altezza). «Si può crescere solo insieme – conclude Baronchelli –. Gli esempi ci sono, sono tanti e sono concreti. Ora si tratta di diffonderli e moltiplicarli, in ottica di crowdsourcing».
15 febbraio 2018
IlluminoTronica: da fiera verticale a evento per la filiera dello smart building