L’Italia si avvia verso la definizione di standard tecnologici comuni per hardware e software per la raccolta, gestione e utilizzo dei dati dei veicoli connessi a internet.
Va detto che al momento, nel settore dell’automotive sono effettivamente molte le incognite di tipo regolatorio e tecnico, legate alla tutela della privacy, alla sicurezza dei mezzi e delle persone, all’uso delle tecnologie on-board ed on-road e più in generale alle applicazioni dell’Internet of Things all’auto.
Da un lato per l’anno in corso la legge di stabilità ha previsto uno stanziamento di 1 milione di euro per le sperimentazioni su strada della guida autonoma, dall’altro l’articolo 1 comma 20 della legge n. 124/2017 rimanda specificamente ai sistemi di gestione delle emergenze e ai meccanismi equivalenti istallati a bordo dei veicoli, specificando che i criteri di progettazione, fabbricazione ed istallazione, anche successiva alla prima immatricolazione del veicolo, devono essere definiti dal Ministero dell’Infrastrutture e Trasporti, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico.
Quali rischi non sottovalutare nell’automotive sempre più connesso
Un esempio su tutti che aiuta a comprendere i rischi da non sottovalutare: la possibilità, non certo fantascientifica, di accedere alla rete di comunicazione interna dell’auto e prendere il controllo di acceleratore, freno, cambio e elettronica di bordo e causare un incidente.
Affinché il mercato delle auto connesse raggiunga il suo pieno potenziale, tutelando sia la sicurezza sia l’utilizzabilità dei dati, occorre quindi che gli attori coinvolti – istituzioni, industria automobilistica, operatori mobili e produttori dell’indotto – collaborino alla definizione di architetture scalabili, sicure ed interoperabili, ma allo stesso tempo flessibili e sostenibili.
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