In molti settori la diffusione di tecnologie come smartphone, tablet e cloud computing, e la stessa evoluzione dei modelli di business stanno cambiando profondamente le stesse modalità di lavoro. I paradigmi innovativi chiamati “Smart Working” portano forti benefici di costi e produttività alle aziende, cambiando l’organizzazione del lavoro in termini di flessibilità, mobilità, e in particolare di utilizzo di device personali nell’attività professionale giornaliera, il cosiddetto Bring Your Own Device (BYOD).
L’ennesimo riscontro di queste tendenze viene dalla ricerca globale #GenMobile, commissionato da Aruba Networks alla società di analisi delle tendenze “The Future Laboratory” – che ha coinvolto 1.000 professionisti IT a livello globale: quasi otto responsabili su dieci sentono la pressione del top management e dei dipendenti per la creazione di un ambiente di lavoro all-wireless, a supporto di una maggiore flessibilità e collaborazione.
Secondo l’indagine, il picco nella mobilità, espresso dall’aumento del lavoro da remoto (per un’azienda su due) e dall’incremento dell’uso di dispositivi personali sul posto di lavoro (per il 77%), fa avvertire alle funzioni IT aziendali l’urgenza di creare le condizioni adeguate.
«L’ambiente di lavoro del futuro richiederà un’infrastruttura mobile-centrica e wireless protetta, un passo verso il self-service da parte del dipendente e la volontà di abbracciare le tecnologie consumer per migliorare la produttività della generazione mobile», commenta Ben Gibson, direttore marketing di Aruba Networks.
Al momento, tuttavia, solo il 14% dei dipendenti ritiene di avere la flessibilità e la libertà necessarie. In Italia, addirittura, per la maggior parte non c’è ancora attitudine al mobile working e non c’è una policy per gestire il BYOD (Bring your own device), benché se ne senta l’esigenza.
A livello globale, invece, il 59% ha già previsto il BYOD o ha attuato nuove politiche per sostenerlo. Una azienda su due, infatti, ha aumentato gli investimenti in Mobile Device Management, e oltre il 70% ha incrementato quelli in Wi-Fi, mentre al 46% è stato concesso un aumento di budget per progetti futuri. Sei su dieci hanno invece dotato la popolazione aziendale di smartphone e tablet. Quanto all’Italia, anche qui da noi cresce la pressione da parte della classe dirigente di lavorare in mobilità, ma non è ancora stato destinato un budget specifico.
Inoltre, sempre a livello globale, il 56% incoraggia o almeno non vieta l’uso di dispositivi personali sul posto di lavoro, mentre solo il 12% ne scoraggia l’uso per lavoro. Ma in ogni caso la sicurezza è al primo posto: il 74% sceglie o autorizza i dispositivi in modo da mantenere in sicurezza il flusso dei dati, mentre un 13% ne ha vietato la mobilità proprio per problemi di sicurezza. Anche in l’Italia le soluzioni di mobility sono scelte in base al grado di sicurezza.
Con la trasformazione digitale e i nuovi modelli di lavoro, conclude “The Future Laboratory”, anche l’ufficio diventerà obsoleto e verrà sostituito da un “hub”, tra spazi di lavoro condivisi e ambienti “flessibili”. In pratica, posti di lavoro più aperti e collaborativi, meno gerarchici, e dove le persone della “mobile generation” gestiranno in autonomia gli orari di lavoro, come in parte sta già avvenendo nelle aziende più tecnologiche legate a business ICT e digitali.