Organizzazione

Bassilichi: Smart Working come leva motivazionale e progetto culturale

Leonardo Bassilichi, amministratore delegato del Gruppo Bassilichi spiega le ragioni e lo spirito del progetto di Smart Working “Bassilichi Agile” nella prospettiva di dare vita a una nuova organizzazione del lavoro che incontra le esigenze del business, dei dipendenti e la ricerca di nuove motivazioni

Pubblicato il 28 Apr 2016

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Leonardo Bassilichi, Amministratore Delegato Gruppo Bassilichi

Lo Smart Working è una sfida e rappresenta per le aziende e per la società in generale un grande progetto culturale. Il segreto di queste sfide, ovvero la base per il successo o il rischio di insuccesso è racchiuso in una sola parola: fiducia. La fiducia è il collante più importante nelle imprese e nel sociale e nel caso di Bassilichi è anche il tema conduttore di una storia che ha portato alla realizzazione di “Bassilichi Agile”, ovvero di un progetto di Smart Working che può aiutare a “fare scuola” e che può rappresentare per i prossimi anni una best practice per la rivisitazione dei luoghi di lavoro, della mobilità e dell’organizzazione delle imprese.

Bassilichi Agile costituisce oggi un progetto che grazie alla firma di specifici accordi con le organizzazioni sindacali, introduce all’interno del Gruppo Bassilichi nuove modalità di gestione del lavoro che consentono ai dipendenti di avere maggiore autonomia nella gestione del tempo, nella scelta dei luoghi di lavoro e nello sviluppo della propria attività in corrispondenza di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Per capire gli obiettivi e le prospettive di Bassilichi Agile abbiamo incontrato l’amministratore delegato del Gruppo Bassilichi e Presidente della Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi.

Partiamo dalle origini, da dove nasce Bassilichi Agile?

La prima ragione e la più importante riguarda l’attenzione che il nostro gruppo ha sempre avuto verso i dipendenti e verso l’organizzazione del lavoro. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di contare su persone motivate. La seconda ragione è legata a ragioni più contingenti e riguarda il percorso che ha portato il nostro gruppo negli ultimi 20 anni a gestire uno sviluppo che, accanto alle linee di crescita interne, ha visto diverse acquisizioni e operazioni legate alla gestione di specifiche esigenze di importanti clienti. Questa crescita ci ha portato ad avere una presenza fisica in termini di sedi e filiali superiore alle attuali esigenze del mercato.

Si può dire che in questi anni sono cambiate le esigenze dei clienti e dei dipendenti

Si, il progetto che abbiamo lanciato nasce anche da una analisi delle esigenze dei clienti, ma anche delle aspettative motivazionali dei nostri dipendenti. In particolare abbiamo condotto una ricerca grazie alla società “Great place to work” sulla totalità dei dipendenti che ha evidenziato come fosse sempre più importante per il nostro personale poter disporre di una maggiore flessibilità, anche allo scopo di conciliare al meglio la vita privata e quella lavorativa.

Come avete valutato la nuova organizzazione?

Siamo assolutamente convinti che tutti i dipendenti possono fare la differenza e che la motivazione di ciascuno è un valore per tutto il gruppo. Abbiamo anche considerato la situazione del mercato e la necessità di ottimizzare la presenza fisica sul territorio che, come ho citato, dopo diverse acquisizioni e operazioni legate ai clienti è arrivata ad avere 24 sedi in Italia. Ovvero una presenza superiore alle reali necessità per la corretta copertura del mercato. E per affrontare questo tema abbiamo deciso di seguire lo stesso metodo che ha sempre caratterizzato il nostro gruppo, quando già nel 1998, in occasione di una prima riorganizzazione, scelse di sviluppare un progetto in stretta collaborazione con i dipendenti e con le organizzazioni sindacali.

Come si è sviluppato questo percorso?

Abbiamo scelto di realizzare dei test pilota in alcune sedi del Gruppo, allo scopo di dare una risposta ad alcuni problemi molto specifici. In seguito alla chiusura delle sedi in Sardegna è stato promossa una soluzione di telelavoro per i 5 dipendenti interessati, evitando uno spostamento su altre sedi. Sempre il telelavoro è stata la risposta a un problema contingente per una dipendente di Milano. Accanto alle situazioni contingenti che hanno aiutato a meglio comprendere le esigenze dei dipendenti e a far conoscere le opportunità dello Smart Working, è stata avviata una mappatura completa e strutturata di tutte le attività remotizzabili all’interno di ogni singola Direzione. In parallelo sono state individuate le persone di ogni singola struttura che erano disponibili ad adottare modalità di lavoro flessibile, sia sulla base di criteri di volontarietà, sia seguendo logiche di valutazione legate alla distanza dal luogo di lavoro e a particolari situazioni familiari o personali.

Quindi è nato un progetto di Smart Working?

La reazione del personale è stata positiva e le opportunità dello Smart Working sono state lette come un fattore di motivazione e di miglioramento della specifica posizione personale. Tenendo conto anche di questo contesto è stato presentato un piano industriale che prevedeva appunto il passaggio da 24 sedi a 11. In alcuni casi la scelta era relativamente facile, laddove le sedi erano nella stessa città lo spostamento era facilmente gestibile. In altri casi la situazione era molto diversa. Per questo abbiamo scelto di consultare i dipendenti. Ad esempio a Pisa su 57 dipendenti 35 hanno scelto la strada dello Smart Working. Un altro passaggio importante è stato poi svolto a livello di formazione e per questo abbiamo definito una intensa attività formativa sulle soluzioni tecnologiche a supporto del flexible working, sulla sicurezza e sui nuovi stili di leadership e di comportamenti da adottare per dare un supporto concreto al cambiamento culturale richiesto da questa nuova modalità lavorativa.

Quali sono i termini dell’accordo?

Bassilichi Agile nasce anche grazie all’accordo firmato con le organizzazioni sindacali FIM CISL, FIOM CGIL e con la collaborazione della Regione Toscana. I dipendenti della sede di Pisa sono trasferiti alle sedi di Firenze, ma 35 potranno appunto svolgere la loro attività a Pisa, nel contesto di una struttura di coworking. Il gruppo Bassilichi si impegna a sostenere il costo di questo spazio e i dipendenti accettano la rinegoziazione dei superminimi individuali.

Quali obiettivi vi siete posti con questo accordo?

Certamente c’è un obiettivo contingente legato ai costi di gestione delle sedi fisiche. Poi c’è la volontà di creare esempi che possono fare scuola anche per tutti gli altri dipendenti. Per questo era necessario rompere uno schema culturale e organizzativo. Abbiamo rivisto determinate procedure, le abbiamo semplificate per farle diventare compatibili con una organizzazione dei compiti e delle attività da remoto.

Ci sono anche aspetti personali e sociologici, le persone sono abituate a vivere il lavoro anche associato al luogo fisico.

Si, lo Smart Working è un progetto che tocca temi organizzativi, normativi, funzionali, ma che ha anche un impatto importante dal punto di vista sociologico e personale. Lo Smart Working presenta grandi potenzialità perché permette di dare vita a un ambiente di lavoro agile improntato all’autonomia decisionale, alla delega e alla fiducia e permette di rispondere alle richieste che arrivano dalle nostre risorse che sono da sempre il punto centrale della nostra azienda. Per realizzarlo serve cultura d’impresa, competenza digitale, gestione della logistica, gestione delle relazioni sindacali, servizi di telecomunicazione adeguati e naturalmente attenzione all’aspetto personale e motivazionale dei dipendenti.

Che ruolo ha avuto e ha per voi la scelta di gestire il lavoro con una nuova e diversa organizzazione degli spazi fisici?

Su questo aspetto mi permetto una considerazione personale: il mondo del lavoro in tanti casi è caratterizzato da una certa monotonia che arriva dal rispetto di troppe convenzioni. Con lo sviluppo di soluzioni di tipo Mobile è possibile organizzare e svolgere la propria attività in posti diversi con molta più libertà. Le ragioni possono essere tante, sia quelle direttamente collegate al lavoro stesso, sia quelle che dipendono dalle condizioni e dalle motivazioni più personali. Certamente siamo consapevoli che non è un passaggio semplice. Come Bassilichi abbiamo voluto effettuare una “mappatura” delle spontaneità, cercando di conoscere e incoraggiare le collaborazioni spontanee. Nello stesso tempo abbiamo avviato un importante lavoro a livello manageriale proprio perché lo Smart Working richiede una organizzazione e una nuova visione del lavoro.

Che ruolo hanno le reazioni industriali in questo tipo di progetti?

La gestione delle relazioni industriali e del rapporto con le parti sociali è decisamente importante. Anche in questo caso conta tantissimo la fiducia e la storia dei rapporti. In questa specifica esperienza ci siamo sentiti dire che certe scelte normalmente non facili sono state possibili proprio perché erano proposte e realizzate da una società con la storia e la credibilità di Bassilichi e naturalmente questo ci ha fatto molto piacere.

Questa esperienza di Smart Working può diventare una best practice anche per lo sviluppo di progetti per accompagnare aziende clienti in percorsi di Smart Working?

Non era il nostro obiettivo, ma è uno sviluppo molto importante che teniamo in grande considerazione. Da questo tipo di esperienze, dalla capacità di affrontare e risolvere problematiche legate alle normative, alle persone, all’organizzazione del lavoro, alle infrastrutture e alle applicazioni, nascono nuove competenze che fanno crescere il patrimonio dell’azienda e che possono valere anche per dare risposte nuove alle esigenze che ci pongono le aziende clienti.

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