A colloquio con il Country Manager per l’Italia di Citrix, Benjamin Jolivet, per parlare di come evolve l’universo degli oggetti connessi e di come deve cambiare (di conseguenza) anche lo spazio di lavoro, nell’ottica della più ampia collaborazione, di una produttività “aumentata”, di una maggior flessibilità, mobilità e sicurezza. Sì perché la digital transformation si riflette anche sulla produttività individuale, nei nuovi spazi di lavoro “virtuali” e senza confini, in una collaborazione potenziata tra i membri dell’organizzazione, in un’integrazione sicura dei dati provenienti dagli oggetti smart, in una connessione seamless e ricca indipendentemente dal tipo di rete utilizzata o dal luogo fisico in cui ci si trova a lavorare.
Cos’è l’IoT per Citrix?
«L’internet of Things è qualcosa di profondamente legato alla vision di Citrix. È un mondo dove le persone, le app, i dati e i servizi sono sempre connessi, in modo da permettere loro di lavorare e integrarsi meglio. Quello che Citrix chiama Workspace IoT non è semplicemente definito da endpoint o oggetti. È definito dal modo in cui questi dispositivi e questi oggetti interagiscono con gli utenti, le macchine, le applicazioni, la location, il flusso di lavoro e i dati. Si tratta della Quarta Rivoluzione Industriale, che alimenta la digital transformation di cui oggi tutti siamo parte. L’IoT è la possibilità di connettere persone, organizzazioni e oggetti per rendere possibile ciò che viene considerato straordinario. Il nostro obiettivo nell’IoT è rendere la tecnologia semplice e più accessibile, offrendo l’integrazione e i servizi di distribuzione necessari per incorporare questi nuovi dati e applicazioni all’interno di qualsiasi infrastruttura esistente, in uno spazio di lavoro configurabile che migliori la produttività individuale».
Quali sono i pilastri della vostra offerta in questo ambito, Citrix Workspace IoT?
«Citrix Workspace IoT vuole essere lo spazio di lavoro digitale che accompagna l’utente ovunque esso si trova. Se penso a definirne i pilastri penso, in prima battuta, al fatto che è in grado di garantire un’esperienza utente fluida, indipendente dal network e dalla location. Ancora, penso al fatto che Citrix Workspace IoT assicura una produttività aumentata a dipendenti e collaboratori, in un’epoca in cui il luogo di lavoro muta continuamente e il business evolve con una velocità mai sperimentata finora. Questa piattaforma abilita nuove forme di collaborazione e un nuovo concetto di mobilità, in cui l’ufficio non è più un luogo fisico e ognuno di noi si muove nel proprio spazio portando con sé gli oggetti che gli servono per lavorare. Ma questa flessibilità e questa produttività non possono essere garantite scendendo a compromessi sulla sicurezza, che è un altro pilastro fondamentale di Citrix Workspace IoT».
Qual è, per la sua esperienza del mercato italiano, il grado di sensibilità delle aziende dello Stivale verso la Rivoluzione IoT?
«Nonostante l’Italia sia spesso in ritardo quando si parla dell’adozione di nuove tecnologie, sembra che questa volta la risposta sia finalmente diversa. L’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano calcola il valore di questo mercato in 2,8 miliardi di euro, con una crescita del 40% negli ultimi 12 mesi. Una crescita trainata finora dallo Smart Metering, ovvero dall’insieme dei sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di energia elettrica, gas e acqua. Anche il mercato delle smart car è fondamentale per la crescita del comparto IoT, mentre procede più a rilento la crescita del segmento dello smart building, con particolare riferimento ai dispositivi di sicurezza per gli edifici. A questo si aggiungono gli incentivi previsti dal piano Industria 4.0 del Governo, che hanno cominciato a stimolare le imprese manifatturiere. Stando ai dati di UCIMU (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchine Utensili, Robot, Automazione – ndr), questi incentivi stanno accelerando il rinnovo del parco macchine, facendo registrare nel primo trimestre del 2017 un incremento del 22% negli ordini rispetto allo stesso periodo del 2016».
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Quali sono i passaggi fondamentali di questo processo?
«L’Internet of Things è la naturale evoluzione della digital transformation. Le aziende che dicono sì alla digital transformation iniziano a mettere in discussione una serie di vecchi assunti. Dall’ufficio come luogo tradizionale di lavoro alla mobility, dalla connessione in modalità cablata al wireless, dall’IT on premise al cloud e, infine, dai grandi software monolitici a cui venivano associate le applicazioni di business alle micro applicazioni. Naturalmente, trasformazioni così radicali pongono con forza il problema della sicurezza, che non può essere sottovalutato. Oggi la sfida dei dipartimenti IT è quella di non compromettere i dati sensibili senza sovraccaricare gli utenti con policy troppo complesse, che finirebbero con l’essere aggirate. L’accesso contestuale è una delle risposte di Citrix a queste nuove e complesse istanze».
Qual è il ruolo del cloud?
«Come evidenziato anche nel Piano Industria 4.0 del Governo, il cloud è una delle leve tecnologiche che abilitano la rivoluzione in corso. Innanzitutto, perché il propellente di questa Quarta Rivoluzione Industriale, alla stregua del carbone per la Prima, dell’elettricità per la Seconda e delle tecnologie per la Terza. sono i bit. I dati possono essere definiti il nuovo Oro Nero dell’impresa, perché è grazie a alle informazioni scaturite dalla loro condivisione e analisi che si identificano i trend del mercato, si stabiliscono nuove relazioni con partner e clienti, si prendono decisioni strategiche informate e si regolano i processi industriali. A differenza di carbone ed energia elettrica, questa materia prima è tutto fuorché una risorsa scarsa, anzi il problema è esattamente l’opposto. Ci troviamo di fronte a enormi quantità di dati che continuano a crescere esponenzialmente e che le singole imprese non possono più permettersi di immagazzinare, gestire e analizzare in maniera autonoma. Il cloud assume, in quest’ottica, un ruolo fondamentale nel rispondere ai problemi di storage. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg, visto che il vero valore dei dati sta nella loro capacità di convogliare informazioni attraverso l’analisi e la condivisione. Due categorie di operazioni che richiedono piattaforme performanti anche quando sottoposte a carichi di lavoro straordinari, sicure sia sotto il profilo della data protection sia della continuità di servizio, e scalabili. Costruire, installare e manutenere on premise soluzioni di questo tipo è una scelta sempre meno conveniente. La complessità delle architetture e degli strumenti di protezione e data recovery comporta attività continue che rischiano di diventare eccessivamente onerose, con la conseguenza che la gestione del comparto IT assorbe risorse umane e finanziarie che, invece, dovrebbero essere focalizzate sul core business. Il cloud è la risposta giusta a questo dilemma».
Quali sono i vostri obiettivi strategici per il futuro?
«Citrix si propone tra le realtà in grado di guidare le imprese nella trasformazione verso l’Industria 4.0. Il nostro focus è sulla collaborazione sicura, abilitando dunque la comunicazione e lo scambio di informazioni tra le persone e gli oggetti che producono dati. C’è bisogno di facilitare le connessioni e Citrix vuole essere l’abilitatore di questo processo. Continueremo a lavorare sulla sicurezza, che è l’attributo necessario della collaboration. È una sicurezza by design quella che proponiamo e questo approccio è la base sulla quale poggiano i meccanismi di accesso, distribuzione ed elaborazione di dati e applicazioni, a prescindere dalla rete o dal dispositivo client. Di recente, nel corso del nostro evento Citrix Synergy 2017, abbiamo presentato Citrix Analytics Service che va proprio nella direzione di migliorare la sicurezza degli ambienti IoT. Questo insieme di servizi offre una visuale completa del comportamento dell’utente e del contesto e, grazie ai potenti algoritmi di machine learning e alle funzionalità AI integrate, distingue quelli potenzialmente forieri di pericolo e quelli riconducibili alla normale attività lavorativa del singolo individuo, predisponendo in autonomia gli interventi del caso».
29 giugno 2017
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