Blockchain, IBM e Microsoft tracciano la rotta per l’IoT di nuova generazione

Piattaforme Cloud as a Service, partnership strategiche e sostegno incondizionato all’innovazione condivisa. Così i due colossi IT spianano la strada alle applicazioni costruite sulla tecnologia che, secondo Big Blue, “salverà l’Internet of Things”

Pubblicato il 07 Apr 2016

Immagine fornita da Shutterstock
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Scalabilità dei network, basso consumo energetico e soprattutto un meccanismo di consenso distribuito che garantisce al sistema, in un colpo solo, totale tracciabilità delle operazioni e massima sicurezza nei processi di autorizzazione automatica. Sono questi i principali motivi per cui il Blockchain, la tecnologia sottostante alle crittovalute come Bitcoin, ha calamitato negli ultimi 18 mesi non solo l’attenzione della comunità finanziaria, ma anche quella dei vendor impegnati a costruire i Cloud su cui poggerà  BLOCKCHAIN IOT E IBM ADEPT

Parliamo specialmente di Microsoft e IBM, che intravedono in questi modelli più di una nuova opportunità di business. In ballo c’è anche la possibilità di prendersi la rivincita su alcune mosse strategiche che in passato non si sono dimostrate lungimiranti. Pur operando negli anni ’80 e ’90 da protagonisti della scena IT, infatti, Big Blue e Redmond non hanno forse saputo cogliere appieno la reale importanza degli scenari applicativi rispettivamente sulle piattaforme di personal computing e nel mondo di Internet. Il risultato è che  lasciando il campo a imprese come Apple e Google, oggi a dominare su panorami ben più estesi degli ambiti di partenza ci sono altri player. L’Internet of Things, il terzo salto nell’era digitale, rappresenta la chance di mescolare di nuovo le carte.

E stavolta è chiaro a tutti che non sarà tanto la tecnologia la chiave di volta, quanto quello che a partire dai dispositivi e dalle reti si riuscirà a edificare in termini di applicazioni sfruttando il protocollo Blockchain. La prospettiva è così netta che, secondo uno studio presentato all’ultimo World Economic Forum, nel 2027 asset pari al 10% del PIL mondiale saranno custoditi sfruttando questo approccio, che governerà i flussi di transazioni in modo economico e sicuro, lontano dal rischio di creare pericolose posizioni dominanti.

Big Blue pone le basi per l’Economy of Things

La stessa IBM non ha esitato a intitolare un suo executive report ‘Device democracy‘, parlando addirittura di uno strumento in grado di salvare il futuro dell’IoT, che nel 2050 sarà costituito da circa 100 miliardi di oggetti connessi. Nel documento si legge che gli ostacoli che il Blockchain permetterebbe di superare riguardano i costi della connettività, un Internet basato sul concetto di fiducia nelle istituzioni e nei provider (fiducia calata drasticamente dopo il caso Snowden), la scarsa longevità delle soluzioni tecnologiche, l’incapacità di molti hardware attuali di generare valore funzionale e la difficoltà per le imprese di creare nuovi modelli di business a partire da dati eterogenei e non strutturati. La cosiddetta Device democracy nasce dal fatto che gli oggetti non dovranno più collegarsi ai Cloud (che, benché aperti, rimangono comunque luoghi digitali centralizzati), bensì dialogheranno tra loro attraverso nodi distribuiti e attivati dal consenso del sistema, garantendo servizi di messaggistica P2P agnostici, una condivisione dei dati sicura e un modello di coordinamento dei dispositivi robusto e scalabile.

Secondo il report IBM, il vero vantaggio dell’IoT veicolato dal Blockchain risiederà nella capacità degli oggetti di attivare, inviare e autorizzare transazioni in modo completamente automatico, acquisendo aggiornamenti di software o addirittura componenti fisiche per la manutenzione ordinaria e straordinaria, potendo contare sulla capacità della Rete di verificare e garantire qualsiasi tipo di operazione. A loro volta, i dati generati da questi scambi potranno essere utilizzati per abilitare nuovi modelli di business costruiti sui cicli evidenziati dal continuo lavoro delle macchine, dando inoltre vita a nuovi marketplace caratterizzati da servizi erogati in real time, massima flessibilità e completa trasparenza.

Passando dalla teoria alla pratica, IBM (che è anche membro della Linux Foundation per il progetto Hyperledger, dedicato alla creazione di uno standard aperto cross-industry) ha stretto un’alleanza con Samsung per dare vita al cosiddetto ADEPT Poc (Autonomous Decentralized Peer-to-Peer Telemetry Proof-of-Concept). L’obiettivo è dimostrare l’efficacia di un approccio decentralizzato alla costruzione di un Internet of Things usando prodotti di elettronica di consumo già presenti sul mercato.

Il sistema è stato basato su tre protocolli open source distinti: Telehash per la messaggistica, BitTorrent per il file sharing ed Ethereum, un protocollo Blockchain, per funzioni di coordinamento dei device come per esempio la registrazione, l’autenticazione e la gestione delle regole per l’avvio delle operazioni e per l’autorizzazione di eventuali transazioni. Grazie all’implementazione di queste soluzioni, per esempio la lavatrice connessa W9000 ha sviluppato la capacità di acquistare autonomamente il detersivo nel momento in cui finiscono le scorte, richiedere interventi di manutenzione, ordinando eventuali parti di ricambio, e ottimizzare i cicli di lavaggio per abbattere i consumi energetici. Questo per quanto riguarda le applicazioni B2B. Ma disponendo di un ampio display interattivo e della connessione con la mobile app specifica a disposizione dell’utente, la macchina può anche visualizzare messaggi pubblicitari contestuali alla situazione d’uso, permettendo a fornitori di servizi e beni collaterali di inserirsi opportunamente nel dialogo tra device ed essere umano. Tutte funzioni gestite senza l’introduzione di un blocco centrale di elaborazione che orchestri o medi le attività del dispositivo rispetto al contesto in cui è inserito.

Facile intuire che ampliando il concetto a una rete ben più estesa di oggetti (basti pensare ai connected vehicle, o ancor meglio alle self driving car o smart car  con tutti i servizi che implicano, dall’entertainment di bordo all’assicurazione, passando per nuove forme di mobile commerce), si arriva a generare un vero e proprio marketplace capace di gestire transazioni complesse e individuare elementi di profittabilità sia per gli utenti che per i possessori dei device e le terze parti. In altre parole, ciascun dispositivo si trasforma in un nodo dedicato alle transazioni, creando micro-economie digitali in real time. IBM e Samsung definiscono questo nuovo ambiente Economy of Things.

Azure allarga il perimetro del Blockchain as a Service

Così come IBM sta gradualmente aprendo Bluemix (la soluzione platform-as-a-service del Gruppo) a startup e gruppi di ricerca focalizzati sul tema, Microsoft con Azure Blockchain aiuta gli sviluppatori a perfezionare, sperimentare e portare sul mercato nuove applicazioni basate sulla tecnologia.

Tra le novità da poco approdate sul Cloud di Redmond, c’è per esempio Augur. Si tratta di un sistema fondato su Ethereum che promette di trasformare il mondo delle analisi predittive in ambito finanziario e non solo. Grazie al suo approccio decentralizzato, la piattaforma globale abilita previsioni affidabili su qualsiasi argomento (dall’economia alla politica, passando per la tecnologia e l’intrattenimento) che possono aiutare le imprese nei processi di decision making propedeutici al lancio di un prodotto o di un servizio, o anche per attivare programmi di incentivazione per la produttività all’interno delle organizzazioni. Augur, il cui algoritmo si basa sul concetto di “wisdom of crowds” (saggezza della folla), non fa che raccogliere i dati prodotti dai device e dagli utenti per analizzarli, confrontarli con le informazioni di contesto e creare modelli previsionali su ciò che sarà lo status quo in relazione a un determinato topic.

Lisk invece ha l’ambizione di rivoluzionare applicazioni e tecnologie basate su Blackchain offrendo agli sviluppatori la propria piattaforma (su cui si fonda l’omonima crittovaluta) per implementare e testare soluzioni personalizzate per l’Internet of Things attraverso il linguaggio di programmazione JavaScript.

Con IOTA Microsoft adotta una nuova architettura da poco introdotta nell’universo Blockchain. Si tratta del ‘Tangle‘, ovvero groviglio, che sostituisce i blocchi rigidi attraverso cui il tradizionale protocollo distribuisce le informazioni con un flusso costante di transazioni. In ottica Internet of Things, questo modello sembrerebbe essere ancora più efficiente sul piano della scalabilità del sistema, anche perché il meccanismo può per esempio essere applicato a microsensori e a specifici cluster di utenti e oggetti.

Proseguendo nella rassegna, Slock.it permette di gestire miliardi di dispositivi sotto il profilo della sicurezza, dell’identificazione  e della protezione della privacy, in modo da garantire la vendita, il noleggio o la condivisione degli oggetti senza intermediari, mentre Syscoin è una soluzione espressamente dedicata ai merchant che vogliono integrare marketplace digitali tradizionali (ovvero centralizzati) con soluzioni di tipo Blockchain.

Non si può naturalmente dimenticare l’ambito finanziario puro, visto che la prima task del Blockchain ha avuto proprio a che fare con la creazione del sistema che ha coniato le crittovalute. BitShares per esempio è una piattaforma per la gestione decentralizzata di SmartCoin, un asset digitale collegato al valore di valute, commodity, e altre forme di derivati. La sua funzione è quella di sostenere migliaia di transazioni al secondo coniugando estrema velocità,  trasparenza e sicurezza grazie a un algoritmo di consenso democratico unico nel suo genere.

Tra le new entry dell’ecosistema Azure Blockchain, va infine citata AlphaPoint. Una soluzione che arriva dal settore Fintech e che ancora una volta è specializzata nello scambio di risorse immateriali con prestazioni inimmaginabili rispetto alle attuali tecnologie usate per i processi di compravendita, offrendosi dunque come strumento ideale per le grandi istituzioni finanziarie.

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