Crescono gli investimenti delle imprese italiane in soluzioni Smart Manufacturing e Internet of Things, che insieme raccolgono il 17% della previsione di spesa per il 2017. Un segnale importante, che nel contesto di un generale anche se lieve (+0,5%) aumento del budget complessivo rispetto al 2016, annuncia che la strada verso l’IoT è aperta. Il dato emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata insieme all’Osservatorio Startup Intelligence in collaborazione con PoliHub al convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro”, che si è tenuto il 28 novembre a Milano. L’indagine ha coinvolto 205 tra Chief Information Officer e Chief Innovation Officer di aziende italiane e Pubbliche Amministrazioni per comprendere l’evoluzione della gestione dell’innovazione digitale.
Il principale ambito di intervento, con il 46% delle preferenze, rimane comunque il consolidamento delle applicazioni. Al secondo posto ci sono i temi legati a Business Intelligence, Big Data e Analytics, ritenuti prioritari dal 39% delle aziende, a pari merito con la Digitalizzazione e dematerializzazione. Seguono a distanza, con il 27% delle preferenze, lo sviluppo e rinnovamento dei sistemi CRM, e con il 22%, le soluzioni di eCommerce (tra cui mobile commerce, web social commerce, mobile payment) e quelle di mobile business, attraverso smartphone, tablet, wearable device e app a supporto dei processi di Business.
«Le previsioni del budget ICT delle imprese italiane mostrano un quadro più ottimistico di quello degli anni precedenti», afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy, «a cui si aggiunge la presenza di budget dedicati all’innovazione digitale in altre direzioni, che dimostra come il digitale non sia più inteso come un elemento tecnico-specialistico, ma una leva fondamentale del business. A questo accresciuto ruolo dell’innovazione digitale si associa la creazione di unità organizzative dedicate, processo che incontra però sfide culturali interne alle imprese, legate alla rigidità dei processi e chiusura in silos dei ruoli e delle competenze».
Aumenta inoltre l’interesse verso l’innovazione aperta in azienda, guardando oltre le fonti più tradizionali, come fornitori ICT e società di consulenza, in particolare verso l’ecosistema delle start up. Tuttavia il 45% delle imprese non ha ancora intrapreso alcuna iniziativa di Open Innovation, mentre solo il 35% si sta già muovendo attraverso collaborazioni con università e centri di ricerca, il 20% ha realizzato partner scouting su aziende consolidate e il 18% ha sviluppato progetti di startup intelligence. Appena il 30% delle imprese italiane ha collaborazioni attive con startup come fornitori, che dimostrano di portare, come principale beneficio, apertura culturale e contaminazione nell’organizzazione.
«Le imprese ricercano modelli più agili e una cultura più aperta e sperimentale per affrontare le iniziative più innovative e per contrastare i fenomeni della digital disruption», afferma Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence. «Startup, centri di ricerca, università e clienti sono le principali fonti di innovazioni a cui i manager guardano per il futuro anche nell’ambito dell’Internet of Things in tutti i suoi ambiti applicativi. Ciononostante, la strada è ancora lunga e non sono molte le imprese che hanno intrapreso azioni concrete e non estemporanee di Open Innovation».