Cereda, IBM: per l’Italia e per il Made in Italy è il momento di fare Industry 4.0

Grazie anche al supporto del Piano Calenda e a una serie di condizioni uniche per il mercato italiano è venuto il momento giusto per scegliere di investire in progetti per l’Industria 4.0. L’Ad di IBM Italia con Stefano Rebattoni e Massimo Zocche presentano la strategia Industry 4.0 per Ripensare il made in Italy nell’era del Digitale

Pubblicato il 18 Gen 2017

Enrico Cereda, CEO IBM Italia
Enrico Cereda, CEO IBM Italia

Il messaggio è chiaro: «E’ venuto il momento giusto per fare Industria 4.0. Non si deve perdere assolutamente questo treno. E per l’Italia, prima ancora che per le singole imprese, è assolutamente necessarioFare Sistema“, dimenticare le “rivalità” e guardare avanti per cogliere tutti questa opportunità». Enrico Cereda, CEO di IBM Italia, non nasconde l’enfasi per questa sfida che vede IBM in prima fila: «Abbiamo una occasione unica – osserva in occasione della presentazione del team e delle linee strategiche per affrontare e creare l’Industry 4.0 – ci sono oggi condizioni che aprono un orizzonte temporale di 12-18 mesi nel quale le aziende possono far partire o accelerare i processi di innovazione e di competitività come prima d’ora è stato possibile». Dalla concretezza del Piano Nazionale Industria 4.0 o Piano Calenda che mette sul tavolo dell’Italia risorse per 13 miliardi «che devono essere indirizzati e che devono essere “spesi” per il Bene del paese». In un contesto che sente anche i benefici del Quantitative Easing della BCE di Mario Draghi, realisticamente destinati a finire nell’orizzonte 2017, ma che intanto consegnano una condizione di accesso al credito tanto favorevole quanto difficile da ricreare. L’ offerta tecnologica a sua volta è più matura e nello stesso tempo più accessibile. «Non ultimo – aggiunge Cereda – ci sono i competitor (e nel manifatturiero non si può non pensare subito alla Germania) che approfittano di questa opportunità e che stanno accelerando sul fronte della competitività delle imprese e del sistema paese che in Italia, purtroppo, sta soffrendo pesantemente. Basti pensare alle differenze in termini di indici di produttività che ci separano dall’Europa e che devono essere recuperati in fretta. Per un paese con una forte vocazione manifatturiera come l’Italia, con una cultura di impresa che ci ha permesso di arrivare ad essere la seconda potenza della manifattura in Europa e la quinta nel Mondo, è oggi necessario tornare ad assumere un ruolo di guida del fenomeno Industry 4.0 per rilanciare il tema nazionale della competitività. In sostanza e in concreto è il Momento Giusto e nello stesso tempo: Occorre Fare Presto.

Tutto è pronto per il passaggio all’Industria 4.0

Stefano Rebattoni, General Manager Global Technology Services IBM Italia

Stefano Rebattoni, General Manager Global Technology Services IBM Italia osserva che «Ci sono spinte convergenti che abilitano il passaggio all’Industria 4.0: la tecnologia è pronta per l’interconnessione, per l’integrazione con tutti gli apparati dell’IoT, per generare informazioni e dati che chiedono di essere usati. C’è il Cloud Computing che è maturo per dare visioni nuove e maggiore affidabilità ai temi del manufacturing e per condurci anche nella direzione del Cloud Manufacturing e poi c’è il Cognitive Computing che può dare risposte completamente nuove alla domanda di competitività e di trasformazione del business che arriva dalle imprese del tessuto industriale e manifatturiero in particolare».

La vera domanda oggi è “Come Fare?”

«Come IBM – afferma Cereda – abbiamo creato un team di 700 persone dedicate ai progetti Industry 4.0, (come indicato nell’articolo disponibile a questo link) un gruppo di lavoro che si allarga ai partner, che si pone l’obiettivo di creare un ecosistema specifico per lo sviluppo e il supporto ai progetti Industria 4.0 (leggi il white paper IBM dedicato all’Industry 4.0). E nell’ecosistema entrano a pieno titolo  le risorse di innovazione che arrivano dal Watson IoT Center di Monaco, un centro che ha lo scopo di mettere a disposizione le eccellenze tecnologiche di IBM per accelerare i processi di innovazione dei clienti. Per fare sperimentazione e prototipazione, per poter alzare lo sguardo e leggere come si comportano i prodotti, i servizi, i progetti, per correggere i problemi di un prodotto ben prima he arrivino in produzione per accelerare in questo modo la capacità di portare qualità ai clienti». Sempre in tema di asset per spingere e portare innovazione Cereda sottolinea l’impegno di IBM anche sui temi della Blockchain soprattutto nella prospettiva di sviluppare soluzioni in grado di integrare Cognitive Computing, IoT e Blockchain.  «La Blockchain permette di abilitare e accelerare molti processi di innovazione soprattutto nell’ambito delle supplychain e nelle relazioni commerciali, non ci si deve limitare a considerare la Blockchain solo nell’ambito finance e banking – osserva – IBM è in grado di mettere a disposizione competenze prima di tutto, oltre infrastrutture e capacità di sviluppo».

Rebattoni sottolinea poi l’importanza di guardare in modo nuovo al rapporto con i clienti. «Non solo perché si possono mettere a disposizione prodotti in modalità completamente innovativa, ma anche perché i prodotti connessi permettono di avere preziosissime informazioni sul comportamento dei clienti in relazione al prodotto, sia per la vita del prodotto stesso, sia per le aspettative e le necessità dei clienti. L’Industria 4.0 può permettere di portare la conoscenza dei clienti direttamente in fase di progettazione, ovvero di “chiudere” il cerchio e di fare, la dove naturalmente è coerente con le logiche di mercato delle imprese, una progettualità che coinvolge il cliente con tutte le sue esigenze.
Sempre  in merito al “Come Fare” Rebattoni ricorda che IBM guarda all’Industria 4.0 anche in termini di partnership e in termini di azioni che permettano «di portare nuovo valore ai clienti e al territorio». In questo senso si colloca il road show che sta partendo e che vede la collaborazione tra IBM e Cisco.

Una Industry 4.0 per “tutti”

Massimo Zocche, IBM S&D ISST team Industry Leader Industrial, IBM Italia

Per Massimo Zocche, IBM S&D ISST team Industry Leader Industrial, IBM Italia è necessario mettere tutte le aziende nella condizione di avviare processi Industry 4.0: dall’enterprise alle PMI senza distinzione di dimensione o di geografia.
L’AI e il Cognitive Computing non sono una esclusiva per le grandi imprese. Il grande tema dell’innovazione di processo e l’obiettivo di perseguire una Fabbrica con “Zero difetti” come ad esempio stiamo facendo con John Deere deve essere alla portata anche delle aziende di minori dimensioni, in funzione di specifici obiettivi.

Zocche ricorda poi l’importanza di accelerare il processo verso l’azienda integrata dove per integrazione si intende anche la collaborazione sempre più stretta e sempre più intensa tra la parte Operational e la parte Information Technology, tra il mondo tradizionale dell’automazione e quello del digitale. «Perché i dati prima di tutto devono viaggiare, si tratta dunque di mettere i sistemi di produzione in connessione e occorre saper trasformare i dati in informazioni, intelligibili e gestibili in azioni di business».

Un esempio significativo ci arriva dalla manutenzione predittiva che apre, anzi spalanca le porte allo sviluppo di nuovi modelli di business. «Se conosco esattamente lo stato di salute di dei macchinari e dei prodotti. Se ho visibilità in tempo reale della produzione e delle problematiche che l’accompagnano e se ho la capacità di calare su queste informazioni una capacità predittiva – osserva Zocche – ecco che posso controllare dettagliatamente la vita dei prodotti anche quando questi sono dai clienti. Si può conoscere il loro comportamento, è possibile valutarne lo stato di stress e di “consumo” e può costituire un vantaggio – un valoreper fornitori e clienti se il prodotto, diventando più intelligente, cessa magari di essere venduto solo come prodotto fisico e si trasforma nella erogazione di un servizio». Per avviare e sostenere questa trasformazione che non è solo una digital transformation ma diventa una trasformazione nel modello di business e della natura stessa dell’azienda occorre disporre di piattaforme tecnologiche e di soluzioni che siano realmente in grado di garantire la sostenibilità e l’affidabilità di un processo che viene completamente cambiato.
In questo senso un ruolo sempre più importante è svolto dalla promozione e diffusione di case history, di casi di studio, di best practices, per aiutare le imprese a identificare dei modelli di riferimento.

Il valore della conoscenza

Cereda tiene a sottolineare che ci sono oggi condizioni irripetibili per l’Industry 4.0 e occorre considerare che il vero valore sta però sempre di più nella conoscenza. Ci sono studi che affermano che solo l’8% della conoscenza di una impresa è realmente codificata in modo strutturato, ad esempio in un database. Il resto della conoscenza è diffusa e ramificata in tantissime risorse, dalla conoscenza che vive nelle persone a quella che resta ancora nella carta o sulla carta, alle immagini, ai dati delle macchine che ancora non sono connesse. Ora la grande sfida dell’Industry 4.0, e dell’Internet of Things nei vari ambiti applicativi è anche quella di portare a valore questa conoscenza. Prima di tutto portandola allo scoperto, creando e attuando forme di connessione tra tutti i centri vitali dell’azienda anche quelli apparentemente più lontani dal core business.

Start Up e Open Innovation

Rebattoni insiste poi sul tema dell’innovazione dei modelli di business ricordando il ruolo delle start up e dell’Open Innovation. «I processi di Open Innovation vanno sostenuti con un radicale cambio culturale (come sottolineato da Andrea Rangone nell’articolo: Più attenzione della politica per superare le barriere culturali verso l’Industria 4.0). Le imprese devono attuare anche un processo di formazione e di sviluppo delle competenze come evidenziato anche nell’articolo di EconomyUP: Industria4.0, IBM: «Muoviamoci, il piano scade nel 2018»

.

Cereda ricorda poi 90 anni di IBM come valore in termini di conoscenza del sistema paese, delle imprese, delle sue specificità e lo collega al primato con cui IBM conquista per il 23° anno consecutivo il primo posto nella classifica del numero di brevetti registrati da una singola impresa. Un primato che fotografa una vocazione all’innovazione e una strategia volta a sancire con la ricerca di nuove soluzioni e nuove tecnologie il percorso verso nuove forme di competitività.

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