Per Cisco parlare di Collaboration non è mai stata una questione meramente tecnologica.
Da sempre la società ha promosso le proprie soluzioni – di unified communication prima e di collaboration poi – soprattutto come opportunità per introdurre cambiamenti e innovazione negli ambienti di lavoro e nelle modalità con le quali le persone e i gruppi di lavorano comunicano, interagiscono, agiscono.
E questo è ancor più vero, tanto più la società sta introducendo ulteriori step di innovazione nelle proprie soluzioni.
Per Cisco è ora della Cognitive Collaboration
Nuovi step nei quali l’Intelligenza Artificiale e più in generale tutto quanto ruota intorno ai servizi cognitivi e al cognitive computing assume un ruolo sempre più rilevante.
Spiega Michele Dalmazzoni, Collaboration & Industry Digitisation Leader di Cisco: “Quando parliamo di strategie o di approccio cloud first, dobbiamo stare attenti alle reali implicazioni di queste parole. Cloud first non significa cloud only: non è un caso che Cisco parli di
“the magic of software, hardware and cloud”. Per noi significa la magia che si realizza quando il mondo fisico incontra l’ambito virtuale”.
Fossimo in ambito industriale, parleremmo, ad esempio, di robotica collaborativa, prosegue Dalmazzoni, “ma quando parliamo di collaboration non possiamo non prendere in considerazione anche gli spazi fisici. Per noi collaboration oggi significa connettere spazi e persone, arricchendoli con esperienze digitali, attraverso un’unica esperienza coerente e indipendente dalla tipologia di dispositivo utilizzato”.
Il lavoro sulle intelligenze funzionali
A questa visione, Cisco è arrivata attraverso un vero e proprio percorso di innovazione, che la ha portata in primo luogo a lavorare sulle “intelligenze funzionali”.
“Pensiamo ad esempio a speech and track, – spiega Dalmazzoni – che inserisce di fatto una regia virtualizzata che inquadra chi parla nel corso di una conversazione in Webex. Già questa rappresenta una differenza non da poco rispetto al semplice utilizzo di un pc con webcam”.
La differenza, tuttavia, si è fatta ancora più marcata nel momento in cui la società ha scelto di utilizzare la leva tecnologica per indirizzare processi core e business critical, sia all’interno delle organizzazioni aziendali, ma ancora di più in una logica di miglioramento della customer experience anche per clienti strategici nel mondo bancario o assicurativo¨.
Verso gli AI Powered Workplace
Ma ora è arrivato il momento del passo ulteriore, grazie, come già accennato, a Intelligenza Artificiale e Cognitive Computing.
Spiega Enrico Miolo, Collaboration Sales Specialist di Cisco: “Oggi possiamo parlare di Ai powered workplace, grazie all’utilizzo integrato di strumenti come Webex Assistant, tool per il riconoscimento facciale, in room analytics, noise suppression, speaker tracking, best view, bots: abbiamo portato l’intelligenza artificiale già nell’hardware”.
“L’hardware ha occhi e orecchie e fornisce dati all’IT per realizzare una pianificazione attenta degli spazi, per rendere più efficace l’utilizzo di ciascun metro quadro, per semplificare le vita all’utente e nel contempo consegna all’IT strumenti nuovi basati sui big data”.
Le nuove funzionalità di Cisco Webex
Miolo, di fatto, cita le nuove funzionalità introdotte in Cisco Webex e che di fatto abilitano una cognitive collaboration basata su due asset chiave: il contesto e l’intelligenza, che consentono di automatizzare i task probabilmente più fastidiosi e nel contempo di facilitare le attività delle persone che prendono parte a riunioni o gruppi di lavoro.
La funzionalità People Insight, ad esempio, rende disponibili i profili professionali delle persone che prendono parte al meeting, utilizzando contesto ed intelligenza per indentificare, anche tra omonimi, la persona giusta. Tutto questo, va detto, accedendo alle informazioni pubbliche di servizi come LinkedIn o Facebook.
Webex Assistant, invece viene arricchito delle funzionalità Proactive Join, che grazie al servizio di intelligent proximity riconosce l’utente presente nella stanza e attiva il meeting, qualora sia inserito in agenda, e First Match che connette gli utenti con i loro interlocutori, in base all’analisi delle attività, dei contatti frequenti, dei ruoli.
La funzione di facial recognition, invece, associa ai volti delle persone che prendono parte al meeting informazioni sui loro ruoli e sulle loro attività, mentre la comprensione del numero delle persone presenti a un incontro e della tipologia di attività previste consente di pianificare in modo intelligente l’utilizzo degli spazi, con una ricaduta positiva anche sulla gestione dei costi.
Intelligenza + Contesto: verso il linguaggio naturale
“Intelligenza vuol dire raccogliere i dati e analizzarli secondo percorsi logici,
mentre il contesto serve per dare le giuste informazioni alle persone giuste, nel luogo giusto e al momento giusto. Grazie a People Insight o alla Enhanced Face Recognition, ad esempio, passiamo da profili statiti e unidimensionali a profili dinamici e multidimensionali non solo relativi alla singola persona, ma anche all’azienda nella quale questa opera”. Tutto, naturalmente, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla legislazione in materia di privacy e tutela dei dati personali: tutto viene tratto da fonti pubbliche, a partire da Google.
“Abbiamo iniziato un viaggio verso AI, viaggio verso il linguaggio naturale a partire dalle funzioni di command & control per poi arrivare alla natural language recognition e a quella che viene definita comprensione semantica, semantic understanding”.
Per ora il riconoscimento della lingua è solo in inglese, mentre non si parla delle altre lingue europee prima del prossimo anno.
Ma da qui a un anno altri tasselli arriveranno, tra i quali la trascrizione e il briefing del meeting.