Cloud, l’anno della maturità: le 10 previsioni di Forrester

Il SaaS diventerà lo standard de facto per l’acquisto di applicazioni e la sicurezza sarà più estesa e robusta. Le 10 ipotesi della società di ricerca con un assunto di base: “nel 2014 il cloud non è più un futuro ma un adesso”

Pubblicato il 07 Gen 2014

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Il cloud computing diventerà la scelta di default per la maggior parte delle aziende. Matureranno quindi alcuni aspetti correlati, per una migliore e più affidabile fruizione dei servizi: la sicurezza, i cataloghi dei servizi.

Ci sono queste tra le dieci previsioni 2014 sul cloud computing, presenti su un magistrale rapporto di Forrester Research, uscito a fine 2013.

Maturità in un anno

A firmarlo è un piccolo esercito di analisti specializzati: James Staten, Dave Bartoletti, Andras Cser, John Kindervag, Rachel A. Dines, Lauren E. Nelson, e Liz Herbert.  In generale l’idea è che “nel 2014 il cloud non è più un futuro ma è un adesso”. “Il modello ibrido (cloud e sistemi tradizionali assieme, ndr.) è ormai diffuso”. Sarà insomma un anno in cui le aziende perderanno le ultime scuse per adottare il cloud, anche solo per parte dei propri processi.

Vediamo in sintesi le dieci previsioni.

    • Il Saas sarà lo standard di fatto per l’acquisto di applicazioni. Il Software as a service ha già superato, per diffusione, i modelli tradizionali (software installati in azienda) per alcune categorie come Human capital management, Customer relationship management e collaboration. Alcune soluzioni ora sono disponibili solo con modello Saas (Oracle Right Now e Sap Ariba, per esempio). Alcune suite per grandi aziende invece non sono ancora in Saas ma lo saranno presto o almeno supporteranno un modello application service provider. Le aziende non rimandino più il lancio di un app store service catalog per il Saas. Così le divisioni business potranno finalmente comprare questi servizi in modo coerente. Finora invece un problema tipico è stato l’acquisto frammentato e non coordinato da parte delle diverse linee di business.
    • Il public cloud sarà il default per l’Internet delle cose. Sensori medicali, per i magazzini, la logistica, insieme con quelli consumer (da dispositivi tipo Fitbit e Samsung Gear) vivranno normalmente nella nuvola, arricchita con software di analisi di tipo business intelligence. E’ il momento, per le aziende, di studiare queste opportunità, che finalmente diventano mature.
    • Il catalogo dei servizi diventerà la porta strategica per il cloud. Ordine e coordinazione sono le parole d’ordine del 2014 e la chiave di volta, per questo, è il catalogo dei servizi. Le aziende che ne svilupperanno uno funzionale guadagneranno un vantaggio competitivo. Sarà self service, con single sign-on e con una fornitura centralizzata del servizio acquistato. Un buon catalogo non solo facilita l’acquisto ma anche guida alla scelta del servizio più adatto per le esigenze del momento. In questo modo, la gestione tutta dei servizi IT aziendali sarà più trasparente e robusta.

  • Si passerà dalla sicurezza del perimetro a quella dei dati. Cloud e mobilità faranno definitivamente piazza pulita del vecchio concetto di sicurezza perimetrale. Allora il focus s sposterà dalla protezione del network a quella dei dati, sparsi tra tanti device e nella public cloud. Le aziende dovranno chiedere ai propri fornitori cloud di garantire una sicurezza dei dati.
  • L’Australia contenderà il podio all’Europa al secondo posto tra i mercati cloud. Premesso che al primo ci saranno ancora gli Stati Uniti, non ci sarà la Cina al secondo posto, essendo ancora un mercato nella fase della virtualizzazione e del consolidamento. L’Australia è più matura e progredisce in fretta.
  • Il disaster recovery da nuvola a nuvola. Le applicazioni cloud Saas saranno sempre più fornite di opzioni per un back up e un ripristino da una diversa nuvola. Crescono offerte che automatizzano questo tipo di protezione: Backupify e Spanning sono due esempi. Le aziende dovrebbero verificare le policy del proprio fornitore cloud, in fatto di disaster recovery. Se queste opzioni ci sono ma sono costose e/o troppo lente, valutare soluzioni di terze parti.
  • L’open source dominerà nella configuration automation della public cloud. Bmc, Ca, Hp, Ibm e altri forniotri di soluzioni proprietarie adotteranno quelle open source, che quindi diventeranno lo standard di fatto per la gestione delle cloud. I reparti IT delle aziende dovranno cominciare presto a prendere le misure di questi nuovi strumenti.
  • Comincia l’era del Bring your own encryption. Sempre più aziende chiederanno ai fornitori di criptare i dati nella nuvola e di controllarne le chiavi. Tante startup offrono questi servizi: CipherCloud, AlephCloud Systems, PerspecSys, Skyhigh Networks, HighCloud Security, Vaultive. I big si allineeranno nel 2014. Per i dati critici, le aziende farebbero bene a non fidarsi delle soluzioni di crittografia native del proprio cloud provider. E’ quest’ultimo infatti a controllarne le chiavi.
  • Sicurezza cloud più estesa, più facile, più robusta. Strumenti come HyTrust facilitano il controllo delle cloud private. Altre soluzioni automatizzano la trasformazione dei requisiti di sicurezza in policy business: CloudPasage, JumpCloud, Illumio. Ormai le aziende dovrebbero cominciare a pretendere, dal proprio fornitore di cloud, soluzioni per automatizzare la sicurezza a 360 gradi.
  • Il percorso verso una virtualizzazione avanzata sarà separato da quello per le nuvole private. Sono due concetti che nel 2013 continuavano a confondersi. Le aziende dovrebbero perseguire le due cose con iniziative separate. La virtualizzazione serve a consolidare, rendere più efficienti le operazioni business; il cloud è invece una marcia in più per il business.

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