Calato il sipario sull’asta delle frequenze 4G (clicca
qui per leggere il comunicato ufficiale), gli attori si
mettono a lavorare dietro le quinte, per l’opera vera e
propria: il lancio della rete di nuova generazione,
l’Lte (Long term evolution) a 100 Megabit. È
l’impresa che li impegnerà nei prossimi mesi, per tutto il
2012 almeno. Possiamo già intuire qualcosa di come sarà il
risultato finale. L’elemento di partenza è come gli
operatori si sono spartiti le frequenze di quell’asta da
3,9 miliardi di euro. Telecom Italia, Vodafone e Wind
hanno preso due lotti di frequenza ciascuno sulla banda 800
MHz, cioè quella che garantisce una migliore copertura
con il minor numero di antenne (è la banda finora usata solo
dalle tv). Avere due lotti garantisce un utilizzo ottimale di
quelle frequenze. Telecom Italia, Vodafone e 3 Italia
hanno vinto invece un lotto a testa per i 1800 MHz. La gara per i
2.6 GHz ha visto prevalere gli operatori più piccoli: 3
Italia e Wind hanno preso quattro lotti a testa; tre ciascuno,
invece, a Telecom Italia e Vodafone.
È la prima volta che gli operatori mobili possono usare banda a
800 e a 2.6 GHz. Tim, Vodafone e Wind (presto anche 3 Italia)
hanno già invece frequenze a 1800 MHz e le usano per il Gsm.
Sono tutte frequenze immediatamente disponibili ai vincitori;
eccetto quelle a 800 MHz, che saranno liberate dalle
tivù locali per dicembre 2012. Gli operatori sostengono
che utilizzeranno le nuove frequenze per l’Lte. Quando?
La data di lancio più probabile è il 2013,
visto che gli 800 MHz si libereranno tra più di un anno.
«3 Italia però potrebbe muoversi prima, visto che ha preso
solo frequenze già libere. Partendo in anticipo potrebbe
ottenere un vantaggio competitivo», spiega Cristoforo
Morandini, di Between-Osservatorio Banda Larga.
E’ vero che sono frequenze meno efficienti degli 800 MHz e
richiederanno a 3 di mettere più antenne (e quindi spendere di
più) a parità di copertura. 3 Italia però ha speso molto meno
degli altri all’asta, appunto perché non ha preso le
frequenze più pregiate: 305 milioni di euro, contro 1,26
miliardi di Telecom, 1,259 miliardi di Vodafone e 1,12 miliardi
di Wind. A differenza degli altri, inoltre, 3 non ha
obblighi di copertura (che valgono solo per gli 800 MHz).
La destinazione più ovvia degli 800 MHz, del resto, sono
le zone rurali: «sono usati in questo modo in
Germania, dov’è già partito l’Lte», ricorda
Morandini. Serviranno a combattere il digital divide, portando la
banda larga anche nelle zone non raggiunte da
Adsl. In città, quindi, giocheranno alla pari,
probabilmente, le reti Lte dei quattro operatori. Come? Usando un
mix di frequenze a 1800 MHz e, con celle più piccole
(picocelle), a 2.6 GHz. Significa montare nuove antenne
sui siti esistenti e in certi casi crearne nuovi. Installare poi
collegamenti di backhauling sui nuovi siti e potenziare quelli
già presenti. Una grossa spesa: almeno 4 miliardi di
euro in tre anni, tra tutte e quattro le reti, secondo
la stima più probabile, che circola presso gli operatori. Il
tutto per far navigare meglio gli utenti, che è il business del
futuro (nel 2010 il mercato della banda larga mobile è cresciuto
del 16 per cento, in Italia, contro il calo del 6 per cento dei
ricavi della voce su mobile, secondo la relazione annuale Agcom).
Gli operatori raggiungeranno quest’obiettivo anche
potenziando l’attuale tecnologia banda larga mobile
Umts/Hspa: il refarming, tuttora in corso, ne renderà
la copertura pari a quella dell’attuale Gsm (circa il 99
per cento della popolazione). Il refarming è la possibilità di
usare Umts/Hspa anche su frequenze 1800 MHz, mentre prima è
stato solo su 2.100 MHz.
L’Umts/Hspa ha quindi ancora qualche anno davanti a
sé. Anche perché nel 2013 i cellulari Lte non saranno
tanto diffusi, ancora. Gli utenti useranno questa tecnologia con
le chiavette e i router.
La quarta generazione è una novità non solo per gli utenti, ma
anche per le dinamiche del mercato italiano. È impossibile
prevedere al momento come l’avvento dell’Lte
cambierà la concorrenza tra gli operatori, visto che la partita
sembra all’apparenza equilibrata. Nonostante
qualche analista (come Deutsche Bank)
continui a prevedere una concentrazione del mercato
Mobile italiano, con la scomparsa del quarto operatore.
Più facile dedurre che l’Lte intensificherà la
concorrenza tra fisso e mobile. Secondo Between, circa un
quarto o un quinto degli accessi fissi diventerà contendibile
dal mobile. E non è finita: «da qui al 2020
arriveranno l’Lte Advanced e l’Lte Beyond e servirà
liberare un altro GHz di frequenze. Da trovare nel dividendo
digitale di seconda generazione (grazie all’evoluzione
della tv digitale terrestre)», dice Maurizio Dècina,
ordinario di Reti e Comunicazione presso il Politecnico di
Milano. Altre aste, altri scossoni per lo status quo della
concorrenza e un’opportunità per il mercato di crescere
ancora.